Per fortuna si era fatto accompagnare da un fedele nipote, Iolao, figlio del fratello Ificle. Questi, pregato dallo zio, incendiò un bosco vicino permettendo all'eroe di servirsi dei tronchi ardenti per bruciare il troncone di ogni testa e cicatrizzare così la ferita prima che le altre due teste avessero il tempo di ricrescere. Infine, tagliata la testa immortale, Ercole la seppellì sotto un pesante masso.
Così l'idra fu distrutta, ed Ercole si valse del suo sangue per avvelenare la punta delle sue frecce, che, da quel momento, produssereo ferite inguaribili. Euristeo rimase più che mai spaurito da quella nuova vittoria, ma obiettò che questa volta il buon successo era stato ottenuto mediante un aiuto, e minacciò di non ritenere valida la prova.
La terza impresa...Ercole e il cinghiale di Erimanto
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