Eravamo giovani in Vietnam – H.G. Moore e J.L. Galloway

Creato il 31 agosto 2015 da Irenethehomeless

Questa è la storia di un'epoca, e dei nostri ricordi. L'epoca era il 1965, un anno speciale, lo spartiacque tra un'era che finiva in America e una che cominciava. Ce ne accorgemmo persino allora, nei tanti modi in cui le nostre vite cambiarono all'improvviso, in maniera drammatica. Ripensandoci adesso, a un quarto di secolo di distanza, non c'è più alcun dubbio. Quello fu l'anno in cui gli Stati Uniti decisero di intervenire nelle beghe bizantine dell'oscuro e remoto Vietnam. Fu l'anno in cui noi entrammo in guerra. Nel senso più ampio e tradizionale del termine, quei "noi" che entrarono in guerra eravamo noi tutti, tutti gli americani, anche se in realtà, in quei giorni, la stragrande maggioranza degli americani sapeva ben poco di quanto stava accadendo dall'altra parte del mondo, e ne era ancor meno interessata.

Questo libro racconta di un "noi" più limitato: le prime truppe americane che s'imbarcarono su navi da trasporto della seconda guerra mondiale, navigarono verso quel paese semisconosciuto e combatterono la prima grande battaglia di un conflitto che si sarebbe protratto per altri dieci anni, arrivando a un soffio dal distruggere non solo il Vietnam ma anche gli Stati Uniti.

Questo libro racconta cosa facemmo, cosa vedemmo, cosa patimmo durante una campagna di 34 giorni nella vallata del fiume Ia Drang, sugli altopiani centrali del Vietnam del Sud, nel novembre 1965, quando eravamo giovani, e convinti, e patriottici, e i nostri connazionali sapevano poco e nulla volevano capire dei nostri sacrifici. Un'altra storia di guerra, direte. Non proprio, perché in un senso più importante questa è una storia d'amore, raccontata con le nostre parole e attraverso le nostre azioni. Eravamo i figli degli anni Cinquanta, e andammo dove ci avevano mandato perché amavamo il nostro paese. Eravamo in gran parte soldati di leva, eppure ci sentivamo orgogliosi di avere l'occasione di servire la patria come i nostri padri l'avevano servita nella seconda guerra mondiale e i nostri fratelli maggiori in Corea.

[...]

Scoprimmo, in quel posto infernale, deprimente, dove la morte era compagna inseparabile, che ci importava l'uno dell'altro. Ammazzavamo per i commilitoni, morivamo per i commilitoni e piangevamo per i commilitoni. E nel tempo arrivammo persino ad amarci come fratelli. In battaglia il nostro mondo si riduceva all'uomo alla nostra sinistra e all'uomo sulla nostra destra e al nemico tutto attorno. Avevamo in mano le vite dei compagni, perciò imparammo a condividerne le paure, le speranze, i sogni.


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