Ora, in occasione degli Europei di Calcio 2012, LoSpazioBianco ha la possibilità di pubblicare sottoforma di Essential 11 questo articolo: ringraziamo quindi Luca Crovi e la redazione di “E”, il mensile di Emergency, per averci concesso questa possibilità.
In ginocchio da Tex
Lui è il primo della lista. L’attaccante di sfondamento di una squadra di fuoriclasse allenata da Flash Gordon e immortalata dall’obiettivo di Valentina. Nel dream team del fumetto giocano anche Batman, Corto Maltese, L’Uomo Ragno e Dylan Dog.
Quando Gianni Mura mi ha telefonato chiedendomi se avevo voglia di studiare per lui una speciale Top 11 del fumetto, la mia risposta al telefono è stata subito: «Wow!».
Poi lui ha aggiunto con voce tonante: «Ce la fai per questo mese?». E ho risposto: «Augh!».
Poi mi sono messo a fare l’elenco dei personaggi e si è accesa sopra la mia testa una nuvoletta: “Mumble, mumble, mumble!”. Ho finito la lista e l’ho stracciata subito: “Strap!”. L’ho riletta: “Sob!”. E adesso che è nelle vostre mani spero non mi rispondiate con un sonoro “Bang, bang!” o con un terribile “Booo!!”. Mi ha subito telefonato infuriata Assunta Sarlo: «Ma non ci hai messo nemmeno una donna!». E io difendendomi (“Rattle! rattle!”) ho cominciato a elogiare Valentina, Petronilla, Mafalda, Blondie, Eva Kant, Clarabella.
Poi un mio collega mi ha sollevato per un orecchio e ha tuonato: «E Tintin, Blake & Mortimer, Lupo Alberto, Snoopy, l’Eternauta, Kriminal, il Grande Blek, Paperino, Dago, Blueberry dove li hai sbarcati?». Gli ho risposto che erano tutti insieme sul Nautilus con la Lega degli Straordinari Gentiluomini, Wolverine, Rip Kirby, Cino e Franco, il Principe Valiant, Mandrake, Coccobill, i Puffi , Larry Yuma, Mister No, Mort Cinder e Piccolo Dente. Simpaticamente tutti nella redazione di “E” hanno così cominciato a fare il loro personale toto-fumetto. La cosa mi ha rincuorato, sapendo che il lavoro che faccio quotidianamente è ancora capace di scatenare entusiasmi e zuffe fra i lettori. Gli undici personaggi dei fumetti che ho scelto mi hanno accompagnato in vario modo in questi anni. E ho adottato l’escamotage di metterne altri sette in panchina, da buone riserve come in un’immaginaria squadra di calcio, tanto per sentirmi un po’ meno colpevole nelle mie esclusioni. Per fare la lista finale e sentirmi rinfrancato sono andato a riguardare le tavole originali di fumetti che Sergio Bonelli ha appeso negli anni nel corridoio della casa editrice dove lavoro da ormai vent’anni. Disegni bellissimi di Pratt, Battaglia, Crepax, Sesar, D’Antonio, Buzzelli, Albertarelli, Buzzati, Stano, Villa, Raymond, Bonvi, Toppi, Jacovitti, Di Gennaro…
Questo viaggio nel fumetto è un sentito omaggio proprio a lui: a Sergio che ha sognato, letto e sceneggiato fumetti per tutta la vita. Lui che adesso mi immagino stia sorvolando le nostre teste a bordo di un piccolo Piper, ascoltando jazz e musica brasiliana in compagnia di Mister No, Zagor e Tex. E che sicuramente sta sorridendo pensando alla sua personale Top Comics d’autore.
TEX WILLER
di Gianluigi Bonelli
Ancora oggi sorrido quando vedo mio figlio Daniele che divora le pagine dei Tex che gli porto a casa. Per lui devono però essere rigorosamente nella nuova versione ricolorata e non in quella in bianco e nero che ho sempre letto io. Ogni tanto mi chiede lumi su Tex, Tiger Jack, Kit Carson, Kit Willer, Mefisto, Yama, Gros-Jean ed El Morisco e io gli offro di parlarne insieme a tavola davanti a una bistecca alta tre dita e a una montagna di patatine fumanti.
Il MAESTRO
di Mino Milani e Aldo Di Gennaro
Un’ipotesi accreditata anche dal fatto che i papà del Detective dell’Impossibile e dell’Indagatore dell’Incubo (Alfredo Castelli e Tiziano Sclavi) sono stati a lungo compagni di bottega di Milani e Di Gennaro. Sicuramente Maximus (il Maestro) è meno ciarliero di Martin e meno tombeur de femmes di Dylan, ma con loro condivide la stessa passione contagiosa per il mistero. La sua dimora è una villa dislocata su una solitaria collina a Los Angeles e suoi compagni di vita sono il gatto Nardy e il fi do maggiordomo Astor. Maximus è uno speciale consulente per poliziotti alle prese con casi insoluti, per gentiluomini ossessionati dai fantasmi, per genitori in cerca di figli scomparsi ecc. Personaggi ossessionati da incubi quotidiani e arcani ai quali il Maestro va incontro con calma e risoluzione perché ha avuto in sorte un dono immenso e terribile che in qualche modo può aiutare queste persone. Riesce infatti a leggere nel futuro semplicemente toccando gli individui e ha capacità medianiche e telepatiche che gli permettono non solo di prevedere gli eventi, ma anche di esplorare certe situazioni passate. Queste doti rendono in qualche modo traumatica la sua esistenza, tanto che, a ogni fi ne avventura, lo vediamo davvero spossato dagli eventi e ritemprato solo dal fatto di avere potuto in qualche modo aiutare gli altri. E se Mino Milani in questa serie dimostra di essere un incredibile narratore del fantastico, così come negli anni dimostrerà la sua attitudine a essere un modernissimo narratore d’avventure per ragazzi, dal canto suo Aldo Di Gennaro (al quale talora si affiancarono ai disegni Ivo Milazzo e Giancarlo Alessandrini) è bravissimo a mettere in scena in maniera essenziale le atmosfere gotiche di queste storie ambientate fra gli Stati Uniti, le Antille, l’Inghilterra e l’Africa. Sono anni che sogno una ristampa integrale de Il Maestro.
IL COMMISSARIO SPADA
di Gianluigi Gonano e Gianni De Luca
prediletto fra quelli proposti su quella testata è sempre stato il Commissario Spada, creato nel 1970 da Gianluigi Gonano (che si firmava profeticamente Joshua o Giobbe) e disegnato mirabilmente da Gianni De Luca. Membro della Criminalpol milanese, Spada è un poliziotto integerrimo, ma ha un passato tormentato che solo a tratti traspare nelle avventure raccontate ai lettori: sua moglie è infatti morta tragicamente lasciandogli in eredità un figlio come Mario. Un giovane quindicenne che spesso litiga con il padre, incapace, secondo lui, di entrare in contatto con il suo mondo.
Un ragazzino che, solo a tratti, capisce le responsabilità del lavoro a cui è soggetto suo padre: alle prese quotidianamente con dirottamenti, sequestri di persona, rapine, casi di droga, omicidi. E sarà proprio una storia dedicata agli abusi di stupefacenti e alla contestazione a far reincontrare, e in qualche modo rappacifi care, i due. A scandire l’impeccabile sequenza drammaturgica
di questa serie sono le complesse inquadrature, simili a fotogrammi cinematografici o quinte teatrali, che vengono dipinte dal disegnatore Gianni De Luca. La sua tecnica narrativa verrà in seguito imitata e omaggiata da altri grandi autori del noir americano come ad esempio Frank Miller. Quando il Commissario Spada debuttò su Il Giornalino erano rari i poliziotti italiani protagonisti sia di gialli che di fumetti. Rimasi a bocca aperta leggendo la sua prima storia in cui lo vediamo subito in copertina mentre si trova sdraiato sul tetto di una Giulia che corre all’impazzata al centro di una città deserta (che io identificai con la Milano di Melchiorre Gioia). Spada indossa un impermeabile e, pur in precario equilibrio, cerca di fermare il guidatore obbligandolo a sterzare. Un criminale il cui volto appare quasi deformato in un teschio.
ZORRY KID
di Benito Jacovitti
1919, ma ha saputo anche dissacrare tutte le sue successive apparizioni: da quelle al cinema con Douglas Fairbanks e Tyron Power a quelle televisive con Guy Williams. E così, nel suo consueto frullato grafico a base di lische di pesce, salami, duelli all’arma bianca e affettamenti vari (una delle caratteristiche di tutte le sue saghe fumettistiche) Jacovitti ci presenta il giovane Kid Paloma abituato a trasformarsi in Zorry Kid per porre fi ne alle angherie del governatore Don Pedro Magnapoco. Kid, senza maschera, si muove a suon di flamenco impugnando forsennatamente le nacchere e spasima per la longilinea Alonza Alonza, capace di rieducare tutti a suon di schiaffoni. È buffo assistere alle gag fra il giovane Paloma e l’isterico nonno Alvaron de la Gota (perennemente con il piede fasciato) o vederlo confabulare con il misterioso Fra Caramba, vestito con il suo caratteristico saio. Fra le sue avventure scelgo Zorry Kid all’arrembaggio che riusciva furbescamente a mescolare l’immaginario californiano con quello delle storie piratesche. E se ancora una volta la lingua inventata dai personaggi di Jacovitti (piena di interlocuzioni improbabili) fa sorridere, ancor più geniale è far esprimere con semplici ballon in bianco senza testo un personaggio come Carmelito Batiston, il maggiordomo personale di Zorry Kid. Per non parlare poi di Saratoga, il cavallo sul quale si muove il nostro eroe, un fido destriero che quando non è impegnato al servizio della giustizia torna a fare “il ragioniere a Busto Arsizio”.
GLI ARISTOCRATICI
di Alfredo Castelli e Ferdinando Tacconi
posto nel mio cuore anche con le incredibili avventure de L’Ombra). Una colorata superbanda di ladri gentiluomini
disegnata alla perfezione da Ferdinando Tacconi e che non rinuncia mai a mettersi in pista per imprese mirabolanti.
Abili nell’utilizzare le più sofi sticate tecnologie da scasso, acrobatici al punto giusto, gli Aristocratici mettono a segno colpi fantastici e risolvono spesso casi impossibili per la polizia. E si potrebbe tranquillamente ipotizzare che Arsenio Lupin e James Bond siano stati
i principali maestri della loro vis rocambolesca. Il loro team è superpittoresco e comprende il Conte (un vero e proprio gentleman inglese che ricorda da vicino l’attore David Niven, ma ha anche attitudini strategiche degne del ladro Dortmunder creato da Donald Westlake), il gigantesco e forzuto irlandese Moose (sosia dell’inventore di gadget Marcello Cividini), lo strampalato genioinventore
tedesco Fritz, l’esperto scassinatore italiano, Alvaro, e Jean, l’affascinante nipote del Conte. Curiosamente la maggior parte dei favolosi colpi attuati dagli Aristocratici non serve a rimpinguare il loro personale patrimonio, ma va in beneficenza, escluso il 10 per cento delle spese effettuate per realizzare l’impresa. La verve umoristica e “tuttologica” di Alfredo Castelli è supportata nelle loro avventure (davvero straripanti di trovate e invenzioni) dal disegno geometrico e dinamico di Ferdinando Tacconi.
RORSCHACH (da “Watchmen”)
di Alan Moore e Dave Gibbons
BATMAN
di Bob Kane e Bill Finger
Un giustiziere che non sembra avere cessato ancora oggi la sua caccia al male. Cupo e misterioso fin dalla sua rappresentazione grafica, è uno dei pochi eroi del fumetto che è sempre stato sul baratro della follia a causa degli eventi che lo hanno trasformato. Violento e oscuro, Batman spesso si comporta in maniera criminale quando deve affidare alla giustizia certi brutti ceffi . La sua modernità lo ha reso perfetto per essere reinterpretato in classici delle graphic novel come Batman: Anno Uno (1987) di Frank Miller e David Mazzuchelli e Il ritorno del cavaliere oscuro (1986) di Frank Miller, ma anche The Killing Joke (1988) di Alan Moore e Brian Bolland e Arkham Asylum: Una folle dimora in un folle mondo (1989) di Grant Morrison e Dave McKean (albi che ho in più versioni nella mia biblioteca). Una splendida edizione antologica della Milano Libri mi fece scoprire, oltre all’origine della serie, anche le avventure spettrali di Batman disegnate da Neil Adams. Da allora mi sono sempre lasciato affascinare sia dai nuovi adattamenti a fumetti che hanno riguardato il Cavaliere Oscuro (basterebbe guardare la mia copia spiegazzata di Batman: Black and White), sia da quelli cinematografi ci di Tim Burton e Christopher Nolan. Mi piacerebbe tanto vedere The Dark Knight Returns di Frank Miller portato sullo schermo da Clint Eastwood.
LO SCONOSCIUTO
di Magnus
sporca e una dannata voglia di vivere, Unknow (ovvero lo Sconosciuto) è un avventuriero senza patria né bandiera. Ex ufficiale della Legione straniera, ha iniziato la sua avventura nell’Indocina francese e ha partecipato a guerre e guerriglie (dove ha imparato innumerevoli tecniche di combattimento e ha anche assistito a terribili torture e sevizie). Unknow è disposto a vendersi da sempre come mercenario al miglior offerente, pur mantenendo una sua ben chiara etica professionale che gli impedisce di abbassarsi al livello dei semplici assassini, dei criminali di strada e dei politicanti. Lo Sconosciuto ha visto talmente tanti posti e tante persone da permettersi di dimenticare per sempre il proprio nome e la propria identità. Per tutti è semplicemente Unknow senza la “n” finale che vorrebbe la grammatica, perché nessuno ha mai pronunciato quella lettera nelle terre dove si è avventurato. Lucido e spietato nelle sue azioni, Unknow (che mi ha sempre ricordato l’Ulisse Ursini ideato da Giorgio Scerbanenco per il suo Al servizio di chi mi vuole) è individualista e anarchico. Un eroe cinico e disincantato che si muove con coraggio e spavalderia fra un girone infernale e l’altro, riuscendo a sopravvivere a guerriglieri, terroristi, killer professionisti, burocrati e puttane, mostrando sempre un gusto sprezzante per il pericolo: l’unica sensazione che riesca ancora a farlo sentire vivo e che lo faccia sorridere.
OBELIX
di René Goscinny e Albert Uderzo
Le storie di Asterix e Obelix mi è però capitato di leggerle persino in latino quando la mia professoressa del liceo ci portò in classe qualche copia di quella buffa iniziativa editoriale. È stata un’esperienza divertente anche se non ha aggiunto nulla alle mie scarse capacità di traduttore dal latino. In compenso, all’università (dove mi sono laureato in Filosofi a antica con specializzazione
in Storia antica) i due simpatici eroi galli (ideati nel 1959 da René Goscinny e Albert Uderzo per la rivista Pilote) sono sempre stati presi molto sul serio dai miei insegnanti del mondo classico che hanno sempre sottolineato quanto i loro creatori fossero riusciti a reinventare a modo loro l’antichità, sapendo tradurre in maniera simpatica e irriverente certe storie riportate da Tacito, Plinio, Plutarco e Giulio Cesare. Più che cadere da piccolo come Obelix nella pozione magica (che rende i Galli praticamente invincibili), ho sempre sognato di essere invitato dal druido Panoramix a partecipare a uno dei loro luculliani banchetti a base di cinghiali. Ho sempre trovato esilarante e veritiero il ritratto di Giulio Cesare che ci hanno regalato Goscinny e Uderzo, così come ho trovato altamente erotico quello di Cleopatra. Di volta in volta ho riscoperto il mondo dei legionari, dei gladiatori, degli eroi olimpici facendo la conoscenza di popoli buffi come i Britanni, i Corsi, gli Averni, i Goti, i Normanni, i Belgi. Non ho mai capito come faccia Obelix a scolpire i suoi menhir senza romperli e mi ha sempre stupito la sua abilità nel trasportarli come se non pesassero nulla. Ho sempre sperato che, almeno una volta nella sua vita, Barbe Rouge, assieme ai suoi sconquassati pirati, potesse mettere nel sacco il saputello Asterix senza vedere colare a picco la sua nave.
GON
di Masashi Tanaka
SPIRIT
di Will Eisner
Devo ammettere che nessuna di queste è la motivazione che ha reso per me sempre sorprendente leggere le avventure di The Spirit, creato nel 1940 da Will Eisner. È vero che Denny Colt è un uomo che è sopravvissuto alla morte. È vero che è tornato dalla tomba vestendo i panni del vendicatore mascherato The Spirit. È vero che è attorniato da donne affascinanti e allo stesso tempo letali come P’Gell. È persino vero che le sue storie sono dense di personaggi buffi e caraterrizzati in maniera singolare a partire dal negretto, Ebony White, proseguendo per il commissario Dolan e senza dimenticare bad guys come The Octopus e il Dr. Cobra. E se anch’io nei panni di Spirit avrei sempre cercato una scappatoia per non cedere alle avance di Ellen, devo ammettere che, in realtà, quello che mi ha sempre affascinato delle sue avventure è qualcosa di ben più estetico. Ho sempre adorato e studiato le soluzioni grafiche adottate da Will Eisner per le pagine di apertura di quel fumetto. Delle incredibili splash pages in cui il titolo e il nome del protagonista cambiano di volta in volta forma e diventano un tutt’uno con la narrazione. Will Eisner non si ripeteva mai nell’uso di queste sue trovate visive che per lui erano un modo accattivante per accompagnare i lettori all’interno del luna park delle sue storie, cambiando sempre il punto di vista grafico. D’altra parte non è casuale che una storia di Will Eisner come Contratto con Dio del 1978 sia considerata il prototipo della graphic novel moderna.
Il grande disegnatore e sceneggiatore americano ha sempre saputo giocare sia con le immagini che con le storie e ci ha abituati a una visione nerissima della realtà contemporanea, sapendo far tesoro sia delle sue esperienze di guerra che di quelle dei quartieri ebraici newyorkesi dove visse.
IN PANCHINA
Tra le riserve della mia personale Top Comics ho deciso invece di schierare i seguenti personaggi:
Art (il protagonista di Maus, il romanzo grafico con cui Art Spiegelman ha raccontato al mondo la Shoah vissuta dalla sua famiglia); Macchia Nera (il supercriminale incappucciato ideato da Floyd Gottfredson per le avventure in noir di Topolino);
Ken Parker (l’antieroe western creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo);
l’Uomo Ragno (il Paperino del mondo dei supereroi, l’arrampicamuri più complessato e amato d’America);
Dylan Dog (Il malinconico Indagatore dell’Incubo creato da Tiziano Sclavi);
Leonida (l’epico protagonista della battaglia delle Termopili raccontata in 300 di Frank Miller),
Corto Maltese (il romantico marinaio dipinto da Hugo Pratt).
Nel ruolo di allenatore della squadra scelgo di mettere Flash Gordon, massaggiatore Tarzan, medico Black Jack, presidente della società il Principe Valiant, raccattapalle Cino e Franco e Bibì e Bibò, guardalinee l’Uomo Mascherato e Mandrake, arbitro Wolverine. Unica fotografa accreditata in campo, Valentina; ragazzo che distribuisce bibite sugli spalti, Yellow Kid; capo della tifoseria, Deadpool.
LE TOP FIVE
di Gianni Mura
Omino (di Altan)
Corto Maltese
Maus
Snoopy
Cocco Bill
Maso Notarianni
Calvin (di Bill Watterson)
Paperino (quello arrabbiatissimo di Barks)
Spike (il fratello desertico di Snoopy)
La Cosa (di Stan Lee e Jack Kirby)
Federico Mininni
Pogo (di Walt Kelly)
Arzak (di Moebius)
Nikopol (di Enki Bilal)
Valentina
Colombo (di Altan)
Assunta Sarlo
Mafalda (di Quino)
Valentina Mela Verde
Lucy (di Charles M. Schulz)
I frustrati (di Claire Bretécher)
Persepolis (di Marjane Satrapi)
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