E' uscito il primo e omonimo album del trio voce-chitarra-violoncello Musica Libera, che dal 2013 è fortemente unito dal comune amore per la poesia e la canzone d'autore, acustica, cameristica.
La voce chiara e espressiva di Silvia Rasconà, cantante dalla lunga esperienza nell'ambito del teatro-canzone, si unisce al violoncello di Alessia Marcato - con le sue influenze molteplici, dalla sinfonica al rock - e alla chitarra di Stefano Scatozza, membro fondatore degli Acustimantico e direttore dell'Orchestra del 41° parallelo, che per questo progetto ha curato anche la composizione e gli arrangiamenti.
La ricerca di un suono al tempo stesso classico e moderno-contemporaneo, viene applicata sia a due canzoni molto note come "Vengo anch'io. No, tu no" e "Fotoromanza", rivisitate con citazioni che vanno dai Nirvana di "Teen like teen spirits" al minimalismo di Steve Reich, sia a sei brani originali tra cui "La brioche" e "Il funambolo", in cui ad un'armonia molto vicina a quella dei classici del jazz si uniscono improvvise aperture modali, che ricordano il Bill Evans di "Time Remembered" o le atmosfere di gruppi di avantgarde pop come i Clogs o i Rachel's.
Mentre nell'album il trio ha scelto di privilegiare le proprie canzoni originali, durante i live molte sono le cover, "rimaneggiate" con uno stile strettamente personale: da brani di Tenco, a Concato, a Fanigliulo, ad un grande compositore amico del trio e ora scomparso, Giorgio Zinzi.
La ormai ventennale collaborazione compositiva tra Danilo Selvaggi e Stefano Scatozza ha regalato al trio due brani molto differenti tra di loro, ma ugualmente incisivi: "La canzone delle strisce pedonali", un pezzo di teatro-canzone ironico in cui la voce ospite del cantautore Piji si integra magistralmente con il suono del trio, e "Rosa futura", brano decisamente onirico e poetico.
Testi e musica autobiografici, scritti e arrangiati in trio per un album non a caso autoprodotto, che racconta del proprio vissuto urbano, del desiderio di luce, apertura e riscatto insieme a un sentimento di precarietà esistenziale.
La musica è vissuta come un altro punto di vista, un'altra prospettiva, una possibilità nuova, "una rosa futura".
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