Erri De Luca
Montedidio
Universale Economica Feltrinelli
Voto: 8
Aveva ragione chi me lo ha consigliato: semplicemente un gioiello. Erri De Luca è uno dei pochi scrittori italiani affermati a cui offrirei volentieri un caffè o un bicchiere di vino (o meglio ancora una pizza "gusto margherita" preparata da "Gigino ‘o fetente"), solo per il piacevole privilegio di stare in sua compagnia qualche minuto. Anche in silenzio: di cose belle mi bastano quelle che scrive.
Montedidio: poco più di cento pagine. Ognuna è un capitolo a sé, la cui lunghezza è quasi sempre di mezza pagina, un terzo di pagina. Ma sono così sature di poesia, intelligenza, umanità, buona scrittura, vivide immagini, personaggi da non dimenticare, momenti di commozione intensa, che ti viene voglia di assaporarle al rallentatore, per gustarle meglio e di più. Sono paragrafi densi, opera di un vero e raro artista della parola scritta. Artista orafo e artigiano, poeta e falegname. Così ben intagliati e rifiniti con la pialla da rendere difficilissimo scegliere quali estrapolare per dare l’idea del livello del libro: si farebbe prima a ribatterlo per intero.
Come spesso accade coi testi più magici e coinvolgenti, anche qui il mondo è visto con gli occhi di un ragazzino. Rarissimamente un romanzo così breve (concentrandolo in pagine “piene” potrebbero diventare poco più di 70) è un romanzo onesto. Questo lo è. Non è solo onesto: è bellissimo. Evidentemente, la napoletanità Artistica è destinata a entrare in sintonia con me, a guadagnarsi il mio affetto: dopo Eduardo e Totò, e dopo Ivan Cotroneo, ci voleva un secondo Scrittore. (Fra l’altro, grazie alla scena in cui i due ragazzini vanno a vedere proprio un film di Totò, ho imparato lo splendido modo napoletano – solo apparentemente spregiativo – di definire il cinematografo: “l’imbroglio nel lenzuolo”). Ho letto tardivamente il suo Montedidio a undici anni dalla pubblicazione. E adesso gli voglio bene, a Erri.