Epitaffio per un combattente

Creato il 04 marzo 2013 da Cicciotopo1972 @tincazzi

Abdullah Alyasin l’ho conosciuto per caso, di notte, in una Aleppo spettrale e violentata dai bombardamenti. A guardarmi non devo avergli fatto una buona impressione. I nervi tesi a fior di pelle, l’adrenalina a mille. Probabilmente bianco cadaverico e poca voglia di sorridere. Ero appena arrivato ad Aleppo, un paio d’ore. Elio si era diretto con una katiba sulla linea del fronte. Era buio pesto. Ero rimasto da solo, in mezzo a una strada senza nessun punto di riferimento. Cercare di descrivervi la situazione, per quanto possibile, non potra’ mai riportarvi con me in quelle ore.

Non vi sentirete tremare le ginocchia per gli squassi devastanti delle esplosioni. Per quanto uno possa essere si preparato, l’impatto, il primo impatto, e’ sempre scioccante. Colpi che cadevano uno dopo l’altro, incessantemente. Si fa fatica a pensare. Il bagliore accecante dell’esplosione a pochi metri da voi, le urla, il sangue, i corpi fatti a pezzi, lacrime. Non sentirete l’odore di esplosivo e la vostra faccia, i capelli, pieni di detriti, di polvere.

Abdullah era all’ospedale Al Shifa  a Tariq el-Bab a portare aiuto, come sempre, con i suoi commilitoni. C’ero solo io in mezzo a gente che urlava,  a barelle, a cadaveri appoggiati sul marciapiede. Io l’unico occidentale, messo li’, catapultato sul palco come un attore fuori posto, un coglione con la sua macchina fotografica, in quella notte, completamente spaesato, con la gente che mi srotolava i tappeti per farmi vedere maschere di morte e squarci, arti mozzati e la fissita’ degli occhi, dei corpi senza vita, cose che seppellisco sempre in un angolo della mente, perche’ pensarci, ricordare, fa sempre male.

Che ci fai qui?” e’ stata la domanda di Abdullah. Poi mi han caricato su un pulmino e portato poco distante, nel loro appartamento. Una settimana sono stato con loro, dormendo su un divanetto, mangiando quello che mangiavano loro, giando con loro. Io ed Elio a ciucciarci le mignon di amaro svizzero a 200 gradi, la notte, di nascosto, mentre la finestra tremava e i colpi di artiglieria cadevano davanti e dietro la nostra casa. Si scherzava con i nervi sul filo di spezzarsi. Notte che si faceva giorno per una frazione di secondo, bagliori.

Abdullah e i suoi hanno dato un enorme aiuto a tutti i giornalisti in difficolta’ ad Aleppo, a tutti coloro che volevano andare sulla linea del fronte, a tutti coloro che cercavano di documentare questa assurda e assassina guerra.

Abdullah e’ stato ucciso due giorni fa. Cinque uomini armati gli hanno sparato. Uomini che, pare, fanno parte di una autoploclamata milizia del Fsa.

Succede anche questo, in una guerra civile. Un nemico di fronte a te, senza pieta’, senza freni, e accanto  a te, tuo fratello Caino.