Davvero non capisco.
Stiamo assistendo da anni ad una serie di scandali che travolgono le regioni e i gruppi delle regioni causato (come ho detto nel mio intervento in Direzione) proprio da una legge elettorale che “personalizza” le campagne elettorali e fa spendere dai 100mila euro ai 200mila euro ai candidati che poi passano. Candidati che poi devono restituire quei soldi, a meno che non vogliamo dire che li raccolgono tra i sostenitori (e allora fateci vedere le rendicontazioni). Che devono restituire quel favore a quel finanziatore. E allora Comuni e Regioni ed persino il Parlamento si sono dotati di quelle cose che si chiamano “marchette”, quei soldi senza controllo che gli eletti possono destinare al proprio territorio, alla propria associazione, al progetto di pincopallo che nessuno va a verificare se faccia bene alla collettività.
Qualcuno mi cita Danimarca, Finlandia, Belgio, Austria (scusate se la Grecia non la considero) come Paesi che hanno le preferenze. Perdonatemi se mi viene da sorridere. In Danimarca e Finlandia (e anche in Belgio ed Austria) non c’è il tasso di corruzione che c’è nel nostro Paese e la democrazia è un pochino più matura della nostra. Vogliamo non tenerne conto? E allora non vogliamo il bene del Paese, stiamo facendo l’esercizio del fisico teorico con il cavallo a simmetria sferica.
Continuo a fare notare a tutti che in Sicilia il PD prende pochi voti ma l’84% degli elettori esprime una preferenza (il M5S siciliano solo il 56%). In Piemonte nemmeno il 40%, ma il PD è un po’ meglio del PD siciliano. Qualcuno si offende? Io no.
Da leggere su preferenze, collegi uninominali, collegi plurinominali: Corrado Truffi e il costituzionalista Aldo Giannulli del M5S che sul tema dice cose sacrosante.
Aggiungo: certo che in ogni sistema la capacità dei partiti di selezionare individui è alla base di tutto. Se avessimo un sistema sano di partiti (se avessimo un Paese sano, perché la classe politica è lo specchio del Paese: nn è arrivata da Marte perché per uno che fa favori ce ne sono 100mila che li chiedono!) andrebbe bene qualsiasi sistema. Se tutti i partiti avessero a cuore il bene comune le larghe intese sarebbero una cosa bellissima. Come si fa a negare il contesto politico e di crisi democratica (cit.) in cui versa l’Italia? Come si fa a negare che serve uno sforzo collettivo per uscire dalla palude?
Sull’Italicum l’unica perplessità che ho è sulle candidature plurime (che non erano previste nella bozza votata in direzione, su questo dobbiamo batterci, qui potete firmare la petizione) e sulla distribuzione dei resti. Sul rapporto cittadini elettori saranno i collegi piccoli a determinare quella relazione che ha comunque dei limiti (rimando a Giannulli sul blog di Grillo che sul tema NON dice affatto fesserie)
Ma il premio di maggioranza è congruo (c’è il doppio turno, si andrà a votare due volte se nessuno arriva al 35%, gli italiani potranno determinare tra i primi due partiti, non avremo un secondo Partito Fascista che va al potere come accaduto quando il premio di maggioranza era al 25%) e può consentire ai 3 grandi partiti di poter governare senza inciuci. Vorrà dire che SeL invece di fischiare Bonaccini, costringerà Renzi ad un accordo prima del voto. Vorrà dire che Scelta Civica dovrà fare una scelta. E anche il NCD. Ed anche la Lega. Insomma la soglia di sbarramento semplicemente costringerà alla maturità politica il sistema di partiti italiano.
Tutto questo improvviso sbraitare, anche di Scalfari o di altri notabili ex PCI da sempre contrari alla preferenze, da dove proviene? Qual’è il problema? Che qualcuno sta cercando di uscire dalla palude? Certo che non è la riforma elettorale perfetta. E certo che andrà cambiata se avremo la maggioranza. Ma non l’abbiamo. Santa pazienza: abbiamo perso le elezioni. Siamo in una crisi economico-sociale profonda e che non accenna a migliorare. Disoccupazione giovanile, esodati che non ritrovano un posto di lavoro, pensionati ed invalidi che non arrivano alla fine del mese. Vogliamo per favore “fare presto”? Che non significa “lasciare fare a Matteo”.
Anzi. Come vedete se ho da dire qualcosa la dico, non me la tengo in tasca in silenzio. Anzi.
Ora facciamo un esercizio. Se voi voste il segretario del PD cosa fareste per “fare presto” e per dare al Paese governabilità e assetto istituzionale che consenta di “agire” senza annegare nella burocrazia? Devono sussistere entrambe le condizioni, attenzione. E dovete farlo con questa configurazione parlamentare. Vediamo che sapete fare.