ESORDI BOOKUP – Contenuti extra. Esordire come traduttore. Emanuela Cavallaro racconta la sua esperienza

Creato il 18 novembre 2012 da Atlantidelibri

Esordire nella traduzione.

Emanuela Cavallaro racconta la sua esperienza:

Il mio esordio nel campo della traduzione letteraria è, in realtà, precedente alla pubblicazione del mio primo libro. Cioè, per precisione dovrei dire “del primo libro tradotto da me”. Perché in fondo non l’ho scritto io. O forse sì…? Comunque a me viene spontaneo dire il mio primo libro. Perché in fondo l’ho scritto anch’io. O almeno l’ho ri-scritto. Ci ho convissuto per mesi, soppesando ogni parola, modellando ogni frase, ragionando sulle metafore, adattando il ritmo e lo stile. Non è forse scrittura, questa? Certo, non ho inventato la storia, né i personaggi. Questo è compito dell’autore. Ma quella storia poi chi ve l’ha (ri)raccontata in italiano, cari lettori? E quei personaggi, chi ve li ha descritti nella vostra lingua? E allora, la prossima volta che leggete un libro in traduzione, date un’occhiata anche a pagina 3, soffermatevi un attimo su quel nome scritto in piccolo sotto il titolo. Perché se il testo scorre lieve, se le battute sono divertenti, se i giochi di parole vi fanno sorridere, è (anche) merito del traduttore.

E il mio esordio… Beh, quello magari ve lo racconto un’altra volta.

Emanuela Cavallaro – traduttrice

Emanuela Cavallaro Emanuela Cavallaro è nata a Bologna nel 1970. Ha studiato Lingue e Letterature Straniere all’Università di Bologna e alla Ruhr-Universität di Bochum, specializzandosi in Germanistica.Alterna l’attività di traduzione con l’insegnamento dell’Italiano, per cui ha anche co-redatto alcuni libri di testo. Per Luciana Tufani ha tradotto Simona Ryser, Ruth Schweikert, Friederike Kretzen e Aglaja Veteranyi.

la sua ultima fatica come traduttrice di libri:

Ospiti estranei, Verena Stefan, Luciana Tufani

Ispirata da un bizzarro termine del linguaggio burocratico svizzero, l’autrice tesse una trama che si dipana tra due continenti e tra due generazioni. Ospite estraneo è stato il padre, tedesco trasferitosi in Svizzera dopo la guerra e rimasto sempre “lo straniero”, tollerato ma non benvenuto. E ospite estranea si sente nonostante tutto anche la figlia, emigrata a sua volta dall’Europa al Canada, seppure in un’epoca e in condizioni totalmente diverse. All’iniziale disorientamento dovuto alla nuova vita in un altro paese, si aggiunge poi la scoperta di un ospite estraneo nel proprio corpo.



Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :