Quest'anno per Natale mi sono fatto proprio un bel regalo.Il libro di Ernesto Che Guevara "Latinoamericana-I diari della motocicletta".
Il libro che racconta il viaggio che i giovani Ernesto Guevara e Alberto Granado fecero nel 1951 attraverso il Sud America, in sella alla loro sgangherata moto romanticamente ribattezzata "Poderosa II".Avevo già visto il film che è stato tratto dal libro, e quindi conoscevo bene la storia, ma nel leggerlo ho notato molte differenze con quanto raccontato nella pur bella pellicola. Differenze che, se possibile, rendono ancora più affascinante il futuro giovane rivoluzionario. So che la cosa farà ridere, e che forse ha tolto parecchia magia al racconto ma, per sentire ancora di più il viaggio, ho seguito le singole tappe su Google Maps, cercando anche le prospettive visive descritte dal Che grazie a Street View. Ho quindi iniziato il viaggio inserendo sulla mappa la città di Cordoba, proseguendo poi tappa dopo tappa, calcolando il percorso all'inseguimento dei due viaggiatori. Quello che ad un certo punto ha restituito la magia che forse avevo sottratto al viaggio, è stato scoprire che il calcolatore di Google si è "crashato" nella stessa tappa nella quale la Poderosa ha abbandonato i nostri eroi. E, come la moto, non c'è stato verso di far ripartire il motore di Google. Del resto, i km che hanno messo insieme lasciano senza parole. In più, considerando il mezzo meccanico col quale si muovevano, i soldi che avevano a disposizione e l'assoluta incoscienza dettata dalla loro giovane età, c'è da restare davvero storditi. Ma il libro è anche tanto altro. E' pura poesia. Naturalmente, a colpire in modo emozionante è il travaglio interiore del giovane Ernesto nel corso del viaggio. Un giovanissimo e svagato ragazzo argentino, col solo scopo di spegnere almeno in parte la sua sete d'avventura, si imbatte invece nel suo destino di difensore dei deboli. Ernesto, nel procedere dei km ,inizia a spegnere il suo sorriso giovane, caricandosi della sofferenza degli sfruttati, dei sofferenti e marchiando a fuoco la sua anima per sempre.
Al ritorno dal viaggio, per sua stessa ammissione, Guevara non sarà lo stesso.
Sarà il Che.
E' difficile scegliere qualche frase del libro, perché ognuna meriterebbe di essere riportata nella sua interezza. In ogni caso, tento nell'impresa e scelgo due passaggi:
il primo, più scontato (forse il più noto), è quello che si ritrova all'inizio del libro e riporta la confessione del l'"uomo nuovo" Guevara:"Il personaggio che ha scritto questi appunti è morto quando è tornato a posare i piedi sulla terra d'Argentina, e colui che li riordina e li ripulisce, "io", non sono io; per lo meno, non si tratta dello stesso io interiore. Quel vagare senza meta per la nostra "Maiuscola America"mi ha cambiato più di quanto credessi."
il secondo, non meno scontato del primo, è quello nel quale i due giovani incontrano la coppia di operai cileni (marito e moglie, perseguitati perché comunisti) nel villaggio Baquedano:"Quella coppia infreddolita, nella notte del deserto, accoccolati una contro l'altro, era una viva rappresentazione del proletariato di ogni parte del mondo. Non avevano neppure una misera coperta con cui scaldarsi, così abbiamo dato loro una delle nostre e noi due ci siamo arrangiati alla meglio con l'altra.Fu quella una delle volte in cui ho sofferto di più il freddo, ma anche quella in cui mi sono sentito un po' più affratellato con questa, per me strana, specie umana..."A mio parere, quest'ultima frase mostra in modo prepotente il fatto che Guevara fosse già cambiato prima ancora di rendersene davvero conto. Parla della coppia di operai disperati come fosse una specie "strana", con la quale si è sentito un po' più affratellato, ignorando in modo ingenuo il fatto che abbia già perso la sua identità di viaggiatore/avventuriero per seguire il suo istinto di difensore dei deboli. Il gesto d'umanità della coperta è per me la consegna della sua anima agli oppressi della sua terra. Un dono che, purtroppo, a non molti anni dal quel viaggio, lo porterà alla morte.Leggere questo libro mi ha fatto pensare a quanto manca oggi un uomo come Che Guevara.
Una cosa è certa: se fosse ancora vivo, il mondo sarebbe di certo migliore!
Come si fa a non immaginare che, in questo preciso momento, Ernesto e Alberto stiano solcando qualche strada polverosa tra le nuvole del cielo argentino in sella alla loro Poderosa II?