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ESOTERISMO E COSPIRAZIONE POLITICA NEI ROMANZI DI ROBERTO ARLT: UN CONFRONTO CON CURZIO MALAPARTE E PIER PAOLO PASOLINI (Parte 5/6). Saggio di Primo De Vecchis

Creato il 17 febbraio 2014 da Retroguardia

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di Primo De Vecchis

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III.1. 'Rivoluzioni' e una geometrica angoscia

Arlt si accorge subito che questa 'rivoluzione' ha ben poco di rivoluzionario, benché si guadagni l'adesione di studenti universitari e di parte della popolazione aizzata dai media e scontenta della cattiva e 'corrotta' gestione padronale del radicale Yrigoien della cosa pubblica, considerando che è da poco esplosa la crisi economica mondiale. Dedica alcune sue acqueforti velatamente ironiche all'evento: ¡Donde quemaban las papas! (7 settembre 1930), Balconeando la revolución (8 settembre 1930), Orejeando la revolución (9 settembre 1930), Prolegómenos revolucionarios (10 settembre 1930), Los que yugaron durante la revolución (11 settembre 1930). Si sofferma sulla violenza sia delle armi che delle opinioni della gente. In un paragrafo di Prolegómenos, intitolato Hay que fusilar, si sofferma sulla mostruosità interiore dell'uomo della strada che approva la radicalizzazione dello scontro politico. Arlt commenta la frase di un commerciante che vorrebbe sopprimere l'insurrezione facendo fucilare i 'sovversivi' catturati:

"Vea amigo... (este señor estará muy agradecido que no lo nombre) usted habla mal de los bolcheviques porque mandan a fucilar a sus adversarios; pero usted se comporta del mismo modo que ellos al pretender arreglar todo con fusilamientos." [3]

È comunque l'inizio della cosiddetta 'decade infame' e anche in seguito alcuni colpi di mano militari verranno impropriamente chiamati 'rivoluzioni' (come la ben noto 'revolución libertadora', che estromise dal governo il generale Perón, costretto poi all'esilio). L'ambiguità si gioca tutta sui termini e sull'uso improprio di questi. Tuttavia l'Astrologo è un parto della fantasia arltiana e non va affatto confuso per esempio col generale Uriburu (come abbiamo visto l'unico personaggio che si avvicina tra i pazzi alle istanze del gruppo golpista del 7 settembre è il Maggiore dell'esercito, un 'catilinario di destra'). Vedremo ancora invece come l'Astrologo oscilli ambiguamente come un pendolo dall'estrema destra all'estrema sinistra: o forse fondi in realtà la cosiddetta 'terza via'. Con l'Avvocato (comunista) si lancerà infatti in un lungo e succoso discorso antimperialista ruotante attorno alla geopolitica del petrolio, che ci interessa particolarmente per le connessioni possibili con altri contesti.

Nel primo capitolo invece, El hombre neutro, conversa lungamente con la prostituta Hipólita, che si presenta nella sua dimora dopo che Erdosain (ignaro) si allontana da lì. Hipólita, ormai a conoscenza dei piani criminali dell'Astrologo, ha intenzione di ricattarlo e di chiedergli del denaro in cambio del silenzio, ma accade qualcosa di imprevisto, inatteso, formidabile, la donna cinica e amorale (in verità romantica e disillusa) subisce il magnetismo personalistico del leader rivoluzionario e finisce persino per offrirgli il suo corpo come atto di generosità e stima. Ma il superuomo è castrato, a causa di un banale incidente, una caduta dalle scale, e non può consumare atti sessuali: è tutto votato asceticamente alla sua religione, l'utopia di una bizzarra palingenesi sociale. Il suo discorso diviene a tratti buddista:

"Y la verdad, la verdad es el río que corre, la piedra que cae... El postulado de Newton... es la mentira. Aunque fuera verdad; ponga que el postulado de Newton es verdad, el postulado no es la piedra. Esa diferencia entre el objeto y la definición es la que hace inútil para nuestra vida las verdades o las mentiras de la ciencia".[4]

È un pensiero da mistico tedesco alla Meister Eckhart (che precede Schopenhauer di qualche secolo). Si fonde anche con un'idea vitalista dell'azione (l' élan vital) disgiunta dal mero intellettualismo. Si potrebbe fare il nome di Henri Bergson, che tanta influenza ebbe in Proust, ma anche (a sproposito) in Mussolini, che insieme al culto sorelliano della violenza lo tramuterà in un agire per il gusto di agire, in un fare senza avere una chiara idea della direzione. Si tratta del culto neoeracliteo del 'divenire' che tanta fortuna ebbe nei 'fascismi' europei:

"La morale du gang est triomphe et vengeance, débaite et ressentiment, inépuisablement. Quand Mussolini exaltait "les forces élémentaires de l'individu", il annonçait l'exaltation des puissances obscures du sang et de l'instinct, la justification biologique de ce que l'instinct de domination produit de pire. Au procès de Nuremberg, Frank a souligné "la haine de la forme" qui animait Hitler. Il est vrai que cet homme était seulement une force en mouvement, redressée et rendue plus efficace par les calculs de la ruse et d'une implacable clairvoyance tactique. Même sa forme physique, médiocre et banale, ne lui était pas une limite, le fondait dans le masse. Seule, l'action le tenait debout. Etre pour lui, c'était faire".[5]

Anche quindi il misticismo bergsoniano (in sé innocuo e lirico) nella mente del leader assume tonalità ambigue.

"Lo sé. También sé que el amor salvará a los hombres; pero no a estos hombres nuestros. Ahora hay que predicar el odio y el exterminio, la disolución y la violencia".[6]

Questo culto dell'azione e in tal caso dell'azione 'rivoluzionaria' sorge spontaneo dalle rovine, dalle macerie del nichilismo occidentale, che ha fatto la sua apparizione verso la metà dell'Ottocento, con il dispiegarsi del trionfo della borghesia su larga scala.

"Yo creo en un único deber: Luchar para destruir esta sociedad implacable. El régimen capitalista en complicidad con los ateos han convertido al hombre en un monstruo escéptico, verdugo de sus semejantes por el placer de un cigarro, de una comida o de un vaso de vino".[7]

El sentido religioso de la vida è dedicato interamente al dostoevskiano Erdosain, che consuma un dialogo ossimorico con il prosseneta Haffner, il cinico ex professore di matematica.

"Es única vereda de sol de una ciudad negra y distante, con graneros cilíndricos de cemento armado, vitrinas de cristales gruesos, y, aunque quiere detenerse, no puede. Se desmorona vertiginosamnete hacia una supercivilisación espantosa: ciudades tremendas en cuyas terrazas cae el polvo de las estrellas, y en cuyos subsuelos, triples redes de ferrocarriles subterráneos superpuestos arrastran una humanidad pálida hacia un infinito progreso de mecanismos inútiles. [...] Está absolutamente solo, entre tres mil millones de hombres y en el corazón de una ciudad".[8]

Queste immagini lancinanti accompagnate da un sentimento di ansia esistenziale (che conducono il giovane a contemplare l'idea del suicidio), assieme ai discorsi lucidamente deliranti in chiave socio-geo-politica dell'Astrologo, sono decisamente le parti migliori dell'opera arltiana, quelle dove si concentra tutta l'originalità dirompente dell'autore (molto prima de L'Étranger di Camus e de La Nausée di Sartre). Dopo il dramma però sopraggiunge la farsa. Erdosain dialoga con la padrona della pensione, doña Ignacia, madre di una fanciulla guercia di tredici anni, la quale è sorpresa di vedere tutta quella quantità di denaro nella cameretta dell'ospite, che ha sostituito Barsut. Erdosain passa dal masochismo al cinismo con rapidità e chiede alla donna di sposare la figliola, di nome María. Altro tema che spicca nell'opera arltiana è quello della 'pedofilia' o meglio della 'ninfofilia' (attrazione per le teenagers o 'sindrome di Lolita'). Tale tema è decisivo nel capitoletto successivo ed è preponderante nel quarto romanzo dell'autore, El amor brujo, dove si dipinge la storia d'amore tra Balder, un impiegato trentenne, e una ragazza adolescente. Doña Ignacia è felice di gettare la figlioletta nelle fauci di un uomo così ricco (la scusa addotta da Remo è che il brevetto della rosa di rame è stato acquistato da una grande compagnia nordamericana). Ma nel frattempo si presenta alla porta il prosseneta Haffner, che dialoga con Remo su El sentido religioso de la vida ( Il senso religioso della vita). Qui il giovane si confessa ancor di più, espone la sua nevrosi da novello 'uomo del sottosuolo' che nutre un incessante bisogno di umiliazione, di punizione (come accade anche con alcuni personaggi kafkiani, bramosi di essere messi alla gogna, per espiare una colpa oscura e imperdonabile). Interessante è l'immagine depressiva dello 'sprofondamento', tipica degli incubi, dell'inconscio:

"Mi problema consiste en hundirme. En hundirme dentro de un chiquero. ¿Por qué? No sé. Pero me atrae la suciedad. Créalo. Quisiera vivir una existencia sórdida, sucia, hasta decir basta. [...] Bueno... Hay en mí una ansiedad de agotar experiencias humillantísimas. ¿Por qué? No sé. Otros, tampoco se duda de esto, rehúyen todo lo que puede humillarlos".[9]

Haffner, che è razionalista, si è già interrogato sull'origine di tale desiderio di umiliazione e avanza un'ipotesi, un sospetto, che per la prima volta viene reso evidente nella vicenda romanzesca qui trattata:

"Esa necesidad de humillación de que habla no es nada más que remordimiento, necesidad de hacerse perdonar por la conciencia algún acto espantoso del que no se puede olvidar. De otro modo no se explica..." [10]

"Éste semeja un triángulo cuyo vértice le llega hasta el cuello cuya base está en su vientre y que por sus catetos helados deja escapar hacia su cerebro el vacío redondo de la incertidumbre".[11]

Come in un caleidoscopio dell'inconscio l'ansia triangolare può tramutarsi in poliedrica:

"Su dolor estalla en un poliedro irregular, los vértices de sufrimiento tocan su tuétanos, el costado de su nuca, una inserción de sus rodillas, un trozo de pleura".[12]

Così come il complesso di inferiorità può lasciare spazio nel giro di pochi minuti al delirio di grandezza.

"Los letreros de gases de aire líquido reptan las columnatas de los edificios. Tuberías de gases amarillos fijadas entre armazones de acero rojo. Avisos de azul de metileno, rayas verdes de sulfato de cobre. Cabriadas en alturas prodigiosas, cadenas negras de guinches que giran sobre poleas, lubricadas con trozos de grasa amarilla. Más arriba, la noche enfoscada por el vapor humano. Haffner gira lentamente la cabeza, como un fantoche ipnotizado por el reverbero de un crisol".[13]

Finalmente quindi Haffner immagina una via di fuga (velleitaria) all'incubo nel quale si è immerso, ma viene assassinato per strada da due sicari.

III.2. Paralisi dello Stato

"- Me causa alegría pensar que una media docena de voluntades asociadas pueden poner patas arriba a la sociedad mejor constituida".[14]

La riflessione prende spunto anche dallo strapotere delle bande mafiose italoamericane di Al Capone e George Moran. Il leader dei pazzi comincia però ora a sviluppare più lucidamente un pensiero che sarà decisivo nel prossimo capitolo, importante per la nostra analisi, ovvero l'anticapitalismo.

"La verdad es que me indigna el funcionamiento de esta maquinaria capitalista, que tolera las organizaciones más criminales siempre que estas organizaciones reporten un beneficio a los directores de la actual sociedad".[15]

L'allusione polemica è rivolta alla 'Gomorra' nordamericana, impero capitalista spesso colluso con il crimine organizzato. Subentra poi di nuovo la riflessione filosofica nicciana mescolata alla base ideologica fornita da Schopenhauer. Dio è morto, ma può essere sostituito da superuomini, come Napoleone e Lenin, che rappresentano la massima estrinsecazione del primato della 'volontà di vita' (la Voluntas tramutatasi in 'volontà di potenza').

Si ritorna alla fine alle tecniche golpiste-rivoluzionarie. Per conquistare il potere occorre in verità neutralizzare la macchina dello Stato attraverso l'"interrupción de todos los servicios públicos"[16] (come può accadere in caso di calamità naturali, forti nevicate, ecc.):

"¿se da cuenta que un movimiento revolucionario es el mecanismo más complicado que pueda concebirse, porque de inmediato lastima los intereses de la multitud, que es la que puede hacerlo fracasar?" [17]

Ecco quindi che la rivoluzione ha bisogno di squadre d'assalto ben addestrate e di 'tecnici', ingegneri. Ricordiamo il pensiero e la tecnica di Trotzki come vengono sintetizzate da Malaparte (che peraltro fu contestato dallo stesso Trotzki, il che non altera la nostra analisi, visto che quello che ci interessa è l'idea che Malaparte ha della tecnica trotzkista, descritta come blanquismo moderno e dunque in parte associabile alle tecniche insurrezionali delle squadre fasciste, benché sussistano differenze di background sociale):

"Ma Trotzki, in realtà, era piuttosto pessimista, egli giudicava la situazione assai più grave di quanto si credesse: diffidava delle masse, sapeva bene che l'insurrezione non poteva contare che su una minoranza. L'idea di provocare lo sciopero generale, trascinando le masse nella lotta armata contro il governo, era un'illusione, poiché soltanto una minoranza avrebbe partecipato all'azione insurrezionale".[18]

Ultimo ingrediente necessario alla buona riuscita del moto rivoluzionario dev'essere il terrore di stampo giacobino ovvero l'immediata fucilazione dei nemici della rivoluzione, che possono mettere a repentaglio la buona riuscita della stessa con tecniche di sabotaggio. Ma le esecuzioni devono anche abbattersi sugli innocenti, per seminare maggior terrore. Un ulteriore parallelismo si può tracciare col discorso malapartiano sempre ruotante attorno alla fosca ed appassionata figura di Trotzki, rivoluzionario di professione e molto più impulsivo e ribelle di Lenin, il teorico e sacerdote-custode del verbo marxista:

"Lenin non può dimenticare che Trotzki, appena liberato dalla prigione di Kresty, dove era stato rinchiuso dopo le giornate di luglio, si reca al Soviet di Pietrogrado e pronuncia un discorso, nel quale proclama la necessità d'instaurare il Terrore giacobino. "La ghigliottina porta a Napoleone" gli gridano i menscevichi. "Io preferisco Napoleone a Kerenski" risponde Trotzki. Lenin non potrà mai dimenticare quella risposta. "Egli preferisce Napoleone a Lenin" dirà più tardi Dzerjinski"".[19]

III.3. Da J. P. Morgan alla Standard Oil

Ecco quindi che l'Astrologo si lancia in una brillante critica della 'democrazia' americana, che in verità andrebbe definita una 'corporatocrazia' dalle aspirazioni imperialiste. Un ulteriore 'discorso' fiume, frutto di saperi altri (in tal caso la critica all'economia, la geopolitica, le teorie cospirative supportate però da fatti e non fantasie) entrano a far parte del romanzo pastiche-collage, bachtiniano, originalissimo per l'epoca. La lunga tirata del leader inizia con una digressione storica. Dopo aver sostenuto che gli Stati Uniti "es el país más antidemocrático que existe"[22] aggiunge:

"¿ Puede decirme, querido amigo, qué calificativo merece la conducta yanqui o de los bandidos capitalistas yanquis en la América Central?" [23]

Viene quindi analizzata l'interferenza politica degli USA all'interno dei governi degli staterelli minori del Centro America, vittime di vere e proprie azioni di destabilizzazione sociopolitica (che diventeranno poi la norma nella seconda metà del Novecento). Ciò che però l'Astrologo vuole illuminare è la connivenza tra potere politico e potere economico che fa sì che la politica imperiale degli USA sia una diretta emanazione dei fini perseguiti dalle grandi corporations e dai grandi gruppi bancari (ecco perché si può parlare di 'corporatocrazia', termine adoperato con juicio dall'insider John Perkins, che poi citeremo, e che può trovare un precedente forse solo nella potente Repubblica di Venezia, che basava sullo spionaggio gran parte della sua egemonia). Il leader smaschera l'astuta strategia adoperata dal capitalismo americano per espandersi con forza e violenza nel 'cortile di casa' (e poi altrove nel mondo, in nome della pervicace ed ossessiva 'lotta al comunismo'):

"- ¿Cuál es el sistema, querido doctor? El siguiente: Los bancos y empresas financieras organizan revoluciones en las cuales, prima facie, aparecen lesionados los intereses americanos. Inmediatamente se produce una intervención armada bajo cuya tutela se realizan elecciones de las que salen elegidos gobiernos que llevan el visto bueno de Norteamérica; estos gobiernos contraen deudas con los Estados Unidos, hasta que el control íntegro de la pequeña república cae en manos de los bancos. Estos Bancos, revise usted la teneduría de los libros de la América Central, son siempre el City Bank, la Equitable Trust, Brown Brothers Company; en Extremo Oriente nos encontramos siempre con la firma de J. P. Morgan y Cía. Nicaragua ha sido invadida para defender los intereses de Brown Brothers Company. Cuando no es la Standard Oil es la Huasteca Petroleum Co. Vea, aquí, a un paso de nosotros, tenemos a un Estado atado de pies y manos por Estados Unidos. Me refiero a Bolivia. Bolivia por un empréstito efectuado en año 1922 de 32 millones de dólares, se encuentra bajo el control del gobierno de los Estados Unidos por intermedio de las empresas bancarias Stiel and Nicolaus Investments Co., Spencer Trask and City y la Equitable Trust Co. Las garantías de este empréstito son todas las entradas fiscales que tiene el gobierno, controladas por una Comisión Fiscal Permanente de tres miembros, de los cuales dos son nombrados por los bancos y un tercero por el gobierno de Bolivia. [...] ¿ Se da cuenta?... por treinta y dos millones de dólares. ¿ Qué significa eso? Que un Ford o un Rockefeller en cualquier momento podrían contratar un ejército mercenario que pulverizaría un estado como los nuestros".[24]

"È ciò che noi sicari dell'economia sappiamo fare meglio: costruire l'impero. Siamo un'élite di persone che utilizza le organizzazioni della finanza internazionale per creare le condizioni affinché altri paesi si sottomettano alla corporatocrazia che domina le nostre grandi aziende, il nostro governo e le nostre banche. Come i loro omologhi della mafia, i sicari dell'economia distribuiscono favori. Questi assumono la forma di prestiti per lo sviluppo delle infrastrutture: centrali elettriche, autostrade, porti, aeroporti o poli industriali. Una condizione per questi prestiti è che a costruire tutte le infrastrutture siano gli studi di progettazione e le imprese edili del nostro paese. In pratica, gran parte del denaro non esce mai dagli Stati Uniti; viene semplicemente trasferito dagli istituti di credito di Washington agli uffici di progettazione di New York, Houston o San Francisco. Sebbene il denaro venga consegnato quasi immediatamente alle aziende che fanno parte della corporatocrazia (il creditore), il paese destinatario è obbligato a restituire l'intero capitale più gli interessi. Quando un sicario dell'economia assolve al meglio il suo compito, i prestiti sono così ingenti che il debitore si trova costretto alla morosità dopo pochi anni. Quando ciò si verifica, proprio come la mafia, pretendiamo il risarcimento dovuto. Ciò comprende una o più delle seguenti condizioni: il controllo dei voti alle Nazioni Unite, l'installazione di basi militari o l'accesso a preziose risorse come il petrolio o il Canale di Panama. Ovviamente, il debitore ci deve comunque il denaro... e un altro paese viene annesso al nostro impero globale".[25]

Che alla base di tale paradigma economico-politico vi sia un chiaro obiettivo fraudolento è puntualizzato in seguito da Perkins quando narra il suo arruolamento all'interno di un'agenzia privata di consulenza economica che insieme ad altri enti sovranazionali di facciata ha un ruolo chiave nell'egemonia delle corporations americane nel mondo e del governo stesso. Nel caso infatti che le strategie (basate per lo più sulla persuasione e sulla corruzione di capi politici stranieri) dei 'sicari dell'economia' falliscano, ecco subito intervenire gli sciacalli della CIA (che con veri e propri atti di terrorismo e di sabotaggio, per esempio degli aerei presidenziali, come accadde con la morte di Jaime Roldós Aguilera dell'Ecuador - ma anche di Omar Torrijos di Panamá, che però non fu mai presidente - cercano di eliminare le personalità politiche scomode); nel caso che anche questi sbaglino il colpo, si presenta subito l'opzione militare (è il caso di Saddam Hussein in Iraq):

"Claudine mi disse che c'erano due obiettivi principali nel mio lavoro. Primo, avrei dovuto giustificare gli enormi prestiti internazionali che avrebbero riportato il denaro alla MAIN e ad altre aziende statunitensi (come la Bechtel, la Halliburton, la Stone & Webster e la Brown & Root) attraverso grossi progetti di ingegneria e di edilizia. Secondo, mi sarei dato da fare per mandare in rovina i paesi che ricevevano i prestiti (una volta pagati la MAIN e gli altri appaltatori statunitensi, naturalmente) affinché restassero per sempre in obbligo verso i creditori, costituendo facili bersagli nel caso necessitassimo di qualche favore, quali installazioni di basi militari, voti alle Nazioni Unite o accesso al petrolio e ad altre risorse naturali. [...] Di ognuno di questi progetti, l'aspetto che passava sotto silenzio era che si prefiggevano di creare alti profitti per gli appaltatori e far felici un pugno di ricche e influenti famiglie dei paesi destinatari, assicurando al tempo stesso la dipendenza finanziaria a lungo termine e quindi la lealtà politica di governi in tutto il mondo. Più ingente era il prestito, meglio era. Il fatto che il peso del debito di cui il paese si faceva carico avrebbe privato i suoi cittadini più poveri della sanità, dell'istruzione e di altri servizi sociali per i decenni a venire non era preso in considerazione".[26]

"Certo sembrerà una meschinità stupida e riduttiva fare delle questioni di lingua di fronte alla terribile situazione in cui si trova la nazione argentina, con un'inflazione galoppante, un'enorme disoccupazione operaia, gli squadroni della morte dell'AAA ("Alleanza anticomunista argentina") che in un solo anno hanno assassinato un migliaio di persone e un governo retto dalla vedova di Perón, Isabel, che ha al suo fianco, come ministro del lavoro, l'ex segretario di Perón José Lopez Rega, chiamato el brujo cioè lo stregone perché, in passato, avrebbe scritto un libro di astrologia in collaborazione con l'arcangelo Gabriele. Certo ci sono questioni più importanti, in Argentina, che curare il linguaggio dei comunicati. Eppure... " [28]

(fine quinta parte)

( qui la quarta parte del saggio)

( qui la sesta parte del saggio)

NOTE

[19] Ivi, pp. 226-27.

[26] Ivi, pp. 48-49.

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