L'amico Giovanni Corrieri alle 9,00 era già in villa.
A poco a poco sono arrivati anche i fotografi che avevano dato l'adesione alla passeggiata nei dintorni di Bucciano, per raccogliere, nelle immagini, i luoghi e le sensazioni generate da come Giovanni ci avrebbe raccontato quei luoghi stessi.
Partenza alle ore 10,30, partecipanti 5, più Giovanni ed un accompagnatore.
Si scruta l'orizzonte. Davanti a noi, al centro, la chiesa di Agliati. A sinistra Palaia e a destra Usigliano.
Prima tappa alla fonte, con lavatoio. Giovanni ci racconta la storia di Isolina. Siamo ai tempi della Grande Guerra. Isolina si promette ad un ragazzo di Bucciano, quando egli parte per il fronte. Al suo ritorno, chiede ad Isolina di sposarlo. Ma lei gli dice che nel frattempo si era innamorata di un altro ragazzo del paese. L'uomo non la prese bene. Con il fucile in braccio andò a cercare il rivale, e, trovandolo proprio vicino alla fonte, gli sparò e lasciò per sempre Bucciano, riuscendo ad evitare così anche la legge. Isolina si trovò, qualche anno dopo, l'uomo della sua vita.
Proseguiamo, la nostra meta è la villa-fattoria della Casaccia.
Lungo la strada incontriamo, sulla pendice della collina, in posizione molto prossima alla sua sommità, un pozzo, pieno d'acqua.
Quindi arriviamo ad una colonica, vuota, abbandonata, subito dopo i primi lavori di recupero.
Siamo lungo una strada "importante", ci dice Giovanni, uno dei tanti diverticoli della "Francigena". La strada percorsa dai pellegrini nel medioevo, che dalla Francia ed il nord Europa, scendevano a Roma, non aveva un unico, fisso e definito tracciato. Lungo un asse principale, di diramavano e si intersecavano una copiosa rete di strade parallele o alternative, lungo le quali, comunque, i pellegrini potevano trovare ospitalità. E spesso venivano preferite alla via principale, perché meno affollate, permettendo più facilità di trovare alloggi e vitto, ma anche risultando più sicure, perché meno battute anche dai malfattori e dai banditi.
Lungo la strada: fossili, ossa ed altre presenze.
Il panorama si apre verso la valle della Chiecina. —Questo era un mondo. Tutto iniziava e finiva qui.—, ci racconta Giovanni, condendo il tutto di aneddoti e nomi. Soprattutto nomi di luoghi.
Passiamo vicini al luogo dove era edificata la Chiesa di Santa Barbara, antica pieve e podesteria lungo questo diverticolo della Francigena, ma di cui oggi non restano che frammenti di mattoni sparsi sul terreno. Non ci passiamo, ma ci dirigiamo subito verso il podere di Savigliano.
Il podere di Savigliano era sorto attorno ad una casa torre dell'XI secolo, appartenente al sistema di avvistamento e difesa del Castello di Bucciano.
Da Savigliano diamo un occhio alla pista del motocross, da cui sale il rumore delle moto.
E' quasi mezzogiorno, o torniamo indietro adesso, a piedi, oppure, se vogliamo arrivare fino alla Casaccia, ci dobbiamo far venire a prendere, se vogliamo pranzare ad un'ora decente. Per fortuna possiamo possiamo contare sulla seconda opzione, quindi proseguiamo.
Giovanni ci racconta la storia di MantoNero, cavaliere medioevale di questi luoghi. Mi chiedo cosa sia più affascinante, la storia o la narrazione gesticolata di Giovanni.
La Villa della Casaccia è in ristrutturazione. Ci possiamo entrare anche dentro.
Vicino ad essa c'è una grotta, che ha le forme di una tomba etrusca.
Francesco ed Elisabetta vengono a prenderci alla Casaccia, in circa 2 ore abbiamo percorso circa 4 km.