Ventisei racconti. Minimali; a volte irriverenti, altre delicati. Perché dopo un pugno nello stomaco è piacevole tornare a respirare.
Ventisei ritratti. Inconsueti; a volte deliranti, altre pacati. Perché di pagina in pagina è piacevole continuare a sorprendersi.
Dalla a alla z, ventisei testamenti al tempo passato eppure attuali. Ventisei ricordi di vita di persone e di oggetti, senza censure e inibizioni. Ventisei confessioni che seppelliscono sotto una lacrima dolce e una crassa risata chi si prende troppo sul serio.
L’autore è Chet Romano, un italo-americano nato a Oak Hill e trasferitosi nella citta’ eterna.
Ogni sabato un racconto, per ventisei settimane.
Questo è il primo.
a. frigolandia
Era il decimo frigorifero che comprava. Il terzo nell’ultimo mese. Fino all’anno prima non aveva mai avuto per sé nemmeno un tostapane. Erano stati i suoi quadri. Li vendeva in blocco, come le lavatrici. Solo che poi lui le lavatrici se le comprava sul serio. In blocco. Ora in casa non si trovava più un buco libero per infilarci un chiodo, figurarsi un quadro. C’erano elettrodomestici accatastati ovunque. Addossati alle pareti. Fino al soffitto. Aveva cominciato con la propria stanza. Poi con gli spazi comuni. Infine invase le stanze dei suoi coinquilini. Gli elettrodomestici però non li regalava. Li imprestava.
La mamma lo portò lì che non era ancora nato. Ora aveva quarantotto anni. Ne dimostrava trenta di più. Anche i suoi coinquilini ne dimostravano dieci, venti o quaranta di più. Però prima sembravano tutti morti. Ora almeno solo più vecchi.
Erano rimasti in pochi a vivere in quel dormitorio. Prima invece erano migliaia, come in una fabbrica di elettrodomestici. Loro però producevano il nulla. Perché non avevano i macchinari. E nemmeno le tute da lavoro. Qualche suo compagno si sfregava l’attrezzo. Le donne non lo sapeva. Loro lavoravano in un altro padiglione. Ce ne erano venticinque. Dodici per i maschi. Dodici per le femmine. Il venticinquesimo era diviso in primo livello e secondo livello. Anche lì uno per le femmine e uno per i maschi. Non potevano mai incontrarsi. Non potevano rischiare di produrre qualcosa.
Lui una volta aveva rischiato di produrre qualcosa con una suora. Fu assegnato ai quadri elettrici. Lì nacque la sua passione per gli elettrodomestici. Con l’elettricità nel culo lui si spegneva. Gli elettrodomestici si accendevano. Ora che li aveva studiati a lungo, poteva dirlo. Si trattava di esseri superiori. Per questo un giorno avrebbe prodotto sculture. Gli sembravano più vicine agli elettrodomestici. E anche lui si sentiva più vicino agli elettrodomestici. L’elettricità gli era rimasta nel sangue. Quel decimo frigorifero, più di ogni altro, gli sembrava la sua mamma.
Aprì lo sportello. Un coinquilino gli aveva detto di venire dal futuro. Si rannicchiò nel grembo ghiacciato. Nel futuro gli elettrodomestici avevano conquistato la terra. Si congelò. La terra dei frigoriferi era la repubblica libera di frigolandia. Sarebbe rivenuto al mondo duemila anni più tardi. Frigolandia aveva bisogno di un re. L’elettricità nel culo avrebbe coronato il suo sogno.