Si è tradizionalmente detto che le due caratteristiche che distinguono gli uomini dagli altri animali è il linguaggio e la padronanza del fuoco. Interessante notare come entrambe queste cose siano legate alla bocca, visto che il fuoco, oltre ad essere usato spesso come simbolo della parola creatrice nel Vecchio Testamento e nella tradizione cabalistica, si ritrova spesso come elemento espulso dalla bocca in numerosi animali mitologici.
La bocca è anche la rappresentazione di una frontiera che serve come accesso. Nella tradizione Vedanta è l’accesso alla coscienza integrale che si manifesta nel sonno profondo e nella cultura occidentale è l’ingresso al mondo degli inferi, caratterizzato esso stesso dall’onnipresenza del fuoco. Un punto di congiunzione tra mondo esterno e mondo interiore, tra conscio e inconscio, exoterico ed esoterico. Questo è forse ciò che intendono rappresentare le bocche dei mostri sin dall’antichità, l’unione attraverso i denti dell’inferno e della terra.
Non è facile pensare a una rappresentazione della bocca dell’inferno così impressionante, così fredda, così spaventosa come quella che si trova scolpita nella roccia nello straordinario e sorprendente Parco dei Mostri di Bomarzo (http://www.parcodeimostri.com/), situato a circa 70 km da Roma, in uno scenario naturale di straordinaria bellezza, conosciuto come la foresta delle meraviglie. L’intero posto, non dobbiamo dimenticare che le foreste spesso riferimento simbolicamente agli aspetti pericolosi dell’inconscio, è uno di quei luoghi in grado di cambiare la vita di qualcuno per sempre dando l’intuizione di alcune verità davvero affascinanti, terribili e segrete, conquistate dall’uomo attraverso i secoli.
Una di quelle persone che non si riprese mai da questa esperienza è stato lo scrittore argentino Manuel Mujica Lainez, il quale si vide costretto a risolvere il problema con la creazione di Bomarzo, a lungo il migliore dei suoi romanzi, dopo essere stato profondamente affascinato nella sua prima visita al parco il 13 luglio 1958. Lì nacque la convinzione il principe Pier Francesco Orsini, che verso la metà del XVI secolo aveva commissionato le sculture in pietra dalle suggestive forme e lo strano labirinto che pone in risalto la sacralità della foresta, fosse in relazione a sé stesso una sorta di anima gemella, incaricato di scrivere una sua biografia.
Le sculture manieriste di Bomarzo, le illustrazioni precise dei paradossi fertili e gli impulsi contrastanti del Rinascimento (il bello e il mostruoso, la ragione e la magia, l’empirico e l’ermetico, le armi e le lettere …), operano alla maniera di un libro di emblemi alchemici (il dragone, il guerriero, la dama dormiente, la Sfinge, la tartaruga, l’elefante…) che non può essere percorso senza essere assaliti dalla fascinazione più assoluta.
Anche un orrore indeterminato e poetico, reverenziale e profondo, può forse condurci alla conoscenza essenziale non estranea a una qualche idea di immortalità. Se intendi addentrarti in questo indimenticabile libro di pietra prendi in affitto appartamenti a Roma.