Per il mio caso evito la parola solitudine, per un sospetto di romanticismo, e preferisco dire isolamento. E' stata la mia pratica d'infanzia.
Intorno avevo la più fitta densità umana d'Europa, Napoli era sotto morso di tarantola e non serviva a niente chiudere finestre. L'insonnia di strilli, voci, suoni non aveva orario.
Ma nella stanzetta dei libri, sotto gli spalti e gli scaffali dove c'era il mio letto, si stava in un'ovatta di quiete. Ho saputo da bambino che i libri sono il miglior materiale isolante e li ho amati per questo.
Dietro le loro pagine non potevo essere raggiunto. Dovevano strapparmele di mano, perché non sentivo i richiami ch'era pronto a tavola.
(Erri De Luca, L'isolamento coperto dai libri, La Repubblica del 18 febbraio)