Come hai trovato la Cgil?
Ho trovato una Cgil viva e più forte, come testimoniano gli ultimi dati sugli iscritti. Ma anche una Cgil in parte ripiegata su se stessa.. Le modalità del congresso, con le due mozioni, e anche la durezza del confronto, hanno spesso portato, inevitabilmente, ad una riflessione tutta interna. Anche se poi ad esempio lo sciopero generale del 12 marzo ha riportato in primo piano la situazione del Paese, i drammatici problemi del lavoro. E’ ‘stata, in definitiva, una prova di democrazia e di vitalità. Certo spesso non si è capito nel corso dei diversi dibattiti, il perché delle divisioni.
Ed ora, di fronte ai risultati delle assemblee congressuali di base, delle strutture regionali e di categoria e all’affermarsi di una maggioranza che cosa succederà? Quale sarà l’esito finale dell’assise di Rimini?
C’è da prendere atto, innanzitutto, dell’affermazione di una salda maggioranza. Un esito che non può essere snaturato. E’ bisognerà vedere se si potrà andare ad una conclusione, come è auspicabile, in maniera unitaria oppure seguendo ancora una divisione.
E’ stato sollevata una problematica relativa all’andamento delle assemblee congressuali e delle votazioni sulle mozioni. A volte introducendo addirittura il sospetto di pasticci, di brogli. E’ stato chiesto un ripensamento, un aggiornamento delle regole che governano questi appuntamenti…
Esistono alcuni presupposti fondamentali. Occorre, innanzitutto, garantire il diritto di voto a tutti. Sapendo che è facile organizzare il voto in una fabbrica. Tale compito è reso assai più difficile laddove il lavoro è disperso oppure tra lavoratori non più attivi, pensionati. E’ possibile studiare dei rimedi. Mi chiedo, ad esempio, se non sarebbe possibile, in certi casi, ipotizzare altre forme di espressione, come il voto per corrispondenza. Occorre poi saper costruire un rispetto delle diverse posizioni in campo e trovare il modo per informare correttamente tutti gli iscritti
Una parte del dibattito congressuale ha investito i rapporti con gli altri sindacati, ad esempio sui recenti dispositivi legislativi sul lavoro, approvati da Cisl e Uil. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha però mosso rilievi di fondo a tali provvedimenti e ha rinviato la legge alle Camere. Una presa di posizione in sintonia con la Cgil?
Abbiamo apprezzato molto la decisione di Napolitano. E penso che Cisl e Uil dovrebbero interrogarsi su quanto è avvenuto. La Cgil non è stata contraria, ad esempio, a certe esperienze della cosiddetta bilateralità. La cassa edile, per fare un esempio, appartiene a questa storia. Occorre però fare attenzione alle forzature. La strada che porta, per fare un altro esempio, alla gestione della cassa integrazione affidata a enti bilaterali, ha un’evidente impronta corporativa, con una diversificazione tra un settore e l’altro.
Un altro macigno tra le Confederazioni riguarda il nuovo sistema contrattuale. Eppure sono stati ottenuti rinnovi unitari per molte categorie, esclusi i metalmeccanici. Con due letture opposte sui risultati, una della Cgil e una della Cisl e Uil che sostengono di aver rispettato quel modello separato…
Non è così. Il modello è stato modificato in più punti, non è stato imposto come un modello rigido. Con i risultati salariali, con il venir meno delle possibili future deroghe ai contratti. Abbiamo fatto un passo in avanti, anche se restano aperti molti problemi. Occorre riconquistare un modello contrattuale adeguato. E’ prevista comunque una verifica, un riesame, alla fine del triennio, che tenga conto delle pratiche migliori di contrattazione uscite da questo che è stato giudicato un esperimento. Più allarmante è la situazione nel settore pubblico dove l’operato del governo è stato ancora più devastante e ha portato al ritorno di una legificazione del rapporto di lavoro, dopo la grande riforma che aveva portato alla privatizzazione del rapporto di lavoro e che era stata salutata da tutti come un fatto esemplare.
Sarà possibile una ripresa dell’iniziativa unitaria sui problemi più scottanti come l’occupazione e il fisco? Su quest’ultimo punto c’è omogeneità di vedute?
Nel recente congresso della Uil è stato detto che non si può star fermi. Qui, come nella Cisl, si teorizza la necessità di allargare il consenso attorno alle proposte sindacali a fronte di un governo sostenuto da una ampia maggioranza parlamentare e da un sostegno nell’opinione pubblica. Ma per incidere in questa opinione bisogna promuovere iniziative. Non stare fermi, appunto. Sul fisco c’è un largo accordo salvo alcuni aspetti relativi ai propositi governativi di far leva sull’Iva. Sarebbe uno scambio a perdere, se si ottenesse un miglioramento sul prelievo fiscale e, insieme, un aumento dell’Iva su tutti i prodotti.
L’esigenza di mobilitarsi e ottenere risultati riguarda in modo particolare il vasto popolo degli anziani, dei pensionati, i lettori di “Libera Età”. Un popolo che non ha trovato alcun ascolto nel centrodestra…
Le tre Federazioni dei pensionati, come si sa, hanno a suo tempo chiesto un incontro al governo per affrontare i temi della condizione dell’anziano: dal valore delle pensioni, al paniere, alla non autosufficienza. Non sono mai stati ricevuti e questo dovrebbe far riflettere Cisl e Uil. Se un sindacato chiede un confronto e un governo nega il confronto che cosa si deve mai fare se non studiare e organizzare le iniziative necessarie?
Eppure tutti anche ragionando sulle recenti elezioni, sul grande partito dell’astensione emerso, oppure anche su soggetti politici premiati come la Lega e i cosiddetti Grillini, hanno accertato la presenza di un forte malessere nel Paese. Un fenomeno che dovrebbe interessare anche il sindacato?
Il voto, certo, ha dato il segno di un malessere. Il disagio c’è. Il, punto vero riguarda il fatto che questo voto non premia l’opposizione come ad esempio è avvenuto in Francia. E’ un’opposizione che va un pochino meglio rispetto al passato, però non in maniera tale da segnare una grande richieste di cambiamento. C‘è poi un altro aspetto che riguarda le presenza di una Lega più forte al Nord e l’insediamento della destra in regioni come Lazio, Calabria, Campania. Tale assetto aprirà delle contraddizioni. Così quando si tratterà di continuare o meno di togliere soldi al Sud o quando dovrai fare delle scelte sul federalismo fiscale. Altre contraddizioni potrebbero derivare dal risultato ottenuto dalla Lega. Ci dividono da loro cose importanti, come la politica dell’accoglienza ed dell’immigrazione. E’ però un soggetto politico che ha un rapporto col mondo del lavoro e dell’impresa e forse da qui potrebbe derivare uno stimolo a chiedere un cambiamento della politica economica, della politica industriale.
Resta però, in questo scenario, la difficoltà di una robusta ripresa del processo unitario tra i sindacati. E’ possibile riprendere un discorso sul tema centrale della democrazia e rappresentanza?
Abbiamo un appuntamento di unità a Rosarno sui temi dell’immigrazione. E’ un tema che ci accomuna. Le crisi occupazionali nei vari territori le stiamo affrontando tutti assieme, spesso anche con scioperi e manifestazioni. Malgrado le difficoltà, come ho detto, molti contratti li abbiamo stipulati assieme. Penso che ci siano le condizioni, non è solo un modo di dire, per provare la disponibilità ad affrontare i temi di democrazia e rappresentanza. Il segretario della Cgil Bonanni ha detto che intende procedere su questo terreno. Noi siamo pronti. L’importante è che non sia un modo per uscire solo in termini di immagine. Una volta convenuto sui passi in avanti da fare su questi temi, per una intesa comune, resta per noi il problema della “esigibilità”. Ovverosia come rendere stabili queste regole. Perché è avvenuto ad esempio che tra i metalmeccanici fossero state stabilite (tra Fiom, Fim e Uilm) delle regole concordate sulla democrazia. Finché si era d’accordo si praticavano, ma quando sono sorte opinioni diverse quelle regole non sono più valse. Occorre trovare il modo per renderle valide sempre, oppure trovare una legge di sostegno. E’ l’unica strada per uscire dalle difficoltà di ingessamento che abbiamo quando su una piattaforma o su una conclusione abbiamo pareri discordanti.
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