Presumibilmente noi siamo qui, e sarebbe un bel guaio non esserci. Ci siamo, non ci siamo, esistiamo, non esistiamo, facciamo, non facciamo, e tutta la retorica che segue.
Segue che – certe volte! – è meglio non seguire. Inseguire ci sta, ma seguire è una pessima idea. E c’è differenza tra seguire e inseguire. Il primo è sinonimo di fotocopia (nel senso più specifico del termine), inseguire è il contrario di star fermi. Bisogna muoversi, camminare, mobilitarsi verso diverse versioni delle proprie visioni della vita.
Finché c’è vita c’è speranza. Anche se la speranza fa sempre la bastarda della situazione: prima muore poi non muore o muore per ultima. E ti frega! È evidente che ti frega. Te lo dice pure: quando smetti di sperare inizi un po’ a morire; la speranza è l’ultima a morire; e chi non muore si rivede!
Prova a morire per finta (come fece Romeo nel vedere Giulietta morta per finta, la quale si uccise per davvero. Quella sì che fu una fregatura!) e vedrai che la speranza è lì, nascosta dietro il primo angolo e aspetta che tu ti arrenda. Vatti a fidare dell’angolo, poi!
Altra fregatura. L’angolo l’ha inventato l’uomo, precisamente i matematici che poi l’hanno tramandato a progettisti, scultori e architetti. Soltanto un illusionista nel deserto crederebbe che tutte quelle cose che desideri stanno dietro l’angolo.
Ma presumibilmente ci siamo, carne ed ossa, e ci siamo.
È emozionante esserci:
Al concerto di pincopallino? Io c’èro.
Al mio primo compleanno? Io c’èro (grazie a…Dio!).
Al tuo matrimonio? Io c’èro.
Al ristorante di sua zia? Io c’èro.
A Natale? Io c’èro.
E se non sono venuta è perché non potevo, ma il più delle volte io c’èro.
Ma chi se ne frega sapere se c’èri o non c’èri? Saremmo andati avanti lo stesso.
Tutto questo esserci, è soffocante.
Ma l’idea dell’esserci ci piace a tal punto da stravolgerne il concetto. Ingigantiamo tutto e – addirittura – ingigantiamo noi stessi e le nostre idee. Ce le mettiamo addosso. Qui, in faccia e con orgoglio.
L’orgoglio poi. Cos’è l’orgoglio? O tutte quelle domande, rami di un solo albero, di una sola risposta.
La paura, la violenza, l’aggressività e l’orgoglio.
Cos’è la paura? …mancanza di coraggio.
Cos’è la violenza? …mancanza di sensibilità.
Cos’è l’aggressività? …mancanza di limiti.
Cos’è l’oroglio? …mancanza di coraggio, e si torna sempre lì.
Una continua mancanza. Ma perché deve per forza mancare qualcosa? E ci si deve illudere che esiste davvero qualcos’altro da cercare, e ottenere.
E la mancanza. Cos’è la mancanza? Mancanza di mancanza? Non è possibile!
Manchiamo sempre. Ci manchiamo tra di noi quando in realtà, quello che ci manca di più siamo noi stessi, la nostra vita e quello che stiamo cercando di dire, scrivere, proclamare, eccetera eccetera.
Proviamo a non mancare più… almeno a noi stessi!