Come ogni 14 Febbraio, oggi c’è chi ride e c’è chi piange. A ridere – cioè, dantescamente, a splendere di luce-, sono gli innamorati persi negli occhi e tra i baci dell’amato; nonché i gestori di bar, pasticcerie, profumerie e gioiellerie, che in questi giorni vedono allontanarsi di qualche pas
La favola di Amore e Psiche ci viene dettagliatamente narrata da Apuleio nel suo Metamorphoseon libri sive Asinus aureus (così lo chiamerà Agostino); James Hillman riconosce in questo il mito fondante della psicologia occidentale, riconoscendo quindi come la psicanalisi debba concentrarsi molto di più sulle vicende e sulle prove affrontate da Psiche (la straordinaria scoperta della bellezza di amore, il dolore per essere separata da lui, la collera di Venere, le prove e la discesa agli inferi)
Nella cultura greca, l’amore romantico, nel senso di dedizione assoluta <i>corpo e anima </i> ad un’altra persona per un’intera vita, è un concetto del tutto ignoto. L’amore in Grecia, è prevalentemente omoerotico, e l’amato e l’amante sono in un rapporto asimmetrico, in cui il secondo, più giovane, è iniziato dal primo ai diversi aspetti della vita sociale adulta: il ruolo di moglie, i compiti del cittadino, la conoscenza filosofica- e il pensiero corre naturalmente alla coppia Socrate – Alcibiade, protagonisti
Tramontata è la Luna
e le Pleiadi in mezzo alla notte;
Giovinezza dilegua
e ora nel mio letto resto sola.
Scuote l’anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.
Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero.
James Hillman concluderebbe quindi nella Grecia arcaica e classica Eros non si è ancora unito a Psiche. Il connubio fatale tra queste due divinità si materializzerà infatti, per la prima volta, nell’animo di un giovane poeta Veronese, di rango equestre, inviato dalla famiglia a Roma per studiare retorica e far carriera politica: Catullo.
Non ci è dato sapere come Catullo abbia incontrato Clodia, discendente di Appio Claudio Cieco, intelligente, spregiudicata e bellissima moglie del tribuno Quinto Metello Celere, più grande di lui e comprensibilmente assai più esperta delle cose del mondo: il giovane provinciale rimane folgorato dalla bellezza della gran dama -e il flirt che Clodia intreccia con lui assume ai suoi occhi inesperti il valore di una passione totalizzante. Inizialmente, la relazione nasce sotto gli auspici di Afrodite (quando sorride innamorata, Lesbia eleva al pari degli dei l’estasi di chi le è seduto davanti: Ille mi par esse deo videtur), e si consuma nel segno di Eros, con l’esortazione ai baci infiniti, ad amare e vivere freneticamente, prima che la lunga notte ci addormenti nell’oblio (Vivamus, mea Lesbia, atque amemus). Ma presto in Catullo l’amore inizia a diventare profondo : non si limita più al soddisfacimento dei sensi, ma lo tocca in una dimensione interiore- la dimensione propria di Psiche, cioè dell’anima. Inizia così la discesa di Psiche agli inferi : i tormenti della gelosia, – l’esortazione a farsi forza e non cedere (Catullo, smettila di fare lo stupido, e considera ormai finito ciò che hai visto finire) il sarcasmo disperato (viva e stia bene con i suoi trecento amanti che si gode nelle taverne, senza amare davvero nessuno ma rompendo la schiena di tutti) la lacerazione interiore(Odi et amo), addirittura la distinzione concettuale tra amare e bene velle , tra passione fisica e amore nel senso moderno del termine, che ancora oggi sono per noi categorie psichiche di fondamentale importanza . Anzi, Catullo va oltre: in nome dell’amore giustifica e legittima l’adulterio, in cui il reciproco impegno amoroso degli amanti ha il valore di un foedus , di un patto non scritto ma paragonabile per sacralità al matrimonio: Vita mia, mi prospetti l’amore come felicità, e che il nostro sarà eterno. O dèi, fate che possa promettere il vero e che sia sincera dal profondo del cuore, così che ci sia lecito trascorrere tutta la vita in questo sacro vincolo di amore eterno.
Purtroppo i tormenti di Catullo non ricevono aiuto né grazie da Eros: la sua Psiche scende negli inferi senza più fare ritorno. E così la storia, come è noto, si conclude con il Catullo agonizzante che, in nome della sua pieta chiede gli dei di liberarlo dall’amore, per quanto sia difficile, perché ormai per lui, ammalatosi anche di tisi, è diventata questione di vita o di morte, e deve farcela, in qualsiasi modo, lo deve sconfiggere a qualsiasi costo ( difficile est longum subito deponere amorem, difficile est, verum hoc qua lubet efficias: una salus haec est. hoc est tibi pervincendum, hoc facias, sive id non pote sive pote).
L’esperienza di Catullo segna un punto di non ritorno nella cultura occidentale. Dopo di lui, a riconoscere l’amore come un servitium, una devozione assoluta ma anche una militanza del pensiero e della mente, saranno gli elegiaci Tibullo e Properzio e Ovidio, le cui Heroides, più ancora delle Metamorfosi , segnano , con le lettere delle eroine appassionate ai loro amati, come Amore sia ormai entrato perman
Lo scambio di doni e biglietti promuove dunque un evento privato a rituale collettivo; il dono scambiato
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Perchè solo dalle nozze di Amore e Psiche nasce Voluttà, ovvero il perfetto appagamento dei sensi e dell’anima, vero e inconfessabile mito della società del transitorio e dell’effimero, spronata dal pungolo del consumismo a ricercarla vanamente in ogni cosa e in ogni persona che in senso letterale o metaforico sia in vendita.
RISORSE E NOTE A MARGINE
*Per chi volesse approfondire la tematica del ruolo di Psiche nella cultura occidentale e nella psicologia junghiana, farà al caso il testo di J. Hillman, Anima;
**Il bellissimo video de I miti greci dedicato alla favola di Amore e Psiche (prima e seconda parte);
– La traduzione del testo di Saffo è di Salvatore Quasimodo; le traduzioni da Catullo sono mie.