Esce “Turnari”, l’album che segna il ritorno degli Agricantus, la formazione italiana di world-music più celebre e apprezzata nel mondo.
Anticipato dal primo singolo “Nsunnai” e dall’acclamata esibizione al Concerto del 1° Maggio, banco di prova dei loro prossimi live-show, il gruppo di Mario Crispi e Mario Rivera (i due membri fondatori degli Agricantus), presenta il suo nuovo volto, arricchito dal talento di Federica Zammarchi, Giovanni Lo Cascio e Giuseppe Grassi. Il nucleo che si è venuto a formare ha ritrovato intatto lo spirito degli inizi, rafforzato grazie al contributo dei nuovi compagni di viaggio. Parte integrante di questo nuovo “ritorno” è stata la supervisione del produttore Paolo Dossena e della sua Compagnia Nuove Indye, l’etichetta che ha pubblicato in Italia e nel mondo tutti i loro successi.
Gli Agricantus, ormai da diversi anni maestri della contaminazione tra generi e linguaggi artistici, confermano ed ampliano il loro modo di concepire la musica come strumento per capire il mondo, conoscere le sue zone discriminate e i suoi popoli ricchi di storie da raccontare.
Quando si parla degli Agricantus non si possono separare musica e parole, forma sonora e sentimento sottostante.
L’album, scritto integralmente in lingua siciliana, presenta molti testi in endecasillabi e con una preponderante ricerca della rima strofica. Tale metrica e tale struttura sintattica prevalgono anche nella musica e nella poesia di tradizione orale siciliana e in gran parte di quelle orali e letterarie italiane.
Musicalmente hanno scelto di ritornare a una dimensione più umana, rivolta al suonare insieme e con strumenti “veri”, nell’intento di mitigare l’attuale ubriacatura tecnologica collettiva che tende a rimuovere velocemente il passato. Tutti i musicisti hanno suonato diversi strumenti nei vari interventi, limitando così l’uso dei campionamenti a qualche suono percussivo di contorno o a qualche sonorità elettronica di supporto. Gli strumenti utilizzati sono duduk armeno, maui xaphoon, ney persiano, bifara e marranzanu siciliani, didjeridoo aborigeno, arghoul egiziano, zummara libiche, bansuri indiano, guimbrì marocchino, qraqeb berbere, darbouka magherbina, cajon latino, riq egiziano, tamburello e tammorre, mandolino, mandola e mandoloncello, e il violino. Tutti gli strumenti sono suonati sia con le tecniche tradizionali tipiche sia con tecniche provenienti da altre culture.
“Turnari” hanno dichiarato gli Agricantus “è un ‘concept album’ sulla ciclicità del tempo, ispirato allo stretto rapporto che lega le culture del mondo ai cicli della terra. Non a caso la grafica dell’album è ispirata ai calendari perpetui che nel corso dei secoli hanno aiutato l’uomo a scandire le stagioni, i rituali, le celebrazioni e le pratiche di vita”.
Gli Agricantus si formano a Palermo nel 1979. Il loro repertorio attinge ai suoni del deserto e delle periferie del mondo, ma anche ai ritmi ossessivi del rock e alle musiche tradizionali del Mediterraneo, dalla “taranta” dell’Italia del Sud al folk mediorientale e nordafricano. Una miscela sonora resa ancor più suggestiva da un set che combina strumenti etnici a corda e a fiato accanto alla più sofisticata tecnologia elettronica.
Uno dei loro primi album, Tuareg, si aggiudica il Premio Tenco e raggiunge il 6° posto della classifica di World Music Charts Europe. Sull’onda del successo, gli Agricantus vincono anche il Premio Nomadi per il tributo ad Augusto Daolio e il Premio Italiano della Musica come miglior gruppo.
Nel 1999 con Best of Agricantus, la band approda negli Usa, in Canada, America del Sud, Australia e Giappone. In poche settimane il disco raggiunge la vetta delle classifiche radiofoniche americane e australiane. Nello stesso anno esce Faiddi, una raccolta dei loro brani migliori riarrangiati e reinterpretati dal vivo, che diventa anche la colonna sonora della mostra fotografica “On Their Side” organizzata dall’Unicef.
Intensa anche l’attività per il cinema che frutta colonne sonore di successo, da quella acclamata per Il Bagno Turco di Ferzan Ozpetek (insieme a Pivio e Aldo de Scalzi dei Trascendental), fino a I Giardini dell’Eden e Placido Rizzotto.
Nel 2001 è la volta di Ethnosphere, un’opera che arricchisce ulteriormente il repertorio degli Agricantus, integrato dal vivo anche con originali cover di Franco Battiato, Patti Smith, Sinéad O’Connor. Con Habibi del 2005, si consolida la dimensione ormai internazionale della band, riconosciuta anche in America come una delle migliori realtà world europee.
Sito ufficiale Agricantus: www.agricantusofficial.com www.facebook.com/Agricantus.official
Compagnia Nuove Indye: www.cnimusic.it - www.facebook.com/CompagniaNuoveIndye