«Il mio commento ha suscitato tante reazioni e non tutte positive», spiega la donna. «Non era certo mia intenzione offendere nessuno, neanche chi fa un mestiere così a rischio come quello di lavorare in una fabbrica di fuochi di artificio. Un mestiere a rischio alla pari di quello di mio marito che salvava vite per pochi soldi. Il problema di fondo è un altro», incalza, «la sicurezza manca completamente in alcuni ambienti di lavoro e i controlli talvolta scarseggiano nelle aziende, anche in quelle ritenute a rischio».
«Quando i controlli mancano», riprende la signora Colatriani, «è forse meglio rinunciare a fuochi di artificio, specie quando le tragedie si susseguono così frequentemente». Quel maledetto 25 luglio, i detriti investirono anche la squadra dei vigili del fuoco che si erano già messi all’opera. In quattro restarono feriti. Il più grave era proprio Berardinucci, nato nel 1966 che aveva indossato per la prima volta la divisa di vigile del fuoco come ausiliario nel 1985.
Nel 2009 aveva partecipato ai soccorsi alla popolazione colpita dal sisma che ha raso al suolo L’Aquila e numerosi altri centri, ricevendo un attestato di pubblica benemerenza. Per questo motivo, tanti cittadini dell’Aquila hanno ringraziato pubblicamente la sua famiglia sin dai primi giorni che hanno seguito la tragedia.
Alla memoria di Berardinucci è andato uno dei riconoscimenti del Premio Nassiriya, a Montesilvano.
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di Fabio Iuliano – fonte Il Centro