Dopo Servo di scena di Ronald Harwood, Il teatrante di Thomas Bernhard e Don Chisciotte di Miguel de Cervantes, Franco Branciaroli è per la prima volta protagonista a teatro con un testo di Luigi Pirandello. Opera in tre atti, scritta nel 1921, Enrico IV trasmette ancora adesso con forza una complessità che deve molto alla personale e ben nota esperienza biografica dell'autore, costretto a vivere il dramma della malattia mentale che colpì la moglie.
Confusione e perdita dell'io, scavo cupo e sofferto nei meandri dell'animo umano, esperienza tragica della labilità dei confini che separano la verità dalla finzione e il teatro stesso dalla vita vera: temi cari a Pirandello, che richiedono sempre, ancora oggi, un approccio lucido e consapevole, degno dei migliori maestri dell'arte scenica. E il grande Branciaroli incarna alla perfezione la follia e il cinismo dell'uomo pirandelliano che "ha capito il giuoco", dominando la scena con veemenza e passione, capovolgendo completamente le dinamiche dei rapporti tra i sedicenti sani e razionali e i matti, pericolosi e imprevedibili.
Se nella prima parte dell'opera il suo Enrico IV ci appare come un imperatore tanto rancoroso quanto malinconico, che si infligge le penitenze della miseria, farneticando sulla tormentata vicenda che lo lega a papa Gregorio VII e alle due donne benefattrici che intercedono per lui presso il pontefice, Matilde di Canossa, sua cugina, e Adelaide di Torino, sua suocera, dopo il ribaltamento della situazione - con la caduta della maschera, cioè la confessione della finta follia perpetrata alle spalle dei conoscenti ignari - percepiamo un repentino cambiamento nell'atmosfera, un allentamento della tensione che ci accompagna in una stupenda deprecazione della miseria e della grettezza degli uomini, convinti di avere in mano la chiave di lettura dell'intera esistenza.
È con limpida e calibrata spietatezza che Branciaroli sbatte in faccia allo spettatore la verità, e questo dopo aver magistralmente creato e offerto un Enrico IV logorroico e irrequieto, invadente e stralunato. Branciaroli è davvero l'unico grande attore, all'interno di un quadretto di personaggi forse troppo poco inseriti nella drammaticità del contesto, che ci restituisce in modo convincente la poliedricità di una tragedia esistenziale, brillando di luce propria - e irradiando con questa gli altri interpreti piuttosto mediocri - nel mostrare l'abilità schizofrenica del vero artista.
Enrico IV di Luigi Pirandello
Regia: Franco Branciaroli - Scene e Costumi: Margherita Palli - Luci: Gigi Saccomandi
con Franco Branciaroli
e con Viola Pornaro, Valentina Violo, Tommaso Cardarelli, Giorgio Lanza, Antonio Zanoletti, Sebastiano Bottari, Mattia Sartoni, Andrea Carabelli, Giovanni Battista Storti
Produzione: CTB Centro Teatrale Bresciano / Teatro de Gli Incamminati
Torino, Teatro Carignano, dal 5 al 17 gennaio 2016