Entusiasmo? Passione? Bravi, e Babbo Natale no?

Creato il 20 gennaio 2015 da Manuel
Le feste natalizie non hanno portato buone notizie. Anzi, quest’ultime sono pessime, scoraggianti, pesanti. Le gare italiane saltano senza freno, e allora scopri che a certi livelli con le sviolinate zucchero e miele ci fai la birra. La morìa silenziosa continua, come pesci boccheggianti dentro un mare senza ossigeno. Proprio nell’anno in cui il ‘progetto Cassani’ cerca di prendere forma per rilanciare il nostro ciclismo, quelli che dominano l’orizzonte sono tuoni e fulmini che scaricano grandinate assassine, su piantagioni ciclistiche esposte alla pesante crisi economica che attanaglia tutto. Due anni fa RCS metteva il vestito buono e offriva agli appassionati un nuovo ‘trittico’ ciclistico al calendario italiano, con corse in ambito nazionale di ottima tradizione e fascino. Il GP di Camaiore, il vecchio Giro del Lazio (Roma Maxima) e la giovane ma già bella Strade Bianche. In meno di due stagioni questo progetto è andato in pezzi. Camaiore andato – in teoria sarebbe accorpato alla Tirreno-Adriatico, con una specie d’inserimento corsa-nella-corsa, per un’idea che definire stramba è poco – e Roma Maxima andata. Resta la Strade Bianche ma due su tre sono saltati, e a breve termine c’è solo la speranza, tiepida, di un ritorno della Roma Maxima il prossimo anno. Ma non ci si ferma qui. La morìa continua con il Melinda, che da due stagioni assegnava il titolo nazionale. Niente da fare. Il prossimo Giro del Trentino pare cercherà di salvarne la faccia, aggiungendo il nome “Melinda” alla propria corsa, ma siamo al simbolico tentativo estremo di rianimare il paziente con l’elettro-shock. Anche se non siete appassionati viscerali, di quelli che non perdono una corsa, avrete sentito almeno parlare del Giro Ciclistico dell’Appennino. Quest’ultimo si corre da un bel pezzo (1934) ed anche per questo evento tira aria molto pesante. Gara che ha portato allori a Coppi, Dancelli, Gimondi, Motta, Moser, Baronchelli (6 vittorie consecutive dal ’77 all’82) Bugno, Argentin, Tonkov, Cunego, Nibali. Nel frattempo RCS fa la ruota del pavone per il neo Abu Dabi Tour, dopo il Dubai Tour partito l’anno scorso. E mentre il calendario italiano sta andando in pezzi ben poco se n’è parlato. Qualche articolo su alcuni quotidiani e nel web, ma in televisione poco spazio riguardo a questa crisi sempre più bastarda, se non per delle interviste ad atleti e futuri campioni spesso scontate nei contenuti, e spesso mandate in onda con diversi giorni di ritardo (vedi la classica intervista a casa del campione di turno, e sul giornale del giorno dopo leggi che il ragazzo è in ritiro da dieci giorni con la squadra). Ma per i problemi pesanti del ciclismo – senza gare non esiste ciclismo, altro che le parole leggenda, mito, grande famiglia e altri vari bla, bla, bla, per trattare la gente come bambini dell’asilo – certe notizie vengono affrontate soltanto nel ‘poi’ quando tutto è accaduto e, magia!, tutti gli addetti ai lavori dell’ambiente sanno quali sono state le cause e hanno le soluzioni, ormai però tardive, per risolvere le magagne. Inutile menarla con la parola ‘passione’ e le favole dai pulpiti tivù in stile Suor Chi Sapete Voi e riverita Ecclesia. Nel ciclismo di alto livello no-soldi no-ciclismo, per quasi parafrasare una vecchia celebre pubblicità, ma di questo terremoto silenzioso non si parla. E da un mese all’altro l’appassionato si ritrova senza corse, anche di tradizione, senza nemmeno sapere il perché. Grazie.

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