La storia fondativa di Superman però non è interessante solo per motivi storici. Come storia, come prodotto artistico, ancora oggi offre spunti luminosi. Gli autori avevano cercato per anni di pubblicare il loro personaggio, ma senza successo; quando finalmente viene concessa l’opportunità di dare alla luce Superman, i due vi immettono una passione a dir poco travolgente. La trama di Siegel è un’esplosione inarrestabile di avventure e salvataggi in cui si vede l’ansia dello scrittore che vuole metterci dentro quante più cose può; il disegno di Shuster ha un tratto naif crudo, inelegante, ineducato, ma per questo anche vibrante e vigoroso. A rileggerla oggi, è una storia che ancora trasuda tanta energia quanta quella posseduta dal suo protagonista.
Marvel Mystery Comics # 8-9 (1940)
Lo scontro tra Human Torch e Namor, scatenato dagli attacchi di quest’ultimo contro l’umanità, rappresenta un esempio precocissimo di cross-over, e mostra l’intuizione che i supereroi possono vivere in un mondo condiviso, che le loro vicende si possono intrecciare e influenzare a vicenda. Era un primo affacciarsi a quello che si sarebbe sviluppato come “universo Marvel” e “universo DC”, i quali, con le loro migliaia di personaggi coesistenti, costituiscono i più grandi universi narrativi mai prodotti nella storia umana. Inoltre, in un’epoca in cui esistevano già i supereroi ma non ancora i supercriminali (i primi eroi combattevano soltanto gangsters e criminali comuni), questa storia sperimenta il tema del duello tra superumani. Storicamente, un’autentica pietra miliare.
Superman’s Girl Friend Lois Lane #42 (1963)
Lois Lane #42 presenta una storia di questo tipo, anzi, una delle migliori (o peggiori) in tal senso. Basti dire che la storia si apre con una vignetta in cui Superman e Lois Lane neonati vengono portati in passeggino all’altare di una chiesa per sposarsi! Il titolo infatti è The Romance of Superbaby and Baby Lois. Chiaramente l’interesse per il lettore non sta solo nel “cosa capiterà dopo?” ma soprattutto nel “MA COME CAVOLO SI È FINITI QUI??”. Non vi rovino la trama raccontandovela, nel caso un giorno vi capiti di leggerla, ma vi assicuro che ad essere nello spirito giusto è di una godibilità incredibile; la catena di trovate, gags e assurdità è strabiliante, e dimostra che la follia artistica, se abbracciata fino in fondo, può portare a risultati di valore.
Batman #242-244 (1972)
Emblematica di questo nuovo corso di Batman, e introduzione a una stagione più matura del fumetto supereroico, è la trilogia apparsa su Batman # 242-244, che vede il protagonista in duello mortale con l’arcinemico (introdotto l’anno prima) Ra’s al Ghul. Si tratta di un autentico capolavoro della letteratura d’avventura, con una caccia all’uomo che si estende dalle strade di Gotham City alle montagne innevate della Svizzera e ai deserti infuocati dell’Africa, che alterna sequenze di azione frenetica e di arti marziali con elementi che esaltano la qualità intellettuale di Batman-detective; una storia che ci mostra componenti che avranno enormi conseguenze sull’universo di Batman (il pozzo di Lazzaro, la passione per Talia al Ghul…) e che, semplicemente detto, non lascia alcuna tregua al lettore. C’è tutto quanto di meglio Batman può offrire nel suo primo periodo da cavaliere oscuro.
Amazing Spider-Man #121 (1973)
Ciò che però rende questo momento assolutamente fondamentale per la storia del genere supereroico è che è di fatto Spider-Man che uccide Gwen quando nel tentativo di salvarla la afferra con un getto di ragnatela che provoca una brusco arresto della caduta e le spezza il collo. Solo una piccola onomatopeica, “snap”, ci rivela il vero motivo della morte. Eppure quella piccola onomatopeica trasforma l’evento nel più disastroso fallimento in cui un supereroe fosse mai incorso. Da qui in poi ci viene fatto capire che i supereroi, nonostante tutte le loro buone intenzioni, possono sbagliare clamorosamente, e nel momento più terribile. Il fumetto supereroico aveva perso per sempre la propria innocenza.
Amazing Spider-Man Annual #21 (1987)
È tradizione consolidata che nei fumetti di supereroi i matrimoni siano occasione per i criminali di vendicarsi, di arrivare a rovinare il giorno più bello ai loro avversari. Lo speciale annuale di Spider-Man del 1987 racconta del matrimonio tra Peter Parker e Mary Jane, ed è basato su un tale sottinteso, su una tale attesa da parte del lettore. La storia si apre con uno scontro tra l’uomo Ragno ed Electro, e procede con la narrazione dei preparativi per la celebrazione. A sorpresa, però, il lettore si accorge che l’azione e l’avventura scarseggiano, che tutto gravita intorno alle ansie dei personaggi riguardo alla futura vita matrimoniale: per Mary Jane, c’è la paura di abbandonare la scintillante carriera di fotomodella, per Peter c’è lo spettro di Gwen Stacy, cioè la consapevolezza che per un supereroe il legarsi troppo a qualcuno comporta l’esporre quella persona al pericolo.
È una storia tutta fatta di attese e incertezze, in cui il lettore si trova a chiedersi se i protagonisti si presenteranno davvero il giorno del matrimonio. Alla fine la sorpresa più deliziosa sta nel fatto che non ci sono state sorprese, che non avvengono né incursioni di supercriminali né grandi colpi di scena, che i due si sposano nella maniera assolutamente più comune e prevedibile. Insomma alla base sta l’idea che la sfida maggiore, in certi casi, sta davvero nello sconfiggere le proprie incertezze, piuttosto che Galactus, e la storia ci fornisce una visita originale nell’aspetto più umano della figura superumana.
Thor #380 (1987)
Tra le storie di questo tipo per me resta resta importante una di Thor scritta e disegnata da Walter Simonson, in cui Thor combatte nientemeno che contro Jormungand, il serpente che secondo la mitologia norrena circonda il mondo intero. Per rendere non solo la taglia dell’avversario ma soprattutto l’imponenza, la magnitudine dell’evento, Simonson compone una storia fatta interamente di splash pages, ovvero in cui ogni vignetta occupa la pagina intera. Qui lo spettatore (più che il lettore) non trova né sottigliezze né approfondimenti psicologici, e tutto si concentra intorno a due personaggi che si prendono a mazzate per 24 pagine, in un trionfo abbacinante di linee cinetiche, grandiose onomatopeiche, impatti che sembra ti facciano vibrare il volume tra le mani. Pura musica visiva, in un certo senso, e se il linguaggio del fumetto ha il potere di creare l’illusione del movimento tramite immagini fisse, una storia come questa risulta un esempio altissimo delle potenzialità del mezzo espressivo. Mazzate, insomma, ma di gran classe.
Superman: The Man of Steel #108 (2001)
Per me questo è un momento importantissimo, perché permette di sfatare vecchi luoghi comuni ereditati dal datato e troppo citato saggio di Umberto Eco su Superman, luoghi comuni sul supereroe come conservatore, stolido difensore della società così come essa è, etc. In questa storia emerge invece il vero volto dei supereroi, ed è un volto pienamente democratico. I supereroi avrebbero il potere teorico per imporre la conservazione (o il cambiamento) della società, se lo volessero, ma la loro scelta è invece di rispetto della volontà popolare, e dunque di rispetto delle scelte che il popolo compie quando decide se cambiare o conservare la situazione. Superman certo qui preferiva il mondo com’era prima che Luthor diventasse presidente, ma accetta il fatto che più forte dei propri muscoli d’acciaio è il diritto dei cittadini di scegliere per se stessi, e anche di fare i propri errori.
Wolverine: Origin (2001-2002)
Di tutta la serie Origin, il momento in cui Wolverine usa per la prima volta gli artigli e in cui capiamo chi è davvero Wolverine, resta assolutamente strabiliante. La trovata con cui questa rivelazione avviene può apparire forzata, gratuitamente spettacolare, narrativamente disonesta, ma non si può negare che rimane un momento indelebile nella memoria di ogni lettore.
Tales of the Unexpected #1-8 (2006-2007)
Di questo filone, uno dei miei esempi preferiti è Doctor 13: Architecture & Mortality, inizialmente pubblicato in Tales of the Unexpected. La vicenda è di fatto una satira dei meccanismi narrativi e imprenditoriali della DC; i protagonisti sono tutti dei bizzarri personaggi secondari dell’universo DC – da Doctor 13 stesso a una galleria di scimmie naziste, fantasmi della Guerra Civile Americana, pirati con galeone volante, bambini onniscienti, cavernicoli appena scongelati, riservisti della Legion of Superheroes, e chi più ne ha più ne metta. Questi personaggi, che effettivamente appartenevano alla continuity DC, si ritrovano qui a combattere per la propria sopravvivenza contro una potentissima entità chiamata “Gli Architetti”, che ha la brutta abitudine di distruggere e riforgiare l’universo per poter competere con un’altra entità che anche lei ha il suo bell’universo con cui giocare… insomma, chiaramente questi poveri personaggi simpatici ma fuori tempo, rimasugli di epoche più camp, combattono una incarnazione della casa editrice DC stessa, e della sua pratica di “ripulire” ciclicamente il proprio universo narrativo per restare in competizione con l’universo Marvel. Una storia ironica ma anche amara, intelligente e dissacrante, tutta piena di strizzate d’occhio al lettore di vecchia data, e in cui alla fine è addirittura il lettore stesso a venire chiamato in causa come partecipante della storia.
Superman/Batman #49 (2008)
Per me si tratta di un momento meraviglioso, che in un istante rivela la psicologia di Batman più di mille discorsi, che ci dà l’idea di un uomo completamente consumato dalla sua missione, ossessionato dall’idea di prevenire qualsiasi possibilità di pericolo, impossibilitato a fidarsi di chiunque, e per questo disposto a mentire persino al suo più grande alleato. In questa scena vediamo con suprema chiarezza Batman come eroe che ha scelto di vivere immensamente e stoicamente solo, distante da tutti, fedele solo al proprio dovere. In pochi altri esempi la componente di autosacrificio dei supereroi viene presentata con tanta efficacia.
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