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Essere orfani di guerra in Ucraina dell’Est. Le testimonianze del dolore innocente

Creato il 19 ottobre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

DI ALEKSANDR MYKHAJLENKO per Retrò Online Magazine – Tradotto da ADRIANA BIANCO e OLGA MAGALETSKA

Aleksandr Mykhajlenko (Donetsk, 1978), dottore magistrale (1999-2005) in Filologia russa presso l’Università Nazionale di Donetsk. Dal 2015 è giornalista presso la «Gazeta» di Kiev.

Donetsk, agosto 2015. Sto parlando con Tetiana Nosach, il capo di un’organizzazione pubblica non governativa chiamata “Mother and child center”.

“La nostra è una vecchia organizzazione, continuiamo a lavorare con i documenti ucraini e non cooperiamo con la DPR. Ecco perché abbiamo paura che le autorità della cosiddetta Repubblica possano espropriarci dell’edificio in cui si trova il nostro centro, come hanno già fatto con altre organizzazioni. Abbiamo paura perché nel nostro centro ci sono madri con bambini piccoli che non hanno un posto dove andare o che hanno bisogno di aiuto. Recentemente, per esempio, una neo-madre stava per essere dimessa dal reparto di maternità di uno degli ospedali della città nonostante avesse bisogno di ulteriori cure,e per questo ci hanno chiesto di portarla al nostro centro.”

Uno dei problemi principali è che ora i bambini nati nella DPR e LPR non riescono ad ottenere documenti ufficiali.

“Fino a poco fa, i certificati di nascita a Donetsk venivano registrati usando documenti e timbri ucraini, – ci spiega Tetiana Nosach. – Eppure oggi sono piú riconosciuti e quindi non sono piú validi. I certificati di nascita non possono essere emessi in territori che sono sotto il controllo di Kiev. Al Ministero delle politiche sociali abbiamo sollevato domande come “Che cosa dovrebbero fare le persone che hanno dato alla luce un bambino qui? Come possono ottenere documenti legali? “Si è scoperto che dovrebbero recarsi nel territorio sotto controllo di Kiev con un certificato medico di nascita e registrarli lì. Eppure, in seguito ad un ordine delle nuove autorità, tutti gli ospedali si sono ri-registrati e ora tutti i certificati medici recano timbri della DPR. Anche se è possibile corrompere un medico e fargli mettere un timbro ucraino sul certificato, usano quelli che gli ospedali usavano prima della guerra.”

Inoltre, è i territori controllati da Kiev sono davvero difficili da raggiungere. Prima della guerra ci volevano 2 ore di macchina per arrivare da Donetsk a Mariupol (la più grande città vicina nei pressi di Donetsk, sotto il controllo di Kiev). Ora ci si può impiegare tutto il giorno, e si dove aspettare a lungo per la verifica dei documenti sotto il sole cocente. Eppure nessuno garantisce l’assistenza medica in caso un bambino si senta male. A causa di queste difficoltà molte persone hanno deciso di stare con i loro figli nel territorio della DPR, anche se c’è il rischio di essere feriti o addirittura uccisi sotto i colpi d’artiglieria.

Tetiana Nosach prosegue: In un campo estivo giovanile abbiamo organizzato delle lezioni per i bambini con uno psicologo. Il gruppo era formato da bambini tra gli 8 e 9 anni di età. Uno dei compiti era quello di fare un disegno. C’erano tre bambini, che sedevano uno di fianco all’altro e disegnavano se stessi. Quello che ha finito di disegnare per primo aveva ritratto la sua casa, se stesso, la sorella e i genitori e in fondo al disegno ha scritto “Voglio la pace.” I ragazzi accanto a lui invece avevano disegnato immagini di armi e carri armati. Il primo è rimasto a guardare i loro disegni per un minuto e poi ha iniziato a colpire il suo foglio con la matita e continuava a dire “E qui giù i proiettili! Mitragliatrici! Lanciarazzi! “Ha rovinato la sua immagine. Questa storia è un chiaro esempio di ciò che accade nella psiche infantile quando si trova in una zona di conflitto militare attivo “.

“Ogni mese vado nel territorio sotto il controllo di Kiev, – continua Tetiana Nosach – E ogni volta che torno a Donetsk, compro un sacco di medicine e non solo per le mamme con i bambini che vivono nel nostro centro. In uno degli ospedali di maternità di Donetsk c’è un reparto per i bambini nati prematuri che ha un disperato bisogno medicinali. Se questi bambini prematuri non subiscono un trattamento in tempo, possono diventare invalidi. Tuttavia il farmaco necessario è molto costoso. Una settimana di trattamento può costare qualche migliaia di UAH per un neonato – da prezzi prima della guerra. Abbiamo raccolto denaro dai social network, e poi ho comprato le medicine nel territorio controllato da Kyiv e le ho portate con dei grandi sacchetti in autobus, ma ora le autorità di Kiev limitano l’importazione di farmaci. Questo luglio abbiamo caricato un’auto con dei farmaci e abbiamo deciso di passare attraverso la Russia, anche se ci vuole molto più tempo. Inoltre, un cittadino ucraino che entra Donetsk o Luhansk attraverso la Russia viola il confine di Stato. Nonostante questo non abbiamo altra scelta in quanto è l’unico modo per portare qui la medicina”.

© Podvalov - Centro di Donestk

© Podvalov – Centro di Donestk

Yevhen Shybalov, volontario: “Siamo in una condizione molto difficile qui con le medicine. Sono troppo costose e non se ne trovano molte nelle farmacie: molto spesso non ci sono cose basiche come le siringhe. Noi cerchiamo di portare tutto il possibile dai territori controllati da Kiev, ma non è così semplice. Le autorità di Kiev hanno vietato ufficialmente il trasporto di grandi carichi di medicinali. Recentemente ho trasportato in auto delle medicine speciali per i prematuri da Mariupol. Le ho nascoste sotto le patate sporche, in modo che i soldati non avessero voglia di frugare nel baule.

La nostra organizzazione di volontariato ha collaborato anche con un ospedale psichiatrico, situato non lontano dalla zona attiva dei combattimenti. Il protocollo di sicurezza delle missioni internazionali non permette al loro personale di andare in quella zona: per questo ” Médecins Sans Frontières ” fornisce i medicinali all’istituto attraverso di noi. Nel novembre 2014 il governo ucraino ha ordinato di evacuare l’istituto. Il primario ha inviato una richiesta al Ministero della sanità per chiedere cosa fare con i pazienti. Sono socialmente non adattabili e non possono essere lasciati incustoditi. Eppure non c’è stata alcuna risposta dal Ministeroe ogni medico ha dovuto fare una scelta. E ‘possibile lasciare un paziente? Molti medici rimasti, e alcuni di coloro che hanno lasciato, sono tornati dopo. La situazione è simile con le scuole, orfanotrofi e altre istituzioni. “

Pochi mesi fa ha riaperto un orfanotrofio nella zona di Kyibushiv – una delle aree piú colpite dal conflitto. Mi avvicino alla porta, chiedendomi se dovrei dire di essere un giornalista di Kiev. E ‘vietato ai giornalisti ucraini lavorare sul territorio della DPR e ci sono stati casi in cui quelli scoperti sono stati presi in ostaggio. Una donna bionda e maestosa, oltre i 60 con gli occhiali è uscita dall’elegante casa a tre piani. É Raisa Andriivna, preside dell’ orfanotrofio:

- Chi stai cercando? – Mi chiede con sospetto.
– Scusi, non volevo farle paura, – le dico. – Sono un cittadino di Donetsk , ecco il mio passaporto. Dei volontari russi mi hanno chiesto di scoprire di che cosa ha bisogno il suo orfanotrofio.
– Non ho intenzione di andare alla dogana di nuovo! – Dice ad alta voce con indignazione. – L’ultima volta che ho dovuto andare lì da sola a prendere la merce dai volontari, le guardie di frontiera russe mi hanno preso tutto. Ho discusso con loro per spiegargli che la merce in questione era per gli orfanotrofi. Non ho intenzione di umiliarmi così!
– Non si ottiene nulla dall’Ucraina?
– No, “la Repubblica” ci paga lo stipendio. Ora è normale, anche se ci sono ancora arretrati per l’anno scorso.
– Di che cosa ha più bisogno?
– Lampadine. E anche bende e latte. Quando faceva freddo, ottenevamo il latte da San Pietroburgo. Ora che fa caldo non possono portarlo fresco nemmeno da Rostov-sul-Don. (La distanza tra Rostov a Donetsk è dieci volte più corta rispetto da Saint-Petersburg).

C’è una scuola a Leninsk, una zona della città di Donetsk, il cui tetto è stato colpito da un proiettile lo scorso anno. La Redazione italiana mi ha chiesto di scattare alcune foto della distruzione della città. C’è una gru vicino alla scuola, una pila di mattoni rotti sul terreno. Il tetto è già coperto, la maggior parte delle finestre sono nuove e sono di plastica. Nonostante questo peró vedo ancora tre buchi al piano superiore con segni neri di fuoco ai bordi. Mentre scatto le foto vedo con la coda dell’occhio una donna di 40 anni che indossa una tuta da lavoro, lei mi guarda e poi si avvicina. Esito per un secondo e poi mi incammino verso di lei.

- È per la macchina fotografica? – le chiedo.
– Sì. – Pausa. Mi squadra da cima a fondo. – Chi sei e perché stai scattando delle foto?
– Sono un cittadino di Donetsk, ma dell’altra zona. Ecco il mio passaporto. – Glielo do; lei lo prende e legge quasi ogni pagina. Poi guarda la foto, guarda me, e di nuovo la foto. – Voglio portare le prove ai miei amici che la scuola é stata ricostruita. – le spiego. – Fai bene a controllarmi i documenti. – Cerco di far sembrare le mie parole il piú rassicuranti e accomodanti possibili. – Non si puó mai sapere. Se fossi in te, farei la stessa cosa. – Poi mi dà il mio passaporto.
– Il nostro governo controlla molto rigorosamente. – Lei mi lancia un altro sguardo diffidente e io mi allontano.

Cammino un centinaio di metri e quando raggiungo la curva vedo che lei è ancora lì che mi guardava. Tra i sostenitori della cosiddetta DPR esiste una diffusa paura delle spie ucraine, si crede che scattino foto di obiettivi civili per l’esercito ucraino per individuarle e colpirle con l’artiglieria.

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