dalla cella.
Cara mamma e famiglia Ho visto il babbo, Lina e Giuseppina ma credo che loro non mi abbiano visto. Anche se non mi vedi non star male. Dio buono ci esaudirà. Pregalo. Mamma pensa che tutto ha un fine. Bacio tanto te, babbo e Lina. Bacioni anche a Giuseppina. Ti penso sempre mamma. Cari genitori, per me è giunta l’ora suprema. Non piangete, pregate il buon Dio per noi. Non piangete il mio corpo ma pregate per l’anima mia. Bacioni a te mamma, babbo, Lina. Addio. Tanti bacioni e addio a Giuseppina. Vostro Ermes. [biglietto trovato, dopo la Liberazione, nascosto tra i calcinacci di una parete della cella]. Ermes Ferrari di anni 22, maestro elementare, partigiano, torturato, fucilato dalle Brigate Nere il 17 aprile 1945, dietro il muro di cinta del cimitero di Reggiolo, con Arnoldo Avanzi.
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IGNOMINIA
Lo straniero non sapeva tutto
di quei monti e di quelle colline
non sapeva tutto di quelle pianure.
Lo straniero si smarriva
nei labirinti dei centri antichi
non trovava gli sperduti paesini.
Lo straniero non conosceva quel sentiero
né il sicuro nascondiglio
dove bambini giocarono e ragazzi si uccisero.
Il fascio littorio
Salò e le camicie nere
furono barbarie e distruzione.
Antigone salvò quei neri cadaveri
dalla furia dei perseguitati assassinati
nell’aldilà dove non si perdona.
L’eterna oscurità detenga le spie
e i servitori dei tiranni dannati
nell’infernale pozzo dei traditori.
Nessun civile perdono sia concesso
al morto non uguale al morto
solo rigoroso ricordo.
Ancora sanguinano innocenti ferite
e cumuli di coscienze tremanti
testimonianze perenni
per non ricadere nell’ignominia.
-Renzo Mazzetti-
inferriate.
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