Sciogliamo l’amletico dubbio sull’ausiliare dei verbi servili
Essere o avere, questo è il dilemma
Uno degli errori più comuni commessi, sia nella lingua italiana parlata, sia in quella scritta, è legato all’utilizzo dei verbi ausiliari essere ed avere nei tempi composti in associazione con i cosiddetti verbi servili (potere, volere, dovere). Si crede generalmente che sia necessario utilizzare l’ausiliare che il verbo servile richiede quando viene usato da verbo principale (“ho potuto” sembra suggerire l’uso di “ho potuto andare”, il che è invece sbagliato).
La regola è in effetti piuttosto complessa da codificare e spesso la pratica si impone sulla grammatica. Tuttavia è utile conoscere la regola stessa in modo da evitare per quanto possibile errori che possono risultare anche gravi in contesti ufficiali.
Verbi transitivi
- Quando il verbo che si accompagna al verbo servile è transitivo e viene usato senza pronomi (esempio: “io ho amato”) allora l’ausiliare è avere (esempio: “ho potuto amare”, “ho voluto amare”).
- Quando il verbo che si accompagna al verbo servile è transitivo e viene usato con un pronome (esempio: “non ci siamo amati”), allora l’ausiliare è essere (esempio: “non ci siamo voluti amare”).
Verbi intransitivi
- Quando il verbo è intransitivo ed è usato senza pronomi (esempio: “io sono andato”, “io ho parlato”), l’ausiliare richiesto è quello del verbo principale (esempio: “sono potuto andare”, “ho potuto parlare”). È proprio in questo caso che la pratica ha reso flessibile la regola, tanto che forme tipo “ho potuto andare”, seppur (e ribadiamo) grammaticalmente errate, sono comunemente accettate nella lingua parlata e l’errore quasi non viene più rilevato in contesti informali.
- Quando il verbo è intransitivo ed è usato con un pronome (esempio: “ci sono entrato”), la regola dice che l’ausiliare è essere se il pronome precede il verbo (esempio: “ci sono potuto entrare”), ma che può essere anche utilizzato il verbo avere nel caso il pronome sia postposto al verbo (esempio: “sono potuto entrarci”, “ho potuto entrarci”).
Verbi riflessivi
- Per i verbi riflessivi come “amarsi”, il verbo ausiliario è sempre essere nel caso il pronome preceda il verbo (esempio: “ci siamo potuti amare”), è sempre avere nel caso il pronome segua il verbo (esempio: “abbiamo potuto amarci”).
Verbo essere
- Per il verbo essere l’ausiliare da usare con i verbi servili (e questa può essere una sorpresa) è sempre avere: “ho potuto essere” (e non “sono potuto essere”).
Come si vede l’ausiliare naturale del verbo servile non gioca nessun ruolo nella determinazione dell’ausiliare del gruppo costituito dal verbo principale e dal verbo servile. Come regola orientativa si può pertanto dire (con le eccezioni come visto dei verbi pronominali): l’ausiliare è quello del verbo principale e non quello del verbo servile.