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Eros, Psiche e San Valentino. Storia minima dell’amore nella cultura occidentale

Creato il 16 febbraio 2015 da Dragoval

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Come ogni 14 Febbraio, oggi c’è chi ride e c’è chi piange. A ridere – cioè, dantescamente, a splendere di luce-, sono gli innamorati persi negli occhi e tra i baci dell’amato; nonché i gestori di bar, pasticcerie, profumerie e gioiellerie, che in questi giorni vedono  allontanarsi  di qualche pas

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so il famelico spettro della crisi. A piangere, in alcuni casi anche a disperarsi, sono invece i single per scelta di un altro, che non ricambia i loro sentimenti o li ha magari abbandonati (per risparmiare sul regalo?!?…….), e che mai come oggi, ancor peggio che a Natale, si sentono degradati a rifiuti umani, risucchiati da un gorgo di solitudine e di inadeguatezza che minaccia di triturarli. A loro dunque,è dedicato a questo post, perché abbiano la consolazione di sapere almeno a chi debbono- a chi dobbiamo-  l'<i> invenzione </i> dell’ amore così come lo conosciamo, e la sua centralità assoluta nella cultura occidentale: all’incontro di Eros e Psiche.

La favola di Amore e Psiche ci viene dettagliatamente narrata da Apuleio nel suo Metamorphoseon libri sive Asinus aureus (così lo chiamerà Agostino); James Hillman riconosce in questo il mito fondante della  psicologia occidentale, riconoscendo quindi come la psicanalisi debba concentrarsi molto di più sulle vicende e sulle prove affrontate da Psiche (la straordinaria scoperta della bellezza di amore, il dolore per essere separata da lui, la collera di Venere, le prove e la discesa agli inferi)

Nella cultura greca, l’amore romantico, nel senso di dedizione assoluta <i>corpo e anima </i> ad un’altra persona per un’intera vita, è un concetto del tutto ignoto. L’amore in Grecia, è prevalentemente omoerotico, e l’amato e l’amante sono in un rapporto asimmetrico, in cui il secondo, più giovane, è iniziato dal primo ai diversi aspetti della vita sociale adulta: il ruolo di moglie, i compiti del cittadino, la conoscenza filosofica- e il pensiero corre naturalmente alla coppia Socrate – Alcibiade, protagonisti

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del Simposio platonico. La stessa Saffo, la prima grande poetessa della tradizione occidentale, da un’ottica prettamente femminile afferma sì il primato dell’amore su ogni altro aspetto dell’esistenza , ma per lei i tormenti d’amore sono essenzialmente legati ad Eros e ad Afrodite, ovvero al desiderio fisico e al rimpianto di non essere più desiderabile per l’avanzare dell’età e la perdita della bellezza:

Tramontata è la Luna

        e le Pleiadi in mezzo alla notte;

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Giovinezza dilegua

e ora nel mio letto resto sola.

Scuote l’anima mia Eros,

come vento sul monte

che irrompe entro le querce;

e scioglie le membra e le agita,

dolce amara indomabile belva.

Ma a me non ape, non miele;

e soffro e desidero.

 

James Hillman  concluderebbe quindi nella Grecia arcaica e classica Eros non si è ancora unito a Psiche. Il connubio fatale tra queste due divinità si materializzerà infatti, per la prima volta, nell’animo di un giovane poeta Veronese, di rango equestre, inviato dalla famiglia a Roma per studiare retorica e far carriera politica: Catullo.

Non ci è dato sapere come Catullo abbia incontrato Clodia, discendente di Appio Claudio Cieco,  intelligente, spregiudicata e bellissima moglie del tribuno Quinto Metello Celere, più grande di lui e comprensibilmente assai più esperta delle cose del mondo: il giovane provinciale rimane folgorato dalla bellezza della gran dama -e il flirt  che Clodia intreccia  con lui assume ai suoi occhi inesperti il valore di una passione totalizzante. Inizialmente, la relazione  nasce sotto gli auspici di Afrodite  (quando sorride innamorata, Lesbia eleva al pari degli dei l’estasi di chi le è seduto davanti: Ille mi par esse deo videtur), e si consuma nel segno di Eros, con l’esortazione ai baci infiniti, ad amare e vivere freneticamente, prima che la lunga notte ci addormenti nell’oblio (Vivamus, mea Lesbia, atque amemus). Ma presto in Catullo l’amore inizia a diventare  profondo : non si limita più al soddisfacimento dei sensi, ma lo tocca in una dimensione interiore- la dimensione propria di Psiche, cioè dell’anima. Inizia così la discesa di Psiche agli inferi : i tormenti della gelosia, – l’esortazione a farsi forza e non cedere (Catullo, smettila di fare lo stupido, e considera ormai finito ciò che hai visto finire) il sarcasmo disperato (viva e stia bene con i suoi trecento amanti che si gode nelle taverne, senza amare davvero nessuno ma rompendo la schiena di tutti)  la lacerazione interiore(Odi et amo),  addirittura la distinzione  concettuale tra  amare  e  bene velle , tra passione fisica e amore nel senso moderno del termine, che ancora oggi sono per noi categorie psichiche di fondamentale importanza .  Anzi, Catullo va oltre: in nome dell’amore giustifica e legittima l’adulterio, in cui il reciproco impegno amoroso degli amanti ha il valore di un  foedus , di un patto non scritto ma paragonabile per sacralità al matrimonio: Vita mia, mi prospetti l’amore come felicità, e che il nostro sarà eterno. O dèi, fate che possa promettere il vero e che sia sincera dal profondo del cuore, così che ci sia lecito trascorrere tutta la vita in questo sacro vincolo di amore eterno.

Purtroppo  i tormenti di Catullo non ricevono aiuto né grazie da Eros:  la sua Psiche  scende negli inferi senza più fare ritorno. E così  la storia, come è noto, si conclude  con il Catullo agonizzante che, in nome della sua pieta chiede gli dei di liberarlo dall’amore, per quanto sia difficile, perché ormai per lui, ammalatosi anche di tisi, è diventata questione di vita o di morte, e deve farcela, in qualsiasi modo, lo deve sconfiggere a qualsiasi costo ( difficile est longum subito deponere amorem, difficile est, verum hoc qua lubet efficias: una salus haec est. hoc est tibi pervincendum, hoc facias, sive id non pote sive pote).


L’esperienza di Catullo segna un punto di non ritorno nella cultura occidentale. Dopo di lui, a riconoscere l’amore come un servitium, una devozione assoluta ma anche una militanza del pensiero e della mente, saranno gli elegiaci Tibullo e Properzio e Ovidio, le cui Heroides, più ancora delle Metamorfosi ,  segnano , con le lettere delle eroine appassionate ai loro amati, come Amore sia ormai entrato perman

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entemente nella sfera di attrazione di Psiche. La centralità dell’amore nell’opera di Ovidio fa sì che questo autore sia oggetto di una straordinaria  riscoperta nella Francia del XIII secolo, noto appunto come aetas ovidiana; e  proprio in questo periodo i benedettini promuovono (grazie alle leggende legate alla sua figura) il culto del Santo protettore degli innamorati, la cui celebrazione alla metà di  Febbraio aveva già sostituito la festività pagana dei LupercaliaIl resto è storia: il XIX secolo inaugura, negli Stati Uniti e nei Paesi anglosassoni la tradizione dello scambio dei biglietti d’auguri dedicati, i famosi Valentines,  presto prodotti su scala industriale e sostituiti poi  dai regali ben noti – e dai cioccolatini, specie i Baci Perugina!-  dalla metà del XX secolo.


Lo scambio di doni e biglietti promuove dunque un  evento privato a rituale collettivo; il dono scambiato

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è il simbolo dell’inclusione, dunque del riconoscimento della propria esistenza e della  patente di accettabilità sociale.  In altre parole, secondo il sistema di valori condiviso, se sono in coppia sono a posto, se non lo sono da tempo o non riesco proprio ad esserlo questo mi stigmatizza come socialmente mal tollerato, se non francamente indesiderabile (Chissà come mai….possibile che non trova nessuno? Io l’ho sempre detto che è strano/a, che ha qualcosa che non va….) E se  questo non riguarda  Psiche e il suo profondo….. ;-).


Naturalm

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ente oggi si tenta di invertire il corso delle cose. Sempre più Eros e Afrodite, sempre meno Psiche- cioè, a sempre più sesso e seduzione e sempre meno coinvolgimento. Ma se Psiche non può stare senza Eros – il pianto dei single o di tutti coloro, anche in coppia, che non si sentono amati o che non provano amore e coinvolgimento verso il partner- Eros senza Psiche ritorna ad essere soltanto un puer capriccioso ed egoista,  destinato a rimanere inappagato e tendenzialmente insoddisfatto anche nelle sue mille avventure.

Perchè solo dalle nozze di Amore e Psiche nasce Voluttà, ovvero il perfetto appagamento dei sensi e dell’anima, vero e inconfessabile mito della società del transitorio e dell’effimero, spronata dal pungolo del consumismo a  ricercarla vanamente in ogni cosa e in ogni persona che in senso letterale o metaforico sia in vendita.


RISORSE E NOTE A MARGINE

*Per chi volesse approfondire la tematica del ruolo di Psiche nella cultura occidentale e nella psicologia junghiana, farà al caso il testo di J. Hillman, Anima;

**Il bellissimo video de I miti greci dedicato alla favola di Amore e Psiche (prima e seconda parte);

– La traduzione del testo di Saffo è di  Salvatore Quasimodo; le traduzioni da Catullo sono mie.



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