ESCLUSIVA AA: L’Agente Fifa Giulio Tedeschi si racconta…

Creato il 19 gennaio 2016 da Agentianonimi

Proseguiamo il nostro viaggio nel pianeta Calcio facendoci guidare stavolta da Giulio Tedeschi, Agente Fifa che ha accettato di  rispondere alcune domande e curiosità riguardo la sua professione e molto altro.

Salve Giulio, prima di tutto la ringrazio a nome di Agenti Anonimi per la sua disponibilità e inizio chiedendo come hi scelto la vita da procuratore. In poche parole, da cosa è iniziato tutto?

Avendo frequentato la facoltà di Giurisprudenza, ho avuto un percorso di studi orientato e indirizzato a questo tipo di decisione. Scelta legata anche alle mie perplessità perplessità per quanto riguarda gli indirizzi classici che un laureato in giurisprudenza avrebbe potuto scegliere, come ad esempio un civilista, un penalista, un concorso in magistratura o in notariato. Sono tutte cose che possono nascondere il  fascino arcaico della giurisprudenza, per chi come me è amante della stessa, però ovviamente si finisce a mio avviso per esautorare il contenuto classico e reale e materiale di queste professioni. Ho orientato i miei studi in una materia sicuramente non tanto battuta, perché il Diritto Sportivo è senza dubbio una disciplina giovane, nata grossomodo nel 2001. Da quel momento ho ricevuto un’ottima guida dai miei due istruttori, anche loro Agenti Fifa che però preparavano ed istruivano solo ai concorsi, senza esercitare realmente la professione di Agenti. Lo studio è sui manuali strettamente legati alla figura di Agente, mi sono preparato per circa cinque mesi solo sui testi delle federazioni sportive internazionali, ho studiato molto anche sui testi della FIGC, la norme organizzative interne, i codici di diritto sportivo e giustizia sportiva e poi ovviamente le normative relative ai trasferimenti della Fifa, proprio sui codici della stessa Federazione Internazionale. Molto spesso mi capita di sentire alcuni agenti improvvisati che dicono: “ Ma io voglio fare il procuratore sportivo”, e poi non sanno assolutamente nulla da un punto di vista normativo e nozionistico.

I due nomi a cui si riferiva prima sono l’avv Raffaele Rigitano e Franco Campana?

Si, devo la mia preparazione all’ avvocato Franco Campana e all’esperienza di  Raffaele Rigitano e del Mister Paolo Specchia. Loro sono attualmente i miei maestri ma non esercitano realmente questa professione. Campana tra gli altri suoi assistiti ha avuto gente come Beckenbauer, quindi parliamo di professionisti ad un livello pazzesco. Le mie due guide inizialmente sono state: Gianluca Izzo, Agente Fifa che si occupa della Figc, e Antonio Giordano che invece si occupa proprio delle relazioni con la Fifa. Loro mi hanno preparato al concorso, poi sono stato introdotto alla materia appunto dagli avvocati Raffaele Rigitano e Franco Campana.

Leggo dal suo sito che questa professione necessita di un’ottima conoscenza delle lingue straniere più importanti come ad esempio lo spagnolo.

Si, ho studiato lo spagnolo da autodidatta nel momento in cui ho fatto un’esperienza a  Barcellona. Credo che la pratica sul campo sia fondamentale e posso dire di essere arrivato ad un livello sufficiente e nel parlato riesco a farmi capire in maniera discreta. Discorso un pò più particolareggiato per quanto riguarda l’inglese,  credo sia una lingua fondamentale in qualsiasi professione oggi. In qualsiasi paese in giro per l’Europa orami si parla la lingua inglese, anche nella nostra professione consiglio sempre ai miei colleghi di approfondire lo studio di queste lingua. Molti siti o piattaforme indispensabili per noi Agenti chiaramente sono creati non soltanto dall’Italia, ma nascono in lingua inglese, perciò la non conoscenza dello stesso può comportare una serie di ritardi. Le lingue importanti oltre a Spagnolo ed Inglese sono sicuramente Tedesco e Portoghese, anzi uno dei miei prossimi obiettivi sarà proprio approfondire la conoscenza di queste due lingua.

Lei segue molti giocatori, soprattutto stranieri, possiamo raccontare come si arriva a questi calciatori?

Per esercitare questa professione e aprire la partita iva occorre la continuità della prestazione lavorativa, io stesso sono iscritto a molte piattaforme a pagamento quindi, soprattutto i primi anni, questo lavoro non porterà grandissimi guadagni, a volte sarà difficile andare in pari. Ci sono ovviamente dei costi, dalla partita iva alle spese dei viaggi per andare a conoscere un calciatore. Qui torniamo al tema principale della domanda, uno degli aspetti fondamentale per arrivare ad alcuni giovani talenti è il rapporto umano che si crea quando due uomini si conoscono di persona rispetto ad un freddo scambio di e-mail o telefonate. Ad esempio, ho da poco preso in procura un terzino del Boavista, Alex Junior Christian. Questo ragazzo ha avuto qualche dubbio legato al fatto di firmare con uno sconosciuto, la lingua, come dicevo prima, è arrivata in aiuto, anzi se avessi conosciuto il portoghese sarebbe stato tutto più facile, ad ogni modo ci siamo fatti bastare l’inglese. Ho cercato di convincere lui e la famiglia che l’intenzione di un Agente non è lucrare sul figlio in maniera smisurata e smodata ma si cerca di fare il bene del ragazzo proprio perché facendo il suo bene si fa anche il bene nostro. Tornando alla domanda, come si fa ad arrivare a certi giocatori, Naturalmete io non ho la ricetta esatta ma serve tanta dedizione, professionalità ed infine la sponsorizzazione.

In base alla sua esperienza personale, in quale paese i Procuratori e gli Agenti hanno una vita più facile?

Per tante ragioni il campionato che mi affascia maggiormente è quello Inglese. Nel corso di uno dei miei soggiorni Londinesi, durante il quale ho potuto conoscere realtà come il Birmingham, il Leicester e il Fulham, ho potuto notare come sia diverso il rispetto dei ruoli all’interno delle società. Situazione molto diversa da quella a cui siamo abituati in Italia.

Lei riesce spesso ad viaggiare per andare a  trovare i “ suoi Ragazzi”?

Si, spesso vado a trovarli anche se ,chiaramente, non posso andarci sempre. Attualmente ho in procura 14 ragazzi.

Tornando all’Italia, cosa dovrebbe fare la Federazione per incentivare l’utilizzo di giovani talenti italiani in prima squadra?

Questa è una domanda intelligente e interessante anche se, per non dare una risposta scontata, sarebbe meglio non rispondere. In Italia purtroppo manca la cultura del saper attendere il risultato, questo soprattutto nelle prime squadre, le più titolate, come Inter, Milan o Roma. Un errore che non avviene in altri paese come ad esempio l’Inghilterra, dove c’è una cultura che consente la crescita dei giovani fenomeni, e lo sviluppo del calcio sano. In Italia si costruiscono, dalla piccola realtà di serie B alle grandi vincenti di serie A, delle squadre malate.

Andrea Ronchi


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