estate, tempo di vacanze e di viaggi: ecco una piccola selezione di notevoli memorie di libri sul tema

Creato il 16 luglio 2010 da Atlantidelibri

estate, tempo di vacanze e di viaggi: ecco una piccola selezione di notevoli memorie di libri sul tema.

Bertone, Racconti di vento e di mare, Einaudi
Affrontare il mare aperto è da sempre l’avventura delle avventure, la sfida da cui originano le più incredibili scoperte, la metafora stessa della vita. Per questo i più grandi scrittori si sono cosi spesso misurati con gli abissi. Di questa sterminata letteratura si raccoglie qui un “gruzzolo” di racconti che cresce via via per accavallamenti, incroci, contrapposizioni, accordi e somiglianze lontane. Si disegna cosi una rotta precisa e appassionante, che salpa da un punto sicuro della mappa per giungere, in quattordici tappe, all’approdo finale. Un lungo viaggio, sospinti dall’inesorabile capriccio del vento. Dal dolore struggente della “vedova ciola” narrato da Melville alle sorprendenti “istruzioni per l’uso del surf” impartite da London; dal racconto-cortometraggio di Roald Dahl su un assurdo tuffo in mare – da cui Hitchcock trasse un episodio televisivo – alla cruda storia dei fratelli Javel e dei loro averi, magistralmente riportata da Maupassant. Fino al resoconto di Moitessier, il più visionario navigatore a vela del dopoguerra, vero cavaliere errante moderno. Ma il mare è anche una categoria del “vedere”, dell’immaginare, come nei racconti di Pavese e Montale, in cui si narra l’esclusione o l’inettitudine alla pratica marinara. E cosi il mare di Pessoa, visto da un lido di vacanza, porgerà la promessa di una dolce regressione ai primordi degli elementi, alla libertà originaria, alla calma nostalgia della contemplazione.

Theodore Monod, In pieno Deserto, Bollati Boringhieri
È l’autunno del 1923, e una carovana sta per lasciare le coste della Mauritania diretta in Senegal. Ottocento chilometri, solo dune, lentezza, fatica e silenzio. Alla gente del deserto si aggrega un giovanissimo francese: l’attrattiva di quell’ignoto favoloso è troppo magnetica per un naturalista che è rimasto fermo dei mesi a studiare la fauna marina. Non sarà soltanto una traversata. Lì, tra l’incedere dondolante dei cammelli e i rituali antichi di un modo di vivere che non conosce l’agio, si compie un’iniziazione, anzi viene celebrato uno sposalizio destinato a durare. La lunga esistenza di Théodore Monod si svolgerà infatti sotto il segno del deserto. L’uomo di scienza ormai affermato non smetterà di fare ritorno all’incanto dei paesaggi che gli si sono dispiegati davanti quando si è affacciato all’età adulta. Pubblica solo a novantatrè anni il diario ritrovato di quel primo, trepidante incontro, scritto in terza persona come “Massenzio”. Un nome da legionario per chi si avventura nell’immensità: “L’Africa non vuole per amanti gente schizzinosa e svenevole: ci vogliono il disprezzo dei beni terreni e l’amore della vita primitiva e un forte disgusto per tutto quanto c’è di artificiale in una civiltà troppo complicata”.

Senesi Marina, Un argonauto contromano. Da Milano a Senigallia pedalando sulle vie d’acqua, Il sole
“Mi preparo per più di due mesi e il giorno 11 maggio 2009 dall’ultima darsena del Naviglio di Milano salpo alla volta di Senigallia. Via: Naviglio Pavese, Ticino, Po, Po di Goro, Mare Adriatico. 400 km di fiume e 160 di mare, in 28 giorni di viaggio. In fondo non faccio altro che andare in tendenza, secondo i più moderni dettami: locai, slow lite, reinvenzione, flessibilità, sostenibilità ambientale. In una parola sola: pedalò! E intanto provo a raccontare il Po come l’ho visto…” Perché Milano-Senigallia? Perché a Senigallia viene organizzato il CateRaduno: una kermesse annuale imperdibile per migliaia di ascoltatori della trasmissione cult “Caterpillar” di RaiRadio2. È prassi che un conduttore di Radio2 parta da Milano per raggiungere il CateRaduno con un mezzo inusuale, ecologico, spettacolare: a piedi, in bicicletta, in risciò… Nel 2009 tocca a Marina Senesi che decide di andare in pedalò attraverso il Po, i suoi affluenti e l’Adriatico. Per le vie d’acqua insomma. Prendere un pedalò sul Naviglio Ticinese a Milano e farsi un viaggetto, anzi un lungo viaggio senza andare troppo lontano, navigando lentamente sul Po, e senza sporcare, come ai tempi di Leonardo. Ma come non averci pensato prima?

Millington Synge, Vagabondo in Irlanda, Mattioli 1885
In questa sorta di diario di viaggio, inizialmente pubblicato su riviste periodiche e riunito in un unico tomo nel 1912, Synge descrive l’Irlanda rurale, quella dei “tinkers” (i famosi “zingari” irlandesi), delle donne orgogliose della loro autonomia, dei lavoratori morti congelati nella torba, dei molti artisti senza tetto che si danno a una vita nomade. Un tentativo di raccontale il paese attraverso i suoi miti ma anche i suoi pregiudizi e tutta la sua fantasiosa libertà. “Vagabondo in Irlanda” ci svela un Synge degno erede della tradizione di un Thoreau e precursore dei viaggi “on the road” di Kerouac.

Jezernik Bozidar, Europa Selvaggia, Edt
Terra di sconcertanti stravaganze e di efferate crudeltà, regno di piaceri esotici fuori dalla storia e di un profondo fascino sensuale, i Balcani sono stati per secoli uno dei soggetti preferiti per le avventurose descrizioni dei viaggiatori europei. Si potrebbe dire che la vicinanza geografica di questa regione fosse proporzionale alla sensazione della sua distanza: i Balcani erano considerati “selvaggi e lontani come la Tartaria, l’Africa più tenebrosa o l’Asia più selvaggia”; persino i suoi confini erano tutt’altro che definiti, e variavano a seconda del periodo storico e della provenienza dell’osservatore. Alla base di questa straordinaria deformazione dello sguardo, come molti di questi scritti ci rivelano, si può riconoscere il fantasma della presenza dei turchi, giudicati sino alla fine del XIX secolo terribili e infedeli, aggettivi a lungo ritenuti sinonimi. In questo volume Bozidar Jezernik ha raccolto e confrontato migliaia di racconti e impressioni scritti da viaggiatori in gran parte europei che hanno attraversato i Balcani dalla metà del XV agli inizi del XX secolo, senza trascurare autori russi, turchi o della ex Jugoslavia.

Roland Barthes, I carnet del viaggio in Cina, O barra O
Nell’aprile del 1974 Roland Barthes accetta l’invito delle autorità cinesi e parte per la Cina in compagnia di Philippe Sollers, Julia Kristeva, Marcelin Pleynet e del filosofo Francois Wahl. I suoi carnet, finora inediti, offrono una visione disincantata di questo viaggio istituzionale. La delegazione soggiace a un programma serrato di visite ufficiali attraverso fabbriche, scuole, ospedali, coltivazioni agricole, quartieri cittadini, mentre i delegati locali sfoderano informazioni e cifre sui successi della Cina maoista. Barthes diviene ben presto insofferente all’ossessiva ideologia. La sua attenzione si rivolge altrove, alle persone, ai gesti quotidiani, al gusto dei piatti, all’erotismo dei ragazzi cinesi, ai colori del paesaggio e, soprattutto, agli imprevisti, agli incidenti di percorso che sfuggono alla censura e dissolvono ogni artificio. Annotazioni, impressioni, osservazioni ironiche: i carnet riflettono di continuo la volontà di non lasciarsi intrappolare dai meccanismi della retorica e dagli stereotipi. Una visione personale della realtà cinese che si va formando lungo le tappe del suo viaggio.

Enrico Brizzi- Fini Marcello, I diari della Via Francigena, Ediciclo
Fedeli all’idea che “una strada non domanda altro che essere percorsa” e che lo strumento privilegiato di conoscenza sia l’esperienza diretta dell’andare, Enrico Brizzi e Marcello Fini partono, nell’estate 2006, per percorrere la Via Francigena tra Canterbury e Roma, 1600 chilometri e 33 città sulle orme di Sigerico, l’arcivescovo di Canterbury che per primo tracciò l’itinerario nel 990 d.C. Affrontano, mossi dalla sola forza dei loro piedi, il più importante asse viario dell’Europa medioevale. Camminano sulle orme di viandanti e pellegrini, riflettono on the road sul significato della vita e su quale eredità ci abbia lasciato quell’Europa di mille anni fa, per la prima volta unita nel nome della religione e delle radici culturali. Si chiedono che senso abbia camminare nel XXI secolo sulle tracce di un oscuro vescovo britannico, di masnade armate, di mercanti e falsi bordones mescolati agli autentici uomini di fede diretti verso il sepolcro di Pietro. Sono pronti a raccogliere le parole e le immagini che la strada saprà offrirgli. Al racconto di viaggio è abbinato un ricco inserto fotografico, mappe e un’approfondita guida con tutte le indicazioni per ripetere l’impresa tappa per tappa.


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