Era un semplice calzolaio di paese
Era un semplice calzolaio di paese
ma riparava scarpe con tocco d’artista.
Narrava storie al cliente in attesa
sulla soglia della bottega vecchia.
A seconda della stagione e del mese
saliva alle narici l’odor del cuoio,
di resina d’abete e cera d’api
che si mischiavano al profumo dei lillà
dall’orto accanto o delle rose.
Lui, la schiena curva sulla sedia di paglia,
diafano e sottile come la sua storia :
“… di prigionia per poco non ci muoio...”
Poi prese a lavorar solo d’estate
quasi per passatempo e per vedere gente
ma intanto lentamente s’annebbiò la vista.
Immergendo la mano nella secchia,
fresca dell’acqua di sorgente
rinverdiva la fronte e la memoria.
L’ultimo autunno chiuse la bottega,
poche cose in valigia e se ne andò a Milano
per invecchiare almeno in compagnia
dei canti dei bambini e i trallallà
dei nonni ai giardinetti e passeggiate
con in mano un gelato che si squaglia.
A primavera lo trovò la strega
che prima o poi si porta tutti via,
affacciato a odorare l’orizzonte
cercando fra lo smog odor di cuoio
dalla finestra a sud, al nono piano.
( Sara Ferraglia )