Quando si parte per l’erasmus, o per un’esperienza all‘estero, si esce dalla propria cerchia di conoscenze per venire a contatto con persone provenienti da tutto il mondo. C’è chi anche all‘estero preferisce fare amicizia con connazionali, e chi invece afferma di voler conoscere solo persone del luogo per imparare la lingua.
Quello che capita più spesso, invece, è di conoscere un mix di persone di passaggio, erasmus, studenti, lavoratori stagionali, viaggiatori. Conoscere persone di passaggio, invece che locali, ha un che di rassicurante, perché rafforza l’idea che l’ esperienza che si sta vivendo sia temporanea.
L’erasmus, o un’esperienza all’estero, è un cambiamento a tempo determinato, un cambiamento che si prende a cuor leggero e con entusiasmo.
L’erasmus, o un’esperienza all’estero, è un cambiamento a tempo determinato, un cambiamento che si prende a cuor leggero e con entusiasmo perché si sa già che dopo sei mesi, o un anno, si farà ritorno a casa.
L’erasmus è qualcosa che già dal liceo sognavo di fare. Lo immaginavo come un’esperienza che mi avrebbe cambiato la vita, come un anno nel quale avrei fatto tante nuove esperienze e avrei imparato perfettamente l’inglese. Poi, inaspettatamente, ho deciso di cambiare rotta e di fare domanda per un paese per il quale non avevo mai sognato ad occhi aperti: la Spagna.
Ero alla fine del primo anno di università,quando preparavo quel malloppo interminabile di documenti per richiedere la borsa di studio. La meta era Valencia. Per il mio corso di laurea c’erano solo due posti e ricordo l’interminabile spola fra uffici amministrativi, coordinatori e professori.
Eppure dopo qualche tempo è arrivata una comunicazione ufficiale: a settembre sarei partita per questo tanto sognato erasmus! Quella che ne è seguita è stata un’estate agitata e frenetica: il lavoro da animatrice per risparmiare tutti i soldi possibili, le uscite con gli amici che non avrei rivisto per un anno, la pianificazione degli esami e dei corsi che avrei seguito e, ovviamente, il dramma di far stare tutto quello che mi serviva in una valigia di 23 kg.
In tutta questa frenesia una cosa sola avevo sottovalutato: lo spagnolo. Non parlavo una parola di spagnolo e aggiungere “s” qua e là e pronunciare male le vocali no, non aiutava affatto. Tuttavia non ero minimamente preoccupata di questa mia défaillance e con entusiasmo mi sono lanciata da subito nell’avventura di imparare la lingua.
Sicuramente proprio il fatto che l’erasmus sia un cambiamento a tempo determinato lo rende, a differenza di un espatrio, un’esperienza leggera da vivere con entusiasmo, che aiuta a crescere e ad avere una visione del mondo internazionale e non limitata alla propria nazione. Attenzione però, perché anche l’erasmus ha i suoi effetti collaterali, come la nostalgia, la sindrome post- erasmus, la possibilità che la tua vita non torni più la stessa e che la voglia di viaggiare non ti abbandoni mai!