Essere o credere di essere?

Creato il 11 luglio 2014 da Albix

Un giorno un mio collega, una persona intelligente che professa liberamente il suo ateismo, mi disse che secondo lui la confessione dei cattolici (da lui ovviamente non praticata) è assimilabile in qualche misura alle sedute psicoanalitiche. Anziché stenderti sul lettino con lo psicoanalista al tuo fianco, ti inginocchi e vuoti il sacco con chi sta dall’altra parte del confessionale. Si faccia attenzione al fatto che non ci si accosta al confessionale solo per confessare i propri peccati (o le proprie debolezze, come direbbe il mio amico) ma anche per sfogarsi contro le ingiustizie del mondo (che Gesù ha patito in massima misura), quando si è subito un torto che fa sanguinare il nostro cuore, oppure anche  per chiedere un consiglio sui dubbi che affliggono l’anima.

Io non saprei dire sino a che punto il mio collega abbia visto giusto; certo è che quando ci si alza, dopo il perdono impartito dal confessore, ci si sente più leggeri e  più sereni.

Non so se operino gli stessi meccanismi biologici e psicologici ai quali sicuramente si riferiva il mio amico nell’operare il parallelismo tra confessione e psicoanalisi, terreno, d’altronde, già scientificamente esplorato da Jung; e non so neppure se nella confessione davvero operino delle forze di carattere straordinario. Come cristiano credo nello Spirito Santo e quindi ognuno tragga le proprie conclusioni. La verità è che non siamo fatti di sola carne (per dirla con San Paolo), ma siamo spirito e materia. Ecco perché ho smesso di credermi ateo.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :