Scrittore Computazionale si chiama così perché di sera scrivo e di giorno lavoro come chimico computazionale alla Freie Universität qui a Berlino. Ebbene sì! Sono un chimico computazionale, che, come dico spesso, è un chimico che gioca al computer. Cos’è la chimica computazionale e tante altre orribili cose è scritto qui. Oggi, invece, vorrei raccontare chi sono Ahmed, Jean-Marie e Roald che, insieme a me e altri brutti ceffi, si incontreranno a Berlino per la – attenzione parola lunghissima - Chemiedozententagung 2013. A parlare di scienza e robe così.
La Chemie-che?
Innanzitutto: cos’è la – scusate faccio copia e incolla – Chemie-dozenten-tagung 2013. La parola significa convegno dei docenti di chimica. Facile, mica come Herzkreislaufwiederbelebung o Arzneimittelausgabenbegrenzungsgesetz. Vabbè, del tedesco ne parleremo un’altra volta e aggiungerei: che si deve fa pe’ campa’. Comunque, la Chemiedozententagung è una conferenza di tre giorni, 11-13 marzo, che metterà insieme professori, ricercatori e giovani docenti di tutte le aree della chimica alla Freie Universität. Quest’anno il convegno è in onore dei 125 anni di Angewandte Chemie, prestigiosissima rivista scientifica – vabbè prestigiosissima almeno per noi chimici.
I 3 Premi Nobel
Tra vari brutti ceffi – per esempio mi viene in mente Helmut Schwarz, il Presidente della Humboldt Foundation, che finanzia la mia ricerca e che mi permette di andarmene “scampanianno” per Berlino – ci saranno ben tre premi Nobel che ci racconteranno le loro scoperte. Anche se spesso i Premi Nobel sembrano più dei nonni che raccontano aneddoti che professori che fanno ricerca
Jean-Marie Lehn, me lo ricordo quando studiavo chimica supramolecolare, ramo della chimica di cui il buon Jean-Marie è padre. E anche madre. Poi c’è Ahmed Zewail, che ha passato la vita a giocare con laser e molecole e alla fine gli hanno dato il Nobel. Infine Roald Hoffmann, chimico teorico – e a me viene la tremarella – che, lo dicono tutti, pare sia un gran simpaticone.
E io che ci faccio al Chemie-dozenten-eccetera-eccetera?
Eh, me lo chiedo anche io. No, vabbè, pare che la mia ricerca, quella finanziata dalla Humboldt Foundation, sia così tanto piaciuta agli organizzatori che mi faranno parlare per una ventina di minuti delle mie cose: a che ora mi sveglio, che locali di Berlino frequento, quanto pago di luce e, se avanza tempo, dello studio computazionale di delle cose che si chiamano Anion-pi interactions, interazioni tra anioni e anelli aromatici – preziosissimi, quasi come i diamanti.
Cosa sono le anion-pi interactions?
Nel 2004 il Prof. Gamez, uno dei miei collaboratori sperimentali – cioè uno di quelli che davvero va nel laboratorio e che a fine serata la moglie dice: Anto’ pure oggi hai lavorato con la benzaldeide? – non aveva niente di meglio da fare e ha dimostrato l’esistenza della anion-pi interactions in alcuni complessi chimici.
Poi un giorno ha chiamato me e mi ha detto: Artù, X%$#@%2@$^?
E gli ho detto, certo, si può fare.
Ed arriviamo alla mia scoperta: l’articolo che discuterò alla Chemiedozententagung dimostra – in scientifico nessuno direbbe “dimostra” ma cose più caute tipo “indica”, “suggerisce”, “è il primo indizio di” – che le anion-pi interactions potrebbero essere presenti anche nelle proteine. Se questo fosse vero, a parte che sarei stato il primo a dirlo – e vuoi mettere! – e poi sarebbe una piccola grande rivoluzione perché vorrebbe dire che nelle proteine, e quindi nel loro funzionamento, da anni ci siamo dimenticati che esistono delle interazioni che si chiamano anion-pi interactions e che magari servono pure a qualcosa.
Ecco, vi volevo dire che:
Io scrivo di scrittura, di blog, di twitter, ma c’è una parte di me che dice: Artù, ma che stai facendo? Che è sta roba? Tu sei un chi-mi-co-com-pu-ta-zio-na-le! Proprio così dice. Una parte di me che lotta per farsi rispettare. E che botte da orbi. Per fortuna il me che scrive e il me che fa chimica computazionale hanno deciso di scrivere un blog insieme. E così siamo tutti un po’ più contenti.
Se pensi che la foto in alto sia scandalosa, allora dai un’occhiata a questa. Ci sono pure un paio di mutandine. E non sono mie.