"Erano stranieri"

Creato il 15 gennaio 2012 da Ilpescatorediperle
Sul modo con cui i media si occupano delle sventure, specialmente in Italia, si è scritto e si scriverà ancora molto. Qualcosa c'è anche in questo piccolo blog.Sul sensazionalismo, la mancanza di pietas, la maniera pruriginosa di trattare i dettagli, il "Lei cos'ha provato?" continueremo a ripeterci.C'è però un'osservazione ulteriore che si può fare e che non ho ancora visto in giro. Un'osservazione che coinvolge, purtroppo, anche la recente sciagura della Costa Concordia.Riguarda una frase che spesso troviamo a commentare la trista lista di coloro che sono mancati: "Erano stranieri". Un'affermazione neutra, si dirà, la semplice enunciazione di un dato di fatto.  A me pare piuttosto, nei modi e nei termini in cui avviene, una sottile forma di razzismo.È ovvio, premetto, che nel conto delle vittime e nella preoccupazione che le riguarda vi sia, per usare un'espressione forte, un certo ordine del cuore: prima le donne e i bambini, nei salvataggi, prima i cari e i prossimi, nella sollecitudine. Io stesso conosco una persona che si trovava sulla nave incagliatasi presso l'Isola del Giglio, una persona che vi lavorava, che mi dicono sia salva e illesa, benché in preda a un grande choc. È naturale che si sia pensato prima di tutto a come stesse lei.Altra cosa, credo, è redigere una priorità tra i caduti a seconda della nazionalità. In fondo aiuta a capire se tra i morti c'è qualcuno che conosciamo, si obietterà. Sì: come se tra i nostri cari non ci potessero essere che italiani.È così che all'ordine del cuore si sovrappone e si sostituisce l'ordine dell'origine (non dico "del sangue", non arrivo a tanto: benché recentemente si sia notato con acume come la prima nata in Italia nel 2012, pur essendo per ciò stesso italiana, sia stata qualificata dai giornali come "straniera" a causa della provenienza dei suoi genitori). Insomma quel che conta, ancora nel 2012, è in fondo che uno sia del tuo paese o meno.I tre morti nel mar Tirreno (sperando che non aumentino) erano due turisti francesi e un marinaio peruviano. Ora, non è perché ho sia amici francesi che peruviani che la cosa mi turba. Benché questo possa dare un riempimento all'esperienza emotiva del lutto, al travaglio dell'empatia e dell'immaginazione.È perché sono esseri umani che dovremmo piangerli.In quell'"erano stranieri" forte è l'impressione che, tra verbo e soggetto, sia introdotto nel silenzio l'avverbio "solo". Che si tiri un malcelato sospiro di sollievo all'idea che la provenienza non stabilisca un ammanco sulla lista dei concittadini. Poi, ovviamente, ci sono stranieri e stranieri. Il nostro mare è un cimitero di uomini e donne che cercavano perigliosamente di salvarsi, e che giacciono ancora  nelle sue profondità, senza nessuno che si preoccupi di riportare a galla i loro corpi. Ma non sono turisti - di cui, pure, ci occupiamo col sollievo di sapere che non sono poi italiani.Sembra che a non far distinzioni ci sia solo la violenza del mare.

da TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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