Eritrea /Squilla il telefono...

Creato il 07 maggio 2013 da Marianna06

Simpatica strategia quella messa in piedi dagli eritrei all’estero, in genere giovani dell’ ultima diaspora, fuggiti dal proprio Paese, con ogni mezzo, pur di riuscire a sottrarsi in qualche modo al durissimo regime di Isaias Afewerky.

E cioè  pare che essi, ovunque si trovino, compongano dei numeri telefonici a caso,corrispondenti ad abitazioni civili delle differenti città eritree e lascino a colui o a  colei che risponde  all’altro capo un messaggio di contestazione politica preregistrato, che non  è   altro che un invito a sollevarsi contro l’operato dell’attuale politica governativa.

Senza dire che questo genere di propaganda, per coloro che sono fuori dall’Eritrea ma intendono incidere con  un cambiamento  politico a casa propria, funziona coordinandosi in Europa ,e non solo (Usa-Canada), grazie alla rete  e, quindi, via internet.

Un internet decisamente prezioso in rapporto allo scopo.

Quest’ultima generazione di contestatori, infatti, non coincide con i tradizionali oppositori del regime, che sono attivi  ma clandestini in Eritrea.

Essi chiedono esplicitamente l’applicazione della Costituzione del 1997,quando il Paese appunto divenne indipendente e si diede una legge fondamentale che prevede il multipartitismo.

 E  poi domandano il rilascio di tutti i prigionieri politici, che riferiscono fonti ben informate pare ammontino ad almeno 10 mila persone .

Persone  che  vivono nelle carceri eritree in condizioni disumane e sono costrette, giornalmente, a praticare lavori forzati , spesso anche se sono in condizioni fisiche molto precarie per malattie e denutrizione.

Riusciranno nell’intento questi giovani eritrei amanti della loro patria ? Noi gli auguriamo di sì. Ma che sia un “sì” reale e, soprattutto, duraturo nel tempo.

Non che, a cambiamento avvenuto, pur con la consapevolezza dei tempi lunghi necessari per impiantare un’autentica società democratica, il tutto poi involva in una situazione di stallo o di caos istituzionale peggiore come è accaduto, nei fatti, per le cosiddette primavere arabe.

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)