Realizzo ora che la mia vecchia difficoltà di studentello a capire in cosa consista il potere esecutivo, ovvero il governo, era dovuta al fatto che la maggior parte dei politici che avevo visto in azione nella mia esistenza (che poi, se vai a fare i conti, sono due o tre al massimo, cioè sempre quelli), avevano governato per modo di dire. Qui da noi le leggi sono sempre state percepite come delle cose fastidiose, a tutti i livelli, tanto per il popolino quanto per il top manager, perciò non è mai stato importante per nessuno vederle applicate davvero e con precisione, anzi, si pensava (e si pensa ancora) con tutto il cuore, la testa e la pancia, che sia dieci volte meglio avere un governo che fa cilecca, che lascia correre un po’ tutto, che non gliene frega niente di regolare il sistema, piuttosto che un governo efficiente, non superficiale e pignolo. Per la gente, le leggi non ‘regolano’ nel senso che rendono possibile la convivenza e quindi vantaggiosa – soprattutto per i singoli – la loro osservanza, ma ‘regolano’ nel senso della maestra cattiva che ti tiene sempre d’occhio, ti rompe i coglioni e ti riempie di compiti da fare, e quindi se riesci a metterla in culo alla legge ti senti a ragione il più figo della scuola (anche perchè poi tutti i tuoi compagni te lo confermano). Nessuno qui ha mai voluto davvero che la legge fosse attiva e presente, piuttosto doveva essere miope, inerte, una vecchia babbiona da mantenere non si sa bene perchè, ma giusto da mantenere, per il resto era da ignorare. Con questo senso civico, che a definirlo ‘liceale’ gli si fa un complimento, il concetto di ‘governare’ qui da noi risulta impercettibile, sfuggente, fuori luogo, insomma, non c’entra veramente un cazzo con l’Italia e gli italiani che ho conosciuto. Tanto che mi stupirebbe il contrario.
Realizzo ora che la mia vecchia difficoltà di studentello a capire in cosa consista il potere esecutivo, ovvero il governo, era dovuta al fatto che la maggior parte dei politici che avevo visto in azione nella mia esistenza (che poi, se vai a fare i conti, sono due o tre al massimo, cioè sempre quelli), avevano governato per modo di dire. Qui da noi le leggi sono sempre state percepite come delle cose fastidiose, a tutti i livelli, tanto per il popolino quanto per il top manager, perciò non è mai stato importante per nessuno vederle applicate davvero e con precisione, anzi, si pensava (e si pensa ancora) con tutto il cuore, la testa e la pancia, che sia dieci volte meglio avere un governo che fa cilecca, che lascia correre un po’ tutto, che non gliene frega niente di regolare il sistema, piuttosto che un governo efficiente, non superficiale e pignolo. Per la gente, le leggi non ‘regolano’ nel senso che rendono possibile la convivenza e quindi vantaggiosa – soprattutto per i singoli – la loro osservanza, ma ‘regolano’ nel senso della maestra cattiva che ti tiene sempre d’occhio, ti rompe i coglioni e ti riempie di compiti da fare, e quindi se riesci a metterla in culo alla legge ti senti a ragione il più figo della scuola (anche perchè poi tutti i tuoi compagni te lo confermano). Nessuno qui ha mai voluto davvero che la legge fosse attiva e presente, piuttosto doveva essere miope, inerte, una vecchia babbiona da mantenere non si sa bene perchè, ma giusto da mantenere, per il resto era da ignorare. Con questo senso civico, che a definirlo ‘liceale’ gli si fa un complimento, il concetto di ‘governare’ qui da noi risulta impercettibile, sfuggente, fuori luogo, insomma, non c’entra veramente un cazzo con l’Italia e gli italiani che ho conosciuto. Tanto che mi stupirebbe il contrario.