La Sardegna ospita oltre il 61% delle servitù militare italiane. Gran parte dell’economia della regione è legata alla presenza dei poligoni. I tre più grandi poligoni d’Europa si trovano proprio in Sardegna.
Le attività che prenderanno il via a settembre sono pianificate nel “Programma per il secondo semestre 2014” approvato dal Ministero della Difesa. Lo stesso riguarda non soltanto Israele ma anche i Paesi alleati dell’Italia.
Gran parte delle esercitazioni si svolgerà, secondo quanto reso noto dall’Unione Sarda, a Capo Frasca, sulla cosa occidentale dell’isola.
Gli aerei militari sganceranno ordigni (da almeno 6kg ciascuno) rigorosamente inerti, che non dovrebbero provocare danni a persone o cose. Tale rassicurazione non fa dormire tranquillo però il popolo sardo, che da tempo si interroga sugli effetti che queste attività possono avere sulla salute degli abitanti e sull’ambiente.
A ben vedere il primo impatto che i “poligoni sardi” hanno sul territorio consiste in un progressivo spopolamento dello stesso. Inoltre sull’eco-compatibilità di tali attività si nutrono fortissimi dubbi. Le indagini ambientali hanno rilevato 800 ettari di territorio contaminato. Da questi studi è stata rilevata anche la presenza di Torio 232, una sostanza pericolosissima e radioattiva, oltre ad altri metalli pesanti.
L’assenza di norme che, per il passato, prevedessero controlli precisi sul rispetto ambientale di tali esercitazioni desta oggi moltissime preoccupazioni. Una bonifica dell’intero territorio sarebbe assai dispendiosa.