Sento parlare di un concorsino, lanciato da una nota “scuola per scrittori” (sic!) che si propone di legare narrativa e gastronomia a suon di “mangia & scrivi”. Naturalmente rilanciato ed elogiato dai giornalisti come “idea MOLTO originale”… Già, se ne sentiva il bisogno: non eravamo abbastanza sommersi da divistico cuocume, non abbastanza minacciati di indigestioni bulimiche da Expo, attorno a cui si annuncia un profluvio di edificanti videotemini politically correct sulla storia del “cibbbo”. Nel frattempo i quotidiani sfruttano la scia e lanciano le loro serie di storie cuciniere da pagare a parte, ingolosendo i lettori con originalissimi e minacciosi slogan del tipo “assaporerai ogni singolo foglio”!Ma non ci avrete un pochettino trifolato gli zebedei?Io, oltre a consigliare una bella scorta di citrosodina per la mente e di maalox testicolare, proporrei invece, al contrario, il lancio di uno speciale marchio di garanzia, che potremmo chiamare semplicemente NO FOOD, da applicare ai Romanzi scritti come si deve – cioè senza indulgere alle furbetterie modajole – da Scrittori che non accettano di essere disciplinati scolaretti che fino a ieri scrivevano pappagallescamente di politica e oggi si sentono obbligati a scrivere di trippa e barbabietole. Perché i bei Romanzi magari si “divorano”, ma di sicuro nun se magnano.(“Questo romanzo è certificato NO FOOD: NON contiene nessuna ricettina del ca***!”)A garanzia del fatto che in tali Romanzi nulla di volgarmente ricettistico andrà a corrompere il Piacere della vostra Lettura. Perché come tutti sanno la degustazione di quella divina Ambrosia che è la Buona Scrittura è attività che si svolge (di solito DOPO aver fatto il ruttino) preferibilmente in salotto o in camera da letto (o in viaggio, o sotto l’ombrellone), e non certo nel cucinino mentre le cipolle bruciano e i sufflé vanno in vacca.