Ergo Proxy

Creato il 28 aprile 2014 da Jeanjacques

Voi solitamente come fate a scegliere che serie iniziare a guardare? Certo, so che basta leggersi la trama su internet e via dicendo, ma a pelle, cos'è che vi fa decidere: quella la voglio vedere? Con me conta molto lo stile, sappiatelo. E con la parola stile si possono riconoscere molte cose. Stile di regia, di disegno, delle musiche... quello che a me intrippa fin da subito è una sorta di collage di tutti gli aspetti visivi, un'immagine che da sola diventi il simbolo di quello che dovrebbe diventare la serie. Di questo Ergo Proxy infatti avevo visto un'immagine su internet e subito era stata in grado di catturarmi. Vedermi quella protagonista molto gnocca (ho un debole assurdo per le ragazze pallide) immersa in quella che sembrava essere un'ambientazione futuristica e molto dark, beh, è come mettere robottoni che lottano contro dei dinosauri a un bambino etero di sette anni. Senza contare che era un anime di fantascienza, genere a differenza del cugino fantasy molto meno abusato e che nella sua storia ha saputo fondere con maggiore successo le necessità autoriali dei vari creatori - su tutti, basti pensare a Ghost in the shell e Evangelion, quindi la curiosità aumentava ancora più a dismisura. Poi, l'estate che seguì la mia maturità scolastica,  riuscii finalmente a procurarmelo e mi immersi nella visione.

Solito futuro molto prossimo. Gli umani superstiti a un'apocalisse ambientale vivono in delle città volteggianti, chiamate Città Cupola, convivendo con gli automi, detti autorave. In questi spazi conducono una vita vuota, che li conduce all'annullamento delle emozioni e al più puro consumismo, rispondendo così a dei requisiti che possono farli diventare dei "cittadini modello" e, di conseguenza, ad occupare dei posti di rilievo nella società. Nella città cupola di Rom-do succede che inizia a diffondersi il virus Cogito, in grado di dare la coscienza agli autorave, mentre una creatura chiamata Proxy fugge dai laboratori. Re-L Mayer, nipote del primo cittadino di Rom-do, indagherà in merito, e...

La parola più indicata per descrivere una serie come questa è 'ambizione'. Ergo Proxy è un anime altamente ambizioso, che si carica le spalle di mille quesiti filosofici ed esistenzialisti che possono essere riscontrati addirittura nella sinossi qua sopra. A molti sarà subito balzata agli occhi la massima di Cartesio, Cogito ergo sum, Penso quindi sono, nel leggere il nome del virus in grado di dare la coscienza agli autorave. Così come a molti non sarà sfuggito dove la serie vorrebbe andare a parare, ovvero a imbastire una storia in grado di intrattenere e, al contempo, di riuscire a tracciare una mappa filosofica di quello che potrebbe essere il senso dell'esistenza e del piano individuale di ognuno. Ambizioni grosse che possono essere riscontrate già nel primissimo episodio, che inizia riportando l'epigramma che Michelangelo scrisse a Giovanni Battista Strozzi dopo che questi mosse delle critiche alla sua Statua della Notte. Un anime che quindi, vi avviso, è altamente sconsigliabile a chi è unicamente interessato a una visione leggera e disimpegnata - ed anche legittima, per certi versi - perché ogni volta che un episodio finisce bisognerà fare una ricerca annessa per comprendere tutte le varie citazioni presenti, alcune abbastanza palesi [come quella all'Ophelia di Millais, presente anche nella gallery a fonde della recensione] e altre davvero nascoste [la protagonista Re-L Donovan è modellata sulle fattezze della protagonista de Il gabinetto del dottor Caligari, capolavoro dell'espressionismo tedesco]. Tutte cose che per certi versi possono rendere questa visione davvero appagante e arricchente, ma che da un lato ingolfano in maniera spropositata una trama già complessa ed articolata di suo, concedendosi ance qualche velato sperimentalismo. Quindi da una parte devi stare attendo per comprendere ogni minimo passaggio, poi ti arriva il chiacchierone esistenziale che cerca di mettersi in pari con Ghost in the Shell - so che vanno a parere in direzioni opposte, era solo a titolo esemplificativo quindi non facciamo i brillanti - contribuendo solo a farti venire un enorme mal di testa. Peccato poi che più i pensieri si fanno contorti e astrusi, più si evincono i limiti dello sceneggiatore [comunque bravo, perché c'è da dargli molto merito] Dai Sato, che crea delle tematiche molto interessanti, finendo solo però per sviscerarle troppo, arrivando a non far rimanere nulla. Cosa rimane di tutti quei chiacchieroni, alla fine? Erano davvero necessari in così gran quantità? Senza contare che tutto questo vagare esistenzialista costringe gli autori, dopo una ventina di episodi dal ritmo particolarmente lento, ad ammassare una serie infinita di accadimenti negli ultimi episodi, col risultato che molte sottotrame si concludono in maniera a dir poco frettolosa, risultando poco chiare e con un finale decisamente aperto - per me non è stato così, ma ad alcuni può dare fastidio. Insomma, tutte cose che però non intaccano l'innegabile qualità di un prodotto che in alcuni momenti cade sotto il peso della propria [eccessiva] ambizione, ma che comunque ha il coraggio di osare e di offrire una possibilità d'intrattenimento differente dal solito. Oltre al fatto che visivamente è davvero spettacolare, con queste atmosfere fredde e molto dark, beneficiate da delle animazioni che nei momenti clou raggiungono dei livelli davvero eccelsi, giusto per non farsi mancare nulla.

Certi lo odieranno, taluni lo ameranno ed altri ancora si annoieranno. A me è piaciuto molto, supera di gran lunga la gran parte della sbobba rilasciata ultimamente, ma non ne posso ignorarne gli effettivi limiti.Voto: ★½

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