Sono queste le prime parole di Una passeggiata nei boschi di Bill Bryson, autore con cui mi sento sempre in ottima sintonia e libro che, mi succede raramente, a distanza di diversi anni mi sono ritrovato a rileggere, per cercare conferma del buon ricordo e soprattutto per andare sul sicuro rispetto alla mia fame di pagine che rappresentino un elogio del camminare.
Il vero protagonista è quello che si annuncia fin da queste righe: l'immenso sentiero che attraversa da nord a sud tutti gli States, scendendo e risalendo le infinite cime degli Appalachi, oltre 3.400 chilometri in gran parte immersi nella wilderness americana, un percorso di incredibile suggestione per il quale pare ci vogliano cinque mesi e cinque milioni di passi, non propriamente una passeggiata con lo zainetto per la merenda.
Poi c'è lui, Bill, uno non molto diverso da me, capace di incantarsi alle meraviglie della natura come di infliggersi notti insonni per i rumori del bosco, perennemente in bilico tra estasi e paura. E c'è Katz (nomen omen...), il compagno di viaggio, ancora più improbabile, uno per cui il cammino sembra sia solo un intermezzo tra un'area di sosta e l'altra, un'attesa prima di ingurgitare merendine e bibite gassate. Eppure capace di qualche lampo di stravagante saggezza.
Fatica, bellezza, buon umore. E chissà, magari anche la possibilità di un nuovo senso da dare ai nostri giorni. Tutto questo, in una passeggiata nei boschi.