Devo fare due confessioni impopolari
Tra le lettura aborrite annovero oltre al Piccolo principe, la capanna dello zio Tom.
E non mi piace granchè la Nutella.
Allo zio Tom preferisco Malcom x, e, per lo stesso motivo, alla nutella, con buona pace di Moretti, preferisco marmellate composte creme casalinghe meno affatturate e compiacenti.
Ieri in una combinazione iperglicemica lo zio Tom dell’industria dolciaria CarloPetrini, iventore di slow food ha dedicato un caramelloso quanto sgangherato epitaffio a Ferrero, esponente di una illuminata cultura aziendalista, interprete e testimone di valori di impresa responsabile nei confronti dei lavoratori e dei consumatori.
Un po’mi insospettisce che il guru della tradizione, quello che ci sollecita a farci l’orticello autarchico nel terrazzo condominiale per rifornirci della materia prima per conserve fatte in casa, lo stesso che promuove prodotti di nicchia costosissimi, rari e in via di estinzione, a scopo educativo e didattico per indirizzare noi plebei del palato verso gusti colti e rarefatti, si, un po’ suscita interrogativi maliziosi che si abbandoni invece, in caso di decesso precoce, all’elogio agiografico di sapori industriali.
E un po’ indispettisce questa inclinazione all’adorazione di santini: agnellini o kennedini, che siano.
È naturale e legittima la tristezza sodale per chi muore nel fiore degli anni e se era una brava persona il rimpianto è più forte. Però, sarò bastarda, ma fiore degli anni per fiore degli anni, ne volano via di ragazzi nella bella, dolce ala della giovinezza, meno dorati e fortunati dei rampolli di ricche dinastie, poco elogiati e ancora meno universalmente compianti, accomunati solo dal ratto maledetto compiuto dalla sinistra signora con la falce: la morte non mi incanta mai anzi la odio, che rapisca i giovani e belli, i vecchi e stanchi, i dolci prenci o gli “irregolari” nei cantieri.
È che di zio Tom ce ne sono tanti e non sanno sottrarsi all’ammirazione per il potere e la ricchezza che, se sono impersonati da attori belli e gentili, riscattano ai loro occhi l’infamia dell’accumulazione e del profitto, che sono iniqui comunque anche se prodotti con affabile e ruspante paternalismo e con molto zucchero.
Ma si vede che la troppa Nutella addolcisce i giudizi e compromette oltre che la linea anche la lucidità.
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