A causa di questi composti, specialmente dei vari metalli pesanti adoperati nella realizzazione, si avevano conseguenze non da poco, come una sinistra colorazione arancione fosforescente dei cappelli, l'irroramento eccessivo degli occhi, il cambiamento di colore delle iridi ad un verde accesso e, naturalmente, non pochi segni di pazzia.
Vediamo qualche dettaglio e le conseguenze che poteva avere...
Mercurio: adoperato per dare al cappello un particolare tipo di durezza del tessuto ed impermeabilità, è una sostanza altamente tossica [lo sanno anche i bambini dell'asilo, che probabilmente hanno conoscenze di chimica ben più avanzate delle mie], specialmente se ingerita o messa a contatto con la pelle.
Gocce di mercurio
Poichè spesso i cappellai provavano sulla loro stessa testa i cappelli che fabbricavano senza che questi fossero ancora stati incerati e foderati di raso e seta (che dovevano proteggere sia il cappello che la testa dell'indossatore), il mercurio depositato nella stoffa entrava spesso a contatto coi capelli del cappellaio. Il mercurio era il principale responsabile della stravagante colorazione aranciata della chioma dei cappellai, che rasentava la fosforescenza, proprio a causa della nocività del mercurio.Oltre a questo l'avvelenamento minimo ma prolungato da mercurio genera anche diversi scompensi psichici, causando un alternarsi continuo di umori, in una malattia indotta simile al bipolarismo: questa malattia è chiamata proprio Sindrome del Cappellaio o, in inglese, Mad-Hatter Disease.
Malachite
Malachite: la malachite è una pietra dura di colore verde estratta in cave. Assieme all'antimonio e all'arsenico entrava a far parte di preparati molto comuni per la colorazione della stoffa e, nello specifico, del feltro. Molti metalli pesanti come il piombo erano adoperati per questo compito. La malachite, tuttavia, se tenuta eccessivamente a contatto con l'organismo ed inalata, oltre ad essere radioattiva (sebbene in quantità limitatissima) creava anche significativi impedimenti alle vie respiratorie e conferiva alle iridi del soggetto una caratterista colorazione verde acceso.
Cristalli di antimonite
Si può dire che tutto ciò che sia fosforescente abbia un fondo di radioattività o sia cancerogeno...Antimonio: sebbene la chimica mi piaccia, temo che il mio gergo scientifico sia piuttosto carente, preferisco quindi riportare la definizione delle problematiche che ne fa Wikipedia:
A piccole dosi provoca mal di testa, confusione e depressione; a dosi più alte provoca attacchi di vomito violenti e frequenti e porta alla morte nell'arco di pochi giorni.Anche l'antimonio era utilizzato nella produzione di cappelli come infeltrente e rinforzante delleproprietà del tessuto, questa proprietà si è trasmessa nel mondo moderno come effetto ignifugo, cioè repellente al fuoco e alla fiamma.
Come è facile notare, molte delle sostanze impiegate nell'arte dei mastri cappelli [sembrano i mastri chocolatier della Lindt =P] erano metalli pesanti. Questo non deve assolutamente stupire perchè nel passato era particolarmente comune, se non l'unica strada, ricavare le colorazioni resistente dai suddetti metalli, vista la loro resistenza all'acqua e alla corrosione o all'attacco di certuni agenti atmosferici. Così il piombo o l'arsenico erano usati nella colorazione verde, chiamata brilliant green, adoperata per tappezzerie e rivestimenti murari e sulla cui confezione spiccava il teschio con le ossa incrociate simbolo di sostanze velenose: non male vivere in una stanza con le pareti che ti trasmettono continuamente radiazioni e sostanze che finiranno per ucciderti, davvero allegro! Ma sempre meglio averle le pareti e un tetto sopra la testa che abitare sotto un ponte e, diciamocelo, purtroppo in epoca vittoriana e georgiana la gente che viveva per strada era moltissima.
Dalle riflessioni sul mestiere dei cappellai e sulle conseguenze che esso aveva sui suoi uomini è facile intuire che molte delle malattie e delle pazzie scaturite da questo mestiere nascevano da una impropria conoscenza chimica e dall'impiego di sostanze tossiche, oltre al fatto che i cappellai erano continuamente a contatto con le suddette sostanze: provandosi i cappelli, toccando la stoffa, immergendola continuamente nei calderoni di soluzioni di antimonio o arsenico, di certo non si facevano del bene.
Ecco quindi perchè si dice la famosa frase Essere matti come un cappellaio, perchè la professione rendeva necessariamente un po' tocchi, il contatto che non poteva essere evitato, anche se breve, lasciava comunque i suoi strascichi sulla psiche e, soprattutto, sulla stabilità di essa.
Riferimenti letterari Il primo riferimento certo a questa frase è uno scritto del 1835 da parte dell'autore canadese Thomas Haliburton, il cui titolo è The clockmaker; or the sayings and doings of Samuel Slick of Slickville.
Il cappellaio matto Diseny
La frase è anche una delle più famose del lbro Alice nel Paese delle Meraviglie e del seguito Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò di Lewis Carroll, dove viene spesso ripetuto che, per vivere in un posto come il Paese delle Meraviglie, dove Alice si ritrova, bisogni essere matti come una cappellaio. [Inutile dire che bisognava essere un bel po' fuor di melone...].Oltre a questo riferimento specifico alla frase, nel libro compare anche la figura indimenticabile del Cappellaio Matto, abbinato alla Lepre Marzolina, anche conosciuta attraverso il film Disney come Leprotto Bisestile (io preferisco questo nome, ihihihih).
Il Cappellaio, che ha avuto diverse trasposizioni in attori e animazioni, non brilla però certo per sanità mentale, sebbene sia estremamente lucido dall'inventarsi la festa del Non Compleanno, che si celebra 364 giorni l'anno contro l'unico del compleanno [mica scemo l'amico! Ma siamo sicuri che fosse matto???], insomma, alla fine lui e il Leprotto ci guadagnano.