Enzo Carli, Pisa – Duomo

Da Paolorossi

Pisa – Duomo

Ma come sottrarsi al fascino di una prodigiosa onnipresenza del mare, quando a rivelarla e a farne assidua testimonianza non erano soltanto il latino delle vecchie lapidi, le tozze galere scolpite sul fianco del Duomo e sul basamento del campanile, la tomba della Regina di Majorca morta in dorata cattività (“Regia me genuit proles, Pisae rapuerunt”) in un palazzo a specchio dell’Arno e cristianamente sepolta ai piedi della Cattedrale ed altre innumerevoli, venerande memorie, ma la stessa qualità della luce che magicamente riflette sui marmi e sui piombi delle cupole e l’afrore dei venti usi a padroneggiare così vasti e aperti spazi? Sul mare si crearono le fortune di Pisa, il mare fu la tomba della sua gloria; e dal mare ebbero nascimento i quattro prodigi marmorei che posano sul prato come su un lido ormai deserto d’onde e di vele.

(Enzo Carli, Inventario pisano, 1977)

Pisa – Duomo

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