ROMA - Esami del sangue per scoprire se il feto che si sta portando in grembo ha delle anomalie? Non sono efficaci come l’amniocentesi e la villocentesi: spesso danno dei falsi positivi a patologie gravi come la sindrome di Down. E’ l’allarme lanciato, attraverso il Messaggero, da Claudio Giorlandino, ginecologo presidente della Fondazione Altamedica per lo studio delle patologie della madre e del feto.
I falsi positivi, avverte Giorlandino, possono portare delle donne a decidere di interrompere la gravidanza in base a dati sbagliati. Per questo il ginecologo solleva la questione dell’attendibilità di questi test di screening
“nati per evitare o ridurre il ricorso a esami invasivi come amnio e villocentesi”. Al centro delle polemiche test “che si fanno a 11 settimane, al costo di 800-900 euro, attraverso il prelievo di sangue materno che di solito viene inviato all’estero. Prescindendo da tutte le considerazioni scientifiche pro e contro tali test, sento il dovere etico di riferire la mia esperienza che, da sospetto, è divenuta allarme per quel che ho potuto documentare”,
ha detto al Messaggero, raccontando la propria esperienza di medico di otto gestanti
“Avevano avuto un test positivo per patologia fetale, prevalentemente da un unico centro di genetica, dopo essere state sottoposte a questi test di screening. Ho eseguito il test di conferma con amniocentesi o villocentesi riscontrando, con sbigottimento, che in 6 casi non venivano confermate le patologie: 5 feti sono risultati sani e su uno, verosimilmente anche sano, sono ancora in corso verifiche”.
Queste pazienti hanno potuto evitare un aborto che altrimenti avrebbero chiesto, ma molte altre donne non si sottopongono a questo secondo controllo, e finiscono, in alcuni casi, per interrompere una gravidanza che sarebbe sanissima.
”Se a me, su 8 donne giunte casualmente, il 75% circa aveva un risultato errato, immagino quante altre volte questo sia avvenuto in Italia”.