Esercizi di scrittura... e opinione

Creato il 23 giugno 2013 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua

Siamo nel pieno del rituale di passaggio degli esami di Maturità e, nel fiorire incontrollato di servizi giornalistici sulle tecniche di rilassamento e preparazione e sulle diete che gli studenti dovrebbero osservare per presentarsi al meglio alle quattro prove, fra le inutili elucubrazioni riguardanti i contenuti delle prime due prove, mi è balzata all'occhio un'opinione che mi ha lasciata di stucco, riportata sulla pagina web del Corriere della Sera e firmata dal prof. Alberto Alesina, docente ad Harvard.

Ho sintetizzato i passaggi che ritengo più significativi (ma, per amor di completezza, vi invito a leggere l' articolo completo):

Il tema di italiano è diseducativo e tende a produrre "tuttologi". Infatti si chiede agli studenti di riempire pagine e pagine su un argomento dato all'ultimo momento di qualsiasi genere. Il tema "libero" potrebbe essere su qualunque cosa: dalla primavera araba alla violenza sulle donne, all'Unione europea in difficoltà. Ciò vale anche per i temi di letteratura o di arte o di storia.
Il tema in molti casi insegna a dilungarsi quando non si sa cosa dire dato che non si è particolarmente ferrati su un certo argomento: il tema insegna a "menare il can per l'aia". Cosa si potrebbe fare invece del tema? Un esempio: assegnare un libro importante, di storia o di filosofia (o di letteratura o di attualità o di arte) e dare qualche giorno agli studenti per leggerlo e poi chiedere agli studenti stessi di produrre un commento, una valutazione critica del libro stesso, una visione alternativa a quella dell'autore, entro un limite stretto di pagine.
Insomma cerchiamo di non produrre tuttologi copioni. I nostri ragazzi meritano di meglio.

Non approvo una sola virgola di queste dichiarazioni: un tema, che sia quello d'esame o una prova qualsiasi entro l'anno scolastico, è composto, come qualsiasi testo, di contenuto e forma. Il contenuto si divide ulteriormente in presentazione e argomentazione sulla base dei dati. Che poi si tratti di tema generale, analisi del testo o saggio breve, poco importa: lo studente deve lavorare sulla base di contenuti (più o meno noti), analizzare un argomento e produrre un'opinione, un processo critico da esporre in corretta lingua italiana.

Dove stia il tuttologo non saprei dirlo. Che un maturando sia invitato a parlare di violenza sulle donne come della Primavera araba o di qualsiasi altro argomento di attualità mi sembra più che naturale: si auspica che un diciottenne abbia iniziato a fruire dell'informazione, a porsi delle domande, a cercare di interpretare il flusso di immagini e notizie di cui siamo bombardati... perché non dovremmo aspettarci che si esprima sugli argomenti dell'attualità, che sappia connettere dati presenti negli articoli e nelle testimonianze presentate fra le fonti?
Possiamo certamente discutere sull'opportunità di certe tracce (personalmente, trovo che quelle assegnate quest'anno siano poco stimolanti, forse inadeguate), ma non sulla bontà dell'esercizio di scrittura, che è, in primis, esercizio di opinione. Ho sempre pensato che la caratteristica fondamentale dell'essere umano sia la possibilità di essere critico, di interrogarsi, di non arrendersi di fronte al non sapere, ma di essere in grado, invece, di sfruttare delle ricorse allenate attraverso l'esperienza scolastica e quotidiana per procurarsi sapere. Il tema di Italiano permette questo: strutturare un'argomentazione sulla base di una serie di dati (acquisiti per via libresca, attraverso i media, forniti al momento o assunti come bagaglio informativo basilare), lavorare di opinione, sforzandosi di produrre quei contenuti che possono non essere accessibili direttamente, insomma, sforzarsi di esprimere un pensiero.
Che la soluzione pensata da Alesina, poi, sia il lavoro autonomo di critica da svolgere a casa su un testo precedentemente assegnato, con un appello all'onestà degli studenti, che non dovrebbero copiare o affidarsi al lavoro d'altri per senso dell'onore ( haha!), è a dir poco contraddittorio, perché è troppo diffuso, soprattutto in Italia, un concetto di testualità e letteratura fatta di autorità: se un autore o un critico (peggio ancora!) hanno affermato un certo concetto e i docenti (e questo vale soprattutto nell'Università) si sono formati sulla base delle loro pagine, quegli stessi concetti diventano intoccabili e si cristallizzano in forme che hanno come effetti estremi l'aspettativa di una ripetizione mnemonica.

In poche parole, gli studenti si ritroverebbero ad affrontare anche la prima prova con l'obbligo di aver capito un testo in un certo modo e non in un altro, argomentando con le parole di altri e privandosi del beneficio del confronto con ulteriori fonti di informazione esterne a quel testo o ai suoi apparati di commento.

Vogliamo scarnificare in questo modo le capacità dei nostri studenti?

E dunque, che senso ha che - per esempio - mi venga assegnata la lettura completa de Il mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer e che possa padroneggiarne i contenuti in maniera magistrale, se poi non sono portato a riflettere oltre l'argomento del testo, oltre a quello che ne ha detto il commentatore, in maniera interculturale e, soprattutto, con l'approccio di un diciottenne? Ritengo più produttivo lavorare d'impatto, su una serie di tracce che permettano di operare una scelta e stimolando hic et nunc la criticità.
Valeria Sirabella, che ha commentato le parole di Alesina su Cultura 2.0, si è espressa con parole che condivido totalmente:

Il tema è oggi un'inspiegabile zona franca, uno spazio antico che resiste nel tempo al sopravvento della cultura nozionistica. [...], uno spazio mentale dove non conta tanto quello che si sa ma quello che si pensa. In cui non è importante quante ore si sono passate sui libri ma quanto nella vita ci si è fermati a riflettere. In cui si misura quello che si ha da dare, e non quanto si sia accettato di sottomettersi alle regole. Uno strumento che invita a sviluppare una visione d'insieme sulle cose. [...] Il tema è l'ultima oasi che abbiamo, l'ultimo rifugio sicuro in cui proteggere l'unicità dei ragazzi - gli adulti di domani - e la loro speranza di costruire il futuro che desiderano, anziché subirne uno inesorabile.

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :