ESA Rosetta: -4 giorni! Gli ultimi aggiornamenti sulla cometa 67P

Creato il 02 agosto 2014 da Aliveuniverseimages @aliveuniverseim

Ormai mancano appena 4 giorni all'incontro della sonda dell'ESA Rosetta con la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko.
Il 31 luglio, solo 1.327 chilometri separavano la sonda dal suo target.

Dal punto di vista di Rosetta, la situazione sta diventando interessante.
Ad una distanza di 10.000 chilometri la sonda ha scoperto l'intrigante forma della cometa, una binaria a contatto e le immagini successive, hanno consentito di creare un nuovo modello prelinare del nucleo.

Ma ora, si iniziano a distinguere sempre più chiaramente i dettagli della superficie, aree più o meno chiare e crateri. In particolare, c'è una zona del "collo", ossia del punto di intersezione dei due elementi che compongono il nucleo, che risulta più lumionsa rispetto al resto ed è ancora oggetto di discussione.

L'Agenzia Spaziale Europea, come promesso, dal 24 luglio scorso ha iniziato a pubblicare un'immagine raw al giorno sul blog di missione, che potrebbe non sembrare molto ma è, invece, una grande conquista per tutti gli appassionati dopo qualche polemica iniziale sulle modalità di rilascio delle informazioni, foto comprese.

Per tutti gli altri dati bisognerà attendere il cosiddetto "periodo proprietario", che per la missione Rosetta è di sei mesi. Purtroppo, non si tratta di sei mesi effettivi, nel senso che le immagini di oggi NON verranno pubblicate a febbraio 2015.
Emily Lakdawalla ha chiesto esplicitamente all'ESA da quando parte esattamente questo periodo, ricevendo risposta da Maud Barthelemy, Rosetta Archive Scientist dell'ESA. A quanto pare, l'orologio scatta dallo sbarco di Philae sulla cometa e più precisamente da quando verrà eseguita la prima sessione di scienza dopo l'atterraggio. Quindi, se l'atterraggio avverrà a novembre, il primo set di dati verrà rilasciato a maggio 2015, dopodiché saranno pubblicate release successive di tre mesi in tre mesi.

Qui sotto una preview delle ultime immagini del 31 luglio.
Ogni scatto è accompagnato da un dettaglio ingrandito 10 volte rispetto all'originale.

Credits: ESA/Rosetta/NavCam

I frame pubblicati sono stati ripresi dalla Navigation Camera, ossia dalla fotocamera di servizio, che ha una risoluzione 5 volte inferiore a quella della Narrow Camera di OSIRIS.

Ruotando opportunamente in nucleo in modo da posizionarlo secondo un medesimo asse, è facile notare che, tolta la prima immagine, la forma è pressoché identica a parte la dimensione.
Qui sotto, gli scatti in sequenza dal 25 al 30 luglio: in alto le immagini originali così come sono state riprese da Rosetta, in basso il nucleo ruotato secondo uno stesso orientamento.

Credits: ESA/Rosetta/NavCam/Marco Di Lorenzo

Considerato che le immagini pubblicate sono scattate su base giornaliera, mentre il periodo di rotazione della cometa è di 12,4 ore, cioè circa la metà esatta dell'intervallo di rilascio, possiamo ipotizzare che siano state scattate più o meno tutte alla stessa ora, cioè quando il nucleo mostrava la stessa faccia a Rosetta.

Non appena ho notato questo criterio di presentazione, sono stata combattuta nel decidere se fosse un bene o un male: da una parte avere a disposizione viste diverse della cometa ha il suo fascino ma dall'altra, poter vedere il nucleo ingrandirsi di giorno in giorno sempre dalla stessa angolazione, aiuta a vivere al meglio la fase di avvicinamento di Rosetta al suo target.

Ma ciò che rende le comete interessanti non è solamente il nucleo.
Questi insoliti viaggiatori spaziali sono fondamentalmente sacche di polvere e gas che si sviluppano intorno ad un cuore di roccia e ghiaccio.
Man mano che si avvicinano al Sole, il calore fa sublimare la superficie ghiacciata (dallo stato solido a quello gassoso) e il gas inizia a fuoriuscire dal nucleo. Oltre alla nube di gas, vengono trasportate nello spazio anche minuscole particelle di polvere. Insieme, questi elementi si espandono nella chioma.

Il riscaldamento continua e l'attività aumenta mentre la cometa viaggia verso il perielio, tanto che la chioma diventa sempre più ampia, raggiungendo anche un milione di chilometri di diametro.
Il calore fa evaporare la superficie del nucleo e le particelle liberate vengono spinte via dalla pressione della radiazione solare. Si formano quindi due code, una formata da gas ionizzati, modellata dal vento solare, rivolta in direzione opposta al Sole e generalmente di colore bianco-bluastro; l'altra, formata da polveri, invece, che assume un aspetto più curvo che dipende dalla massa del pulviscolo. Gli elementi più pesanti tendono a rimanere vicino alla cometa e ripercorrono la sua orbita, mentre quelli più leggeri arrivano più lontano, formando una caratteristica coda a ventaglio, la cui luminosità degrada uniformemente verso l'esterno.
Quando la cometa si allontana dal Sole e torna al Sistema Solare esterno, l'attività, la chiome e le code svaniscono.

Oggi, la cometa 67P e Rosetta sono tra le orbite di Giove e Marte, circa 544 milioni di chilometri dal Sole.

Ma 67P raggiungerà il perielio tra un anno, il 13 agosto 2015, arrivando a 185 milioni di chilometri dal Sole.
Rosetta, quindi, potrà iniziare a studiare il comportamento della cometa con il dovuto anticipo ed, allo stesso tempo, imparare a muoversi in un ambiente complesso quando la situazione è ancora tranquilla.

67P ha iniziato a mostrare segni di vita a fine aprile, per poi spegnersi nuovamente i primi di giugno.
Ora, però, nonostante manchi ancora diverso tempo al momento di maggiore attività cometaria, sembra sfoggiare una chioma piuttosto ampia, che abbraccia il nucleo per oltre un migliaio di chilometri.

Il 25 luglio, la fotocamera grandangolare WAC di OSIRIS ha immortalato la cometa da una distanza di circa 3.000 chilometri, con tempo di esposizione prolungato di 330 secondi (5,5 minuti).
L'immagine copre una superficie di circa 150 x 150 chilometri.

Riprese di questo tipo sono abbastanza complesse perché la fotocamera deve fare i conti con la forte luminosità del nucleo.

Credits: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA

L'immagine è stata elaborata utilizzando la scala di grigi per mettere in risalto la densità delle particella della chioma, massima vicino al nucleo e più diffusa verso l'esterno.
La struttura circolare nebulosa a destra del nucleo, è un artefatto.
Punti e strisce sullo sfondo sono, invece, stelle e raggi cosmici.

Quella che segue è una rielaborazione della stessa scena di Marco Di Lorenzo, ottenuta fondendo la lunga esposizione di OSIRIS con l'immagine della NavCam del 25 luglio, così da migliorare la visibilità del nucleo, qui in negativo, che risulta fortemente sovraesposto nell'immagine ESA.

Credits: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA/NavCam/Marco Di Lorenzo

Ora, il compito del team sarà quello di correlare i dati ottenuti da distanze diverse in modo tale da valutare lo stato della cometa e se sulla superficie ci sono punti localizzati attivi. Ad esempio, la natura asimmetrica della chioma potrebbe dipendere proprio dalla forma irregolare del nucleo che viene illuminato in modo disomogeneo dalla luce del Sole durante la rotazione e potrebbe anche avere una composizione diversa.

Nel frattempo, oltre alle immagini, iniziano ad arrivare anche i primi dati.
Tra il 13 e il 31 luglio, quando Rosetta si trovava tra i 14.000 e i 5.000 chilometri da 67P, lo spettrometro VIRTIS (Visible Infrared and Thermal Imaging Spectrometer) a bordo della sonda ha raccolto la luce infrarossa emessa dalla cometa e gli scienziati hanno potuto determinarne la temperatura superficiale media, circa -70° Celsius.
Questo dato conferma le osservazioni eseguite da Terra in cui la cometa risultava a bassa riflettanza, indicando che la sua superficie è per lo più ricoperta di polveri. Cioè, 67P sembra troppo calda per essere composta prevalentemente da ghiaccio, almeno 20 o 30 gradi in più.

"Questo risultato è molto interessante, perché ci fornisce i primi indizi sulla composizione e le proprietà fisiche della superficie della cometa", ha dichiarato Fabrizio Capaccioni dell'INAF-IAPS di Roma, principale responsabile per lo strumento.


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