PremessaSabato siamo andati ad una festa, tutti e tre e soprattutto io e mio marito eravamo felici di poter passare una serata tranquilla, visto che il piccolo unno nelle ultime uscite ci aveva dimostrato di star crescendo; infatti si era sempre comportato da bimbo grande come è, lasciandoci anche degli spazi personali in cui socializzare con i nostri amici.E invece abbiamo avuto la classica doccia fredda, ovvero l'unno si è comportato come faceva fino a qualche tempo fa; di nuovo appiccicato, di nuovo lagnosissimo, di nuovo capriccioso e soprattutto di nuovo noi non abbiamo potuto goderci la serata.Un po ci stavo io, lasciando mio marito libero di parlare con gli amici e un po' ci stava lui, lasciandomi ballare con le amiche. Insomma ci davamo il cambio.
Nel viaggio in macchina, questo “darci un cambio” ci ha fatto riflettere a fondo sul nostro atteggiamento nei confronti del piccolo unno (che so che non ne ha colpa, poretto). Noi abbiamo continutato a darci il cambio, ovvero ce lo siamo sempre palleggiarcelo tra di noi; per esempio se io volevo stare al computer, mi chiudevo in cucina e gli chiedevo di dargli un occhio e se mio marito aveva da fare, me lo “lanciava” e ci stavo io. Questa modalità di approccio nei confronti di nostro figlio l'abbiamo sempre avuta. E' stato un bimbo difficile, che ci ha portato a dividerci il tempo, per aver modo di riposarci, staccare o semplicemente docciarci.
Ci siamo brutalmente accorti che nostro figlio ha fatto tanti miglioramenti, è cresciuto, è cambiato tanto in questi tre anni.... noi, invece no! E' stato duro ammettercelo perchè pensavamo di aver fatto crescere il nostro essere genitori. Le cose andavano meglio, stare con l'unno non era più faticoso (anzi piuttosto divertente), e il cucciolo era sempre più tranquillo; ovviamente fino a sabato, abbiamo pensato che fosse merito nostro.
E invece no! E ancora no! E' solo lui che è cambiato, mentre noi no!
RiflessioneLa nostra riflessione, e di conseguenza anche la convinzione di voler cambiare atteggiamento, è stata proprio di essere arrivati a capire che fino ad oggi, anche non volendo, noi abbiamo continuato a gestire l'unno, ma non a strutturarci una vita insieme.
Mi sono resa conto che è davvero sottilissima la differenza tra gestire e vivere come una famiglia.Questa riflessione mi ha portato anche a compararmi, come genitore, ad altri che conosco. Ho notato che spesso viene attuata una gestione dei figli, mentre la vita di famiglia non è poi così facile da trovare. La gestione, almeno secondo me, è quella di accudimento e di compito, che viene svolto sia perchè non c'è nessun altro che lo fa, sia perchè può essere di sollievo per l'altro genitore.Vivere come una famiglia è semplicemente vivere con naturalezza ogni evento, senza sentire l'esigenza di torgliere di torno il bambino per staccare; si può staccare anche con lui, perchè basta indirizzarlo ed educarlo oppure si può riposare mentre lui gioca, senza che ci sia bisogno che qualcuno lo "sollazzi" mentre si dorme.
Spunto di discussioneCon questo post mi piacerebbe che voi, mamme come me, provaste ad analizzare con una sincerità interiore, il vostro modo di relazionarvi ai vostri figli.Se avete la fortuna di essere riuscite a relazionarvi immediatamente, o precocemente, come una famiglia, sarebbe bello conoscere il modo con cui lo avete fatto. Personalmente posso dire di essere una famiglia da ieri :-)
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