“Solo coloro che tentano l’assurdo raggiungeranno l’impossibile.”
(Maurits Cornelis Escher)
In sintesi, è questo lo stile di Maurits Cornelis Escher. Vissuto a contatto con i maggiori cambiamenti storico-culturali del Novecento – la tragica esperienza della Seconda guerra mondiale, il clima politico caratterizzato dalla dittatura fascista, la deportazione nei campi di concentramento –, tenta di distaccarsi dalla società a lui contemporanea, affinché possa guardare altrove, in un mondo diverso che pure è unito con il reale creando dalle forme geometriche l’illusione ottica.
Dal 20 settembre 2014 al 22 febbraio 2015, DART Chiostro di Bramante e Arthemisia Group, in collaborazione con la Fondazione Escher, grazie ai prestiti provenienti dalla Collezione Federico Giudiceandrea, curata da Marco Bussagli – saggista, storico dell’arte e docente presso l’Accademia di Belle Arti di Roma –, con il patrocinio di Roma Capitale, ci sarà la mostra dedicata all’artista, che intende dare rilievo alla sua capacità di concepire il mondo in un’ottica diversa, producendo un effetto singolare fra la magia, la finzione e il gioco.
Un evento unico perché i visitatori potranno assistere a una vera e propria mostra antologica, in cui sono esposte oltre 150 opere, fra cui i suoi capolavori più noti come Mano con sfera riflettente (1935), Giorno e notte (1938), Altro mondo II (1947), Casa di scale (1951) e altre che pongono l’accento sull’abilità multiforme dell’artista nel realizzare opere usando tecniche diverse: dagli schizzi a matita all’acquerello, dalla xilografia alla litografia, all’incisione.
D’altra parte, in Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò – il seguito di Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie, pubblicato nel 1871 –, lo scrittore afferma che: «È una ben povera memoria quella che funziona solo all’indietro», perciò l’obiettivo è di guardare avanti e di sperimentare. Lo stesso fa anche Escher che crea uno scenario caratterizzato dai continui mutamenti. Eppure, secondo lui: «Adoriamo il caos perché amiamo produrre l’ordine».
In realtà, «l’altrove» realizzato da Escher, è ben riconoscibile, soprattutto perché figura in diversi oggetti del quotidiano, perciò molti conoscono le sue incisioni: le sue visioni sono ovunque, nei francobolli, nelle copertine dei dischi e dei libri e nei film. Insomma, c’è un importante riferimento dell’autore nella ‘cultura di massa’. Gli esempi sono molti: dal famoso film Labyrinth (1986) di Jim Henson, che s’ispira alla litografia Relatività (1953), allo speciale volume pubblicato da Sergio Bonelli Editore, dall’opera che appare in un film di culto come Donnie Darko (2001), alle stampe del film Inception (2010) di Christopher Nolan, alla nuova copertina del romanzo di fantascienza Il mondo nuovo scritto da Aldous Huxley. Di qui poi il rifacimento di alcuni cantanti che appartengono al genere metal, e che si sono ispirati da questo enorme apparato iconografico. Lo stesso che è tracciato da nastri e nodi, che creano terze dimensioni in cui i contorni e i colori principali – il bianco e il nero – si sfumano fra loro e si confondono.
Il saggio si compone di più sezioni, in cui emergono i temi predominanti della produzione di Escher: dagli aspetti di natura matematico-geometrica – importante perché dalle stesse opere sono emersi codici di cui l’artista si è servito per comprendere al meglio il mondo circostante –, all’analisi delle maggiori opere, ai contributi che ha portato nell’ambiente storico-artistico di riferimento, al confronto con gli altri artisti che hanno ispirato le sue opere, o suoi contemporanei come il movimento dell’Art Nouveau – o Liberty, com’è riconosciuto in Italia –, alle varie contaminazioni dei movimenti avanguardistici, agli autori del calibro di Albrecht Dürer, Giovan Battista Piranesi, Giacomo Balla, Gino Severini, Salvator Dalì, Keith Haring e altri.
Nondimeno la passione per il meraviglioso, che è nata durante il periodo trascorso in Italia, e in particolare nel Centro Sud dalla Toscana alla Calabria. Ed è da questi paesaggi – caratterizzati da luoghi scoscesi, visioni aeree dei paesini, dirupi e agglomerati di case e di borghi – che è ispirato, che lo portano a realizzare immagini geometriche e a usare la cristallografia. Così, l’effetto di grande impatto sull’osservatore è immediato ed è quello che si annuncia alla mostra di Roma in cui, fra gli altri, spiccano le opere di artisti come Marcel Duchamp, Giorgio De Chirico, Giacomo Bella e Luca Maria Patella, per un confronto interessante. In fondo, il lavoro di sperimentazione è importante per Escher: «Il mio lavoro è un gioco, un gioco molto serio».
La mostra su Escher è aperta a Roma nel Chiostro del Bramante dal 20 settembre 2014 al 22 febbraio 2015.
Orari: 10:00 – 20:00, sabato e domenica 10:00 – 21:00. Ingresso 13 euro, ridotto 11. Per altre riduzioni e informazioni consultare il sito.
Written by Maila Daniela Tritto
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