Errata corrige
Volevo scusarmi (e in particolare con Andrea) per le mie parole molto violente dell’ultimo post.
Il fatto che abbia interpretato le sue parole come una critica personale (mentre il suo intento era di tutt’altro tipo e da me condiviso) mi ha fatto notare in maniera palese che c’era dell’attaccamento di una parte di me alle parole che normalmente scrivo nei post. Una immedesimazione con esse. Che non mi ha permesso di arrivare al contenuto di Andrea. Ha fatto da velo.
Forse ha ragione anche Paola sul fatto che ci sia anche presunzione in esse. E anche di questo mi scuso. Posso solo dire che anche se le mie parole possano sembrare presuntuose quello non era il mio scopo quando scrivevo. Probabilmente la presunzione se c’è fa parte di una delle mie modalità di espressione (forma) ma non del contenuto.
Il mio intento era quello di cercare di far vivere nel lettore quello che sto sperimentando all’interno di me stesso. Cioè che abbiamo molti punti di vista all’interno al variare delle circostanze. Ma anche se ci troviamo in un punto di vista differente (arrabbiato per esempio o mentre mangio un gelato o in un'altra situazione) usiamo sempre la stessa parola per iniziare i nostri discorsi “io”. Mentre (almeno per me) sento la necessità di trovare termini diversi per definire queste diverse parti di me. Non è più possibile descriverle partendo da una parola che esprime una unicità del soggetto quando in realtà non esiste una unicità del soggetto ma un miscuglio di desideri di pensieri di sensazioni dei quali uno solo alla volta si manifestano a seconda delle circostanze.
E partendo dall’io, ogni altra parola che uso è caricata del mio significato e per ognuno di noi è lo stesso. Cosi per me stupido ha un significato, per Barbara un altro (ho apprezzato il suo post) , e cosi via per ognuno di noi (aldilà di quale definizione sia giusta o no).
Quello che vi domando è: esiste un modo per superare questa confusione? Questa incomprensione che , cosi esplicita nel linguaggio, è meno evidente (ma ancora presente) in ogni nostra azione e sulle quali l’uomo ha costruito rapporti interpersonali, un mondo e una società?
Da questa domanda scaturisce la mia “ricerca” (ma ognuno ha la sua) , il mio tentativo di cercare un modo (perché sono convinto che esista) per andare oltre a questa confusione. Ma naturalmente è una mia necessità e non posso pretendere che sia di altri. Posso solo manifestarla. Non obbligare altri affinché sia condivisa.
Grazie ad Andrea ho puto notare un altro aspetto di me.
Archimede
“Datemi un punto d’appoggio e vi solleverò il mondo”
Nazzucau
…il punto fisso che sto cercando è all’interno di me
e questa ricerca sta ssumendo un importanza crescente rispetto
ad altre mille possibilità che potrebbero vivere in me.
E' questione di scelte...
Da questo punto di vista molte mie azioni e pensieri possono risultare più chiari all'esterno.