ENSLAVED, Riitiir

Creato il 10 novembre 2012 da The New Noise @TheNewNoiseIt

All’interno di un panorama affollato da gruppi ultra-conservatori o musicisti supponenti autoproclamatisi profeti, gli Enslaved hanno saputo costruirsi una carriera basata su ottima musica e solidi album e sono stati spesso coraggiosi nella ricerca di una propria formula personale, stando sempre attenti a non codificarla e pronti a rimettersi in discussione. Così, dopo l’ottimo Axioma Ethica Odini, la band ripensa ancora una volta il proprio sound e torna a composizioni più complesse e ricche di mood psichedelico, a riprendere un discorso già cominciato e oggi rifinito alla luce dell’evoluzione compiuta nel corso degli anni. Riitiir si presenta come un percorso iniziatico nel rito, un viaggio a tappe più che un vero concept album, ricco di sfumature eppure coeso nel suo incedere tra momenti più estremi e aperture melodiche ricche di fascino, intricate evoluzioni e brani comunque in grado di mantenere una fisionomia ben definita. Al solito, l’enorme lavoro sui suoni, accompagnato dall’interazione tra matrice estrema e riscoperta di un immaginario tipicamente Seventies, permette agli Enslaved di costruire otto cavalcate sonore ricche di colori e dettagli affascinanti, ben distanti dai pretestuosi pastiche di chi vorrebbe a tutti i costi assumere un ruolo che non gli compete. Perché gli autori di Riitiir quel ruolo se lo sono costruito lungo venti anni di carriera e ben dodici album, a conferma di una credibilità conquistata sul campo con dedizione totale alla propria idea di musica. Riitiir è, come si diceva, album complesso ma non difficile, piuttosto pretende di essere ascoltato con attenzione senza tralasciare nessuno dei molti ingredienti che lo rendono una delle sfide più affascinanti costruite dai norvegesi: dalle vocals alle parti strumentali, dai suoni alla scrittura curata in ogni minimo cambio di direzione. Non è, però, ostico o di difficile assimilazione, proprio perché ricco di melodie affascinanti e di crescendo trascinanti, a tratti quasi corali nella capacità di riempire la stanza di suoni e atmosfere ammalianti. Se qualcuno avesse ancora avuto bisogno di una conferma o di una riprova da parte degli Enslaved, Riitiir si impone come un nuovo traguardo raggiunto o, meglio, una nuova base da cui partire per ulteriori sfide. Senza ombra di dubbio, uno dei dischi dell’anno.


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