Epopea di Gilgameš

Creato il 19 novembre 2015 da Phoebes


di autore anonimo

Titolo: Epopea di Gilgameš
Titolo originale: ???
Genere: epica
Autore: anonimo
Nazione: Mesopotamia
Anno prima “pubblicazione”: tra il 2600 e il 2500 a.C.
Ambientazione: Mesopotamia, terzo millennio a.C.
Personaggi: Gilgameš, Enkidu
Casa Editrice: Classics Publishing
Traduzione: ??
Copertina: Gilgameš che domina un leone, fregio dal palazzo di Sargon II (Museo del Louvre).
Pagine: 84
Provenienza: Amazon
Link al libro: IN LETTURAGOODREADS
inizio lettura: 10 ottobre 2015
fine lettura: 31 ottobre 2015

Voto: 8/10

Enkidu non aveva più forze, non poteva più correre come prima;
egli però aveva ottenuto l’intelligenza; il suo sapere era divenuto vasto.

Il più antico esempio di letteratura nella storia dell’umanità. Che dire di più? :)

Gilgameš è un eroe, un semidio, intraprende avventure difficili e pericolose, ma alla fin fine quello che si trova a dover affrontare sono i problemi che a 5 millenni di distanza ancora ci riguardano come umanità.

Desideravo da tanto leggere quest’epopea, che ora che l’ho fatto provo un po’ di dispiacere all’idea di non avere mai più la possibilità di leggere qualcosa di tanto antico. Lo dico sempre, amo i classici, e più sono antichi più accrescono la mia emozione nel leggere anche solo per il fatto che tanti, tanti anni mi separano dall’autore di quel testo. Nel leggere questo libro provavo a volte quasi un senso di soggezione a pensare a quanto sono antiche queste parole.

ronsalas on DeviantArt

La trama è tipica di un’epopea, in cui l’eroe, volente o nolente, affronta mostri, intraprende viaggi, incontra divinità, eccetera. Quello che ho trovato differente dal tipico eroe, o che forse semplicemente non mi aspettavo in un testo come questo, è che per quasi tutto il racconto Gilgameš è affiancato da un altro personaggio, Enkidu. Nonostante sia indubbiamente Gilgameš il protagonista, Enkidu non è un eroe da meno, e personalmente mi è piaciuto di più, anche perché paradossalmente sappiamo più su di lui che sul protagonista, perché vediamo tutta la storia della sua origine. Viene creato apposta per Gilgameš, ma all’inizio è un uomo primitivo, un uomo primordiale, Enkidu, il guerriero, seme del silenzio, la potenza di Ninurta. E’ un selvaggio, vive come un animale: Con le gazzelle egli bruca l’erba, con i bovini sazia la sua sete nelle pozze d’acqua. Con le bestie selvagge, presso le pozze d’acqua, egli si soddisfa. E la sua presenza creava problemi alle popolazioni locali che non potevano più cacciare. Allora cosa fare? Decidono di in qualche modo farlo diventare più umano, e gli mandano una prostituta. Il paragrafo in questione ha il titolo “Il sesso come rito di iniziazione alla civiltà”, e infatti dopo questo incontro Enkidu era diverso, una volta che il suo corpo era stato purificato. Ho trovato molto interessante questo concetto: il sesso non solo non è come siamo abituati a pensare col nostro retaggio culturale cristiano qualcosa di impuro, ma è proprio tutto il contrario, è il mezzo purificatore. Ora, onestamente, non mi è molto chiaro perché una cosa che fanno tutti gli animali dovrebbe cancellare la bestialità in Enkidu e trasformarlo in essere civilizzato, però è senz’altro un pensiero interessante l’associazione del sesso alla purezza. Comunque sia, Enkidu smette di essere un selvaggio e gli accade quello che ho messo nella citazione all’inizio del post: non ha più la forza, l’animalesca fisicità di prima, però ha acquistato l’intelligenza. E dopo un’iniziale scontro con Gilgameš, quando i due eroi si riconoscono come pari, come simili, inizia tra loro un rapporto di amicizia talmente stretto da essere spesso assimilato al matrimonio. Più di una volta Gilgameš dirà di Enkidu Io lo amai come una moglie, lo abbracciai forte, e anche la madre-dea (l’eccelsa vacca – ed è evidentemente un complimento – Rimat-Ninsum) gli predice Tu lo amerai come una moglie e lo terrai stretto a te; [] ed egli avrà sempre cura della tua salute e ancora alla fine quando Enkidu, onestamente non ho capito bene come, si ritrova in fin di vita, Gilgameš gli dice in un letto destinato all’amore ti farò riposare. Il finale dell’epopea è molto molto triste: Enkidu ritorna dall’aldilà, ma invece di essere motivo di gioia per l’amico e il lettore, diviene solo causa di angoscia perché Gilgameš lo tempesta di domande sull’aldilà, e quello che Enkidu ha da raccontare sono solo brutture. Senza dubbio una visione molto pessimistica!

gilgamesh by arifcekderi on DeviantArt

L’ambientazione delle avventure di Gilgameš è Uruk e le zone circostanti, e queste storie si datano probabilmente fino a 2600 anni fa. Ad un certo punto vengono nominate delle armi di rame, quindi siamo anche prima dell’età del bronzo.

A parte Gilgameš ed Enkidu gli altri personaggi sono quasi mere comparse, solo qualcuno risalta un po’ di più, ma tutti, nessuno escluso, hanno nomi che sono una delizia! La prostituta Shamkat, la dea degli Inferi Ereshkigal, poi Nergal, Lugalbanda, Urshanabi e Utanapishtim… quando comparivano non potevo fare a meno di pensare a Pdor figlio di Kmer! XD

Lo stile di questo autore anonimo è chiaramente quello di un racconto che veniva tramandato oralmente che poi qualcuno ha deciso di porre in forma scritta. Le ripetizioni sono infatti innumerevoli (e, non posso negarlo, dopo un po’ veramente fastidiose!) e purtroppo ci sono moltissime lacune. Esistono ovviamente diverse versioni di questa epopea, e non saprei dire quale di preciso abbia scelto di presentare l’edizione che ho letto io (l’ebook era un po’ avaro di informazioni, non c’è scritto neanche il traduttore!), ma credo che i brani mancanti siano largamente presenti in ogni edizione, questi testi sono veramente antichi!

In questa mia edizione del libro manca una vera e propria copertina, ma ho considerato come tale l’immagine in prima pagina della statua di Gilgameš. Il titolo, bè, stavotta onestamente non saprei proprio come commentarlo, anche perché è il nome con cui è conosciuta la storia da noi, non credo avesse davvero un titolo, e mi incuriosisce sapere se e come la chiamavano i suoi contemporanei.

Gilgamesh's lament by merriya on DeviantArt

Commento generale.

La cosa che mi colpisce di più quando leggo i classici, soprattutto quelli antichi, è che anche se per certe cose mostrano un mondo a me totalmente estraneo, tutto sommato parlano sempre di cose che mi riguardano in quanto appartenente al genere umano. L’Epopea di Gilgameš non fa eccezione, anzi, in maniera davvero molto chiara ed efficace riflette sui temi che da millenni accompagnano ogni umano pensiero, i concetti che hanno arrovellato i cervelli dei primi ominidi non appena hanno potuto avere un po’ di tempo per pensare a qualcosa che non fosse solo sostentamento e sopravvivenza, ovvero il solito trittico la-vita-l’amore-la-morte. La paura di quest’ultima da parte di Gilgameš in particolare mi ha colpito moltissimo: Enkidu, l’amico che io amo, è diventato argilla; ed io non sono come lui? Non dovrò giacere pure io e non alzarmi mai più per sempre?. Il dolore per la perdita di una persona cara, e insieme l’inquietudine di sapere che prima o poi quella sorte toccherà anche a noi: direi che questi sentimenti non sono cambiati proprio per niente, e anche un eroe come Gilgameš, un semidio, soffre allo stesso modo. Il grande fascino di un classico così antico però è ulteriormente aumentato dal fatto che essendo il racconto scritto più antico nasce probabilmente da storie che venivano tramandate fin dagli albori della civiltà, dell’umanità addirittura, e infatti in un certo senso, specie col personaggio di Enkidu, sembrano un po’ ricordare, riproporre, fissare la storia dell’umanità.

Una lettura di per sé magari non proprio avvincente (specie con tutte quelle irritanti ripetizioni e lacune) ma sicuramente emozionante e affascinante, e comunque bellissima in quanto preziosa, autentica, immortale testimonianza.

Curiosità
Non mancano nell’Epopea di Gilgameš alcune affinità con un altro testo religioso che forse si può considerare se non coevo comunque molto vicino come epoca, e mi riferisco ovviamente alla Bibbia. Innanzi tutto c’è Enkidu che diventando “umano” (con il sesso) allarga il suo sapere, un po’ come Adamo ed Eva quando mangiano la mela proibita (e già qui una certa differenza, la stessa cosa è in un caso vista con un traguardo, pur dovendo rinunciare a qualcosa, mentre nell’altro caso è un peccato, una disobbedienza). Poi abbiamo un episodio simile alla manna nel deserto, con focacce che scendono dal cielo. E infine, ovviamente, il diluvio. La presenza di questo cataclisma un po’ in tutte le mitologie più antiche mi ha sempre affascinato moltissimo! Comunque, anche qui abbiamo l’eroe che manda degli uccelli in avanscoperta per sapere se le acque si sono ritirate, ma qui la colomba ritorna indietro, ed è il corvo quello che testimonia la ricomparsa della terraferma.
Bonus
Ho parlato di quest’epoca, della sua storie e delle sue scoperte, nel Reading History dedicato alle civiltà mesopotamiche e indoeuropee.

Sfide

Mini Recensioni 2015
La sfida SalvaComodino versione 2015
Sfida dei classici 2015

Mini recensione (1-5 parole)

Il libro più antico

Un po’ di frasi

Di Gilgameš che vide ogni cosa voglio io narrare al mondo; di colui che apprese ogni cosa, rendendosi esperto di tutto.[incipit]

explicit Leggi

“Hai visto colui il cui spirito non ha nessuno che si curi di lui, l’hai visto?”. “Si, l’ho visto:
egli è costretto a mangiare i resti della ciotola, i rimasugli del cibo buttati per strada”.


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